di MOWA
Strana storia quella del nostro paese, è stato capace di insediare ai più alti livelli delle istituzioni uomini politici che, dopo anni si è scoperto, lavoravano per altri Stati. Emblematico il caso di Benito Mussolini.
Sì, proprio lui! Il nazionalista, quello che ha imposto l’abolizione delle parole straniere, quello che, per soddisfare manie imperialiste, ci ha condotto a fare guerre di conquista.
Costui, sin dal 1917, mentre era dirigente del giornale interventista “Popolo d’Italia”, lavorava per il servizio segreto di sua maestà britannica l’ MI5, percependo, alla settimana, la bellezza di 100 sterline (equivalenti, oggigiorno, a circa 8500 euro). Tale collaborazione durò, almeno, un anno.
Per queste informazioni dobbiamo dire un grazie, grande quanto la nostra Repubblica, allo storico inglese Peter Martland che è riuscito a scoprire queste carte, nell’archivio personale (sic!) di sir Samuel Hoare che, nei primi anni del 1900, fu dirigente del servizio segreto britannico a Roma. In quei documenti figurano i nomi di altri 100 agenti che erano alle sue dipendenze in Italia.
Perchè tanto interesse per Benito Mussolini da parte degli inglesi?
Per ciò che fece, poi, con tanta maestria sugli organi d’informazione d’allora, indirizzare l’opinione pubblica a “sposare” la causa della guerra ed evitare così eventuali velleità pacifiste, magari supportate da qualche sciopero proclamato nelle fabbriche…
Resta curioso il fatto che molte personalità del nostro paese, che hanno lavorato per altri Stati, (e dunque spie), si siano sistemate.
Verrebbe da chiedersi se, per caso, il tradimento del proprio paese renda.
Stando alle conoscenze che si hanno oggi e grazie alle desecretazioni dei documenti ufficiali dei vari stati, si può dire, con assoluta certezza, che chi ha collaborato con gli Stati Uniti nella metà del secolo scorso è diventato addirittura Papa, come Giovanni Battista Montini (vedi: http://archiviostorico.corriere.it/1996/luglio/01/MONTINI_nostro_agente_Vaticano_co_0_9607013060.shtml). Forse, però, ciò ha potuto accadere perché aveva i genitori massoni… Questa cosa deve aver scatenato, in uno degli attuali inside della politica odierna del PDL, l’ex “compagno” Giuliano Ferrara, (vedi: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=7506) una sorta di gelosia che deve averlo spinto verso una “crisi d’identità politica” prima e “mistico/esistenziale antiabortista” poi! Al momento gli è rimasta solo la stazza fisica richiamata dal detto popolare: “Se da mangiare non vuoi farti mancar il prete devi andare a far!”
Vedremo come evolverà tale crisi, ricordando, però, a Ferrara di quando manifestò il 1° marzo ‘68 per Valle Giulia, insieme a Franco Piperno, Oreste Scalzone, Massimiliano Fuksas, Franco Russo e Paolo Liguori prendendosi l’invettiva pubblica di Pierpaolo Pasolini, che bollava lui e gli altri come figli di papà dicendo“Avete facce di figli di papà / vi odio come odio i vostri papà / Buona razza non mente / Avete lo stesso occhio cattivo / Siete pavidi, incerti, disperati / (benissimo!) ma sapete anche come essere / prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: / prerogative piccolo-borghesi, cari.” Con queste parole il poeta si schierava dalla parte dei poliziotti perché erano di vera estrazione proletaria.
Chissà se Giuliano covava già allora il germe collaborazionista con la CIA?
Poi, ahimè, ci sono anche quelli di serie “C”.
Quelli che non sanno che pesci prendere pur di racimolare qualche soldo e celebrità.
Quelli come il giornalista Renato Farina. Il link http://forum.telefonino.net/showthread.php?t=266077 ci regala questa bella descrizione: “Nome in codice: “Betulla”. Professione: spia al soldo degli americani contro l´Italia. Copertura: giornalista di un giornale di destra. Vizio: vantarsene anche. È tutta riassunta qui la professione di Renato Farina, ex vicedirettore di Libero e ora ex giornalista, sospeso prima dall´ordine dei giornalisti lombardo e ora radiato da quello nazionale, perché in relazione al caso Abu Omar, è venuto meno alla deontologia professionale. La decisione è stata presa «in accoglimento della richiesta avanzata dal Procuratore generale della Repubblica di Milano».
Dunque, la radiazione dall’albo dei giornalisti, era dovuta ed inevitabile.
Possiamo affermare che l’unica sofferenza di costui sia stata quella di vedersi affibbiato un nome poco da spy, poco macho e non da serie poliziesca, un nome semplice ed erboristico, Betulla… Ora, il tapino, è “costretto”, perché scaricato, a scrivere sui giornali sotto copertura (pardon, pseudonimo) o libri per riabilitarsi (Alias agente Betulla ed. Piemme).
La storia delle spie che s’insediano ai più alti livelli delle istituzioni ha, quindi, i suoi ritmi come il pendolo dell’orologio andando o, se volete, passando da destra a sinistra e da sinistra a destra, con tempi sempre uguali e ben scanditi…
…ed allora ci si chiede: “Come siamo messi oggi?”…ops, “Dove sono messi?”
da: http://iskra.myblog.it/archive/2010/09/20/dens-dŏlens-5.html