di MOWA
“Che cosa ne sanno mister Plant e mister Andrews, che cosa ne sanno i signorini della City di quanto pesa la pietra che il pomeriggio lungo di chi è senza lavoro trascina?
Le leggi del mercato – dicono costoro – impongono di vendere di liquidare di smantellare.
Che cosa ne sanno mister Plant e mister Andrews, che cosa importa ai signorini della City del trascurabile dettaglio di diecimila operai che i loro diagrammi condannano all’interminabile ruota della fame?”
(“Il posto di lavoro non si tocca” Giulio Stocchi, il 4 dicembre del 1975, in piazza Duomo a Milano davanti a centomila persone)
Si sta avverando quello che sostenevamo ben dieci anni fa rispetto al gruppo Casaleggio, Beppe Grillo ed al MoVimento 5 Stelle ovverossia una ricollocazione (naturale) delle varie componenti ideologiche di quest’ultima realtà politica nel quadro generale istituzionale.
Infatti, è di queste ultime ore, l’accesa discussione su chi “comanda” se la formazione politica M5S o Casaleggio vista la dichiarazione ufficiale dei pentastellati:
«Il Blog delle Stelle è il canale ufficiale del M5s e Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel Movimento 5 Stelle. Il post pubblicato in data odierna sul Blog delle Stelle a firma Davide Casaleggio rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle. Il fatto che il Blog delle Stelle sia gestito dall’associazione Rousseau non autorizza il suo presidente a utilizzarla per veicolare suoi messaggi personali non condivisi con gli organi del M5s. Il M5s siamo noi, tutti, non è appannaggio di qualcuno in particolare».
Cosa che sembrerebbe normale ma normale non è perché subentrano altri fattori nella genesi stessa di come si è costituito il M5S.
Un pateracchio giuridico che mette in moto un fumus boni iuris (“fumo, cioè apparenza, di buon diritto”) tra la società Casaleggio e la formazione istituzionale parlamentare M5S dalla quale, però, si evincono alcune contraddizioni insite, appunto, nella genesi di questo movimento e che avevamo individuato da subito e che, poi, altri a seguito, hanno rilevato.
Un movimento che si è rivelato nel tempo un ricettacolo per luoghi comuni (come l’antiparlamentarismo, come d’altronde molto prima di loro nel 1922 – in piena crisi – gridavano “Abbasso il Parlamento”) e desideri massocapitalisti (portati avanti, anche, ad es., dalla P2), assolvendo la funzione catalizzatrice del disagio che il Paese stava (e sta) vivendo sul versante sociale ed economico.
Assolta quella funzione di catalizzatore della disperazione ed ingiustizie… sociali il M5S ha, infine, ben indirizzato altrove e a conservazione dello status quo anche se ben camuffato. Un orologio ben rodato negli anni da quegli stessi sistemi massocapitalistici che, ora, intravedendo l’esaurirsi della spinta entusiastica degli insoddisfatti verso il M5S deve trovare una nuova collocazione in risposta alle richieste.
Infatti, non vi è stata una sola promessa di carattere elettorale rilevante che sia stata mantenuta da costoro a partire (ad es.) dalla legge elettorale dove si sono destreggiati nel gettare fumo alla popolazione illudendola di desiderare il proporzionale puro, come stabilito dalla Corte costituzionale mentre, invece… hanno realizzato il piano del gelliano piduista riducendone la rappresentanza.
La teoria massocapitalista che la destra e la sinistra (alludendo, in realtà, ai comunisti) non esistono più è la contraddizione più stridente che si possa vedere nella prassi quotidiana che, invece, dimostra l’esatto contrario.
Viene dimostrato, soprattutto, nella prassi del M5S essere una delle variabili dei massocapitalisti; una variabile che ha saputo creare, ancora una volta, l’ennesimo soggetto nel loro caleidoscopio politico capace di disorientare la classe sociale più determinante degli equilibri del paese: il proletariato.
Non si può, infatti, dimenticare in questo mirabolante caleidoscopio politico dei massocapitalisti l’aver generato mostruosità come il keynesismo, il fabianesimo, la decrescita, ecc. con il solo fine di ritardare quel processo inarrestabile di verità e coscienza di classe che, pian piano, sta emergendo tra le persone perbene che hanno saputo tenere alle provocazioni anticostituzionali di questi parvenu a tutela di una democrazia progressiva prevista dalla Costituzione del 1948 – partecipata avendo come fine la distribuzione delle ricchezze prodotte dai lavoratori alla collettività.
Foto di copertina: Movidagrafica Barc