di MOWA
“La CIA affermava di sostenere la libertà d’espressione. Naturalmente, non era vero – dice Jason Epstein. – Quando Dwing Macdonald scrisse il suo articolo per << Encounter >>, i direttori della rivista, comportandosi conformemente a quella che essi ritenevano la linea del Congresso, rifiutarono di pubblicarlo. Questo non è promuovere la libertà d’espressione. [La CIA] stava promuovendo una linea politica: era per questo che pagava ed era quello che si aspettava. La libertà d’espressione non ha nulla a che fare con tutto ciò.” (Stephen Spender a Michael Josselson – [del PWB], 10 luglio 1955 – CCF/CHI, da: Gli intellettuali e la CIA – La strategia della guerra fredda culturale – Stonor Saunders ed. Fazi)
Che, come sito, si stia indigesti a molti è cosa risaputa e l’avevamo messo in conto perché non abbiamo risparmiato nessuno di coloro che hanno danneggiato un futuro prosperoso per tutti quelli che lavorano onestamente del proprio e che non speculano sulla pelle degli altri. Sapevamo, quindi, prima di imbarcarci in questa avventura che il potere delle informazioni e della conseguente culturizzazione degli individui possa dar fastidio a quelli che, invece, fanno carte false (guarda un po’!) per non venire menzionati o, addirittura, ricordati da nessuna parte… internet compresa.
Infatti, immaginiamo quale sia stato il percorso di molti intrallazzatori nell’aver brigato per farsi fare una regola su misura come quella europea dell’oblio che, attenzione, non si limita (e si potrebbe capire) ai ladri di polli ma indistintamente serve a grandi truffatori. Quindi, se un farabutto mette in “ginocchio” e in crisi un paese per le sue nefandezze economico-politiche e viene, pure, condannato può chiedere tramite questa dissennata regola dell’oblio, di venire dimenticato da tutti. Viene messo in questa specie di cloud della memoria nel senso che ricordi benissimo che esiste ma non lo puoi citare perché ne ha chiesto la non menzione: ovvero, l’oblio.
Un cloud, della memoria che, in informatica, come sostiene Richard Stallman ingannevolmente serve a “far cadere gli utenti nel tranello dei software offerti come servizio, ma che spesso li privano del controllo delle loro attività informatiche”.
Si sa che la caratteristica principale di chi si è arricchito nel modo di cui sopra sia, contrariamente ai luoghi comuni e fatti circolare ad hoc per ottenere una sostenibile pro domo sua, in realtà, la notevole dose di stupidità. Una massiccia, in questo caso si può dire ricca, dose di stupidità perché non tengono conto che la matematica e la statistica non sono mai state favorevoli ai piccoli numeri. E la Storia è lì a testimoniarlo e a dar loro contro.
Per quanto tempo può pensare di averla vinta un ristretto numero di miliardari che si avvale, certo, di un nutrito numero di lacché, per tenere a bada le sorti delle contraddizioni che quotidianamente vivono 7 miliardi di persone?
Per quanto tempo potrebbe resistere questo ristretto numero di locuste miliardarie se queste 7 miliardi di laboriose formichine diventassero di botto consapevoli e chiedesero cose “tanto semplici” da far saltare l’impianto di accumulazione capitalistica perchè stanche di pagare il prezzo troppo alto sulla loro pelle e che si traduce, immancabilmente, in guerre, fame, morti, disperazione, depressione, malattie, proibizioni, razzismo, xenofobia, leggi ingiuste e ingiustificate? E, non sarebbe, sicuramente, il caos come ci vorrebbero far credere ma, probabilmente, un recupero della propria forza di oppressi, soggiogati da una miriade di truffaldine speculazioni (anche legislative) che indeboliscono la volontà e la consapevolezza della propria dimensione sociale di classe vincolante e determinante.
Immaginate, per un attimo, se si dovesse diffondere la voce che queste formichine vogliano dare un segnale forte alle miliardarie locuste che si nascondono dietro le multinazionali e chiedessero di non usare, ad es., per una settimana internet, giusto per assaggiare la propria forza.
Quanti Stati non usano la rete per far girare l’economia a modello capitalista?
Quante banche (che sono tutte private ed in mano – di proprietà – di quello sparuto numero di locuste) avrebbe il problema di connettersi con la propria clientela? E, se, poi, quelle formichine facessero richiesta di ritirare, in contemporanea, i loro risparmi scoprirebbero che le suddette banche sono proprio di quei filibustieri e non sono a protezione dei risparmiatori, di chi ha lavorato onestamente, ma di quelle locuste che li usano per ritorcere l’economia e finanza contro gli stessi che li hanno depositati.
Ricordate le locuste argentine che avevano messo in crisi il paese e i correntisti volevano recuperare i loro meritati risparmi? Oppure la Grecia di pochi anni fa. E, senza andar lontano, ricordate i casi del crac della Parmalat o di altri di banche che hanno lasciato in braghe di tela una miriade sterminata di risparmiatori?
Perché non dovremmo parlare e fare nome e cognomi di costoro che hanno messo in mutande intere popolazioni e generazioni?
Quell’oblio che continuano a chiedere questi “signori” che si avvalgono di loro pari a loro difesa potrebbe far nascere un movimento di contestazione, consapevole, di tante formichine rosse che contrasti queste regole anti-memoria della popolazione.
Cosa potrebbero fare i loro avvocati “manzoniani” di fronte ad un movimento diffuso ed organizzato di formichine rosse? Forse, potrebbe essere un buon motivo per queste formichine rosse, di rivedersi ed affrontare, in prima persona, tematiche culturali, sociali, economiche… e non lasciar sempre fare a quelli che sino ad ora ci hanno saputo regalare solo leggi che hanno saccheggiato le vite degli onesti anche nella memoria.
Immaginate, ora, se queste formichine, diventate consapevolmente rosse e organizzate, facessero tutto ciò… Altro che finti movimenti come i 5 stelle, altro che leghisti che sono sommersi – uno dietro l’altro – di vergognosi scandali, altro che fascisti in doppio petto che hanno devastato il paese (prima con il ventennio ed ora nella Repubblica post Liberazione e nata dalla Resistenza), altro che piddini che si avvalgono – oggi – della buona fede degli elettori di quello che era il P.C.I. (fino ad E. Berlinguer-A. Natta) e che era contro certe dinamiche politiche… a conferma di ciò basterebbe spulciare la documentazione o il giornale di quel partito. Ma, ahinoi!, l’oblio è intervenuto anche sulla testata de l’Unità dove è stato fatto sparire, in altro modo e più vile, un secolo di storia: “mancanza di fondi per il mantenimento degli archi informatizzati”.
Ma dove sono finiti i miliardi di soldi dei tesserati di quel partito che avrebbero potuto tenere in essere un patrimonio di memoria e Storia inestimabile?
Foto di copertina di: Parvana Praveen