di MOWA
“Viva la fiducia fraterna e l’alleanza degli operai di tutte le nazioni nella lotta per l’abbattimento del capitale”
(Lenin, Opere scelte)
C’è un detto popolare che cita “Il buongiorno si vede dal mattino!” e in Italia il “buongiorno” parte male, anzi malissimo, per uno come Mario Draghi che dovrebbe rappresentare il Paese in tutte le sue forme e formalità visto che alla cerimonia di insediamento come Presidente del Consiglio è stato ripreso dall’ufficiale addetto al protocollo che gli ha ricordato il saluto alla bandiera.
Un neo eletto Presidente del Consiglio dei ministri che non conosce quali siano i cerimoniali d’insediamento? Ci si chiede, allora, dove viva o dove abbia vissuto sino ad ora.
Non è immaginabile che un esponente di spicco, tanto decantato dal mainstream come intelligencija, non sappia che ci siano delle prassi formali (da 76 anni a questa parte) da seguire e che il saluto alla bandiera rientri fra queste. Tutto ciò non è, per nulla, perdonabile.
Una bandiera, si badi bene, che ha rappresentato (volente o nolente), in questi ultimi 76 anni, e rappresenta tutt’ora, la Repubblica democratica nata dalla Resistenza al nazifascismo e che nessuno può arroccarsi il diritto di offendere e, tantomeno, non onororare nelle cerimonie ufficiali, in particolar modo, non è una prerogativa di alcuno avere il primato del non riconoscimento della bandiera ufficiale del proprio Paese, simbolo che rappresenta – per l’Italia in questo caso – la sua Storia e la “recente” conquista democratica. E vale ancor di più in questi anni post-resistenziali in cui alcuni vorrebbero trovare significati ante e intra fascisti.
La Storia può, anche, modificare il senso e il riconoscimento del simbolismo, basta esserne consapevoli.
Ogni Paese ha la sua bandiera e la sua storia ad esempio Francia, Germania, ecc. appartengono all’Europa con percorsi post-bellici distanti tra loro, ma non per questo si devono offendere perché diversi, li si può e deve criticare per le politiche sbagliate e/o imperialiste portate avanti da un’aristocrazia politica e sociale ma non certamente per i sacrifici delle popolazioni che hanno tutto in comune tra loro. Non bisogna confondere le pene che subiscono gli oppressi ed i vantaggi che godono gli oppressori. Quindi, sarebbe sbagliato rifugiarsi in retoriche reazionarie nazionalistiche quando i problemi di convivenza pacifica sono molto comuni tra i popoli di ogni Stato.
I nazionalismi sono serviti, in egual misura, nel passato, a far fare le guerre tra i poveri ingannati da un mainstream fortemente interessato a conservare il “privilegio” di lacché al servizio dei potenti mentre si mandavano i figli dei proletari a morire in guerra e le casse dell’élite massocapitaliste si riempivano d’oro.
Un ritornello quello della categorizzazione del genere umano sempre servita ai massocapitalisti per dividere il popolo e ripresa anche da Lenin nelle Opere scelte parlando dell’uso strumentale dell’antisemitismo:
«Si chiama antisemitismo la diffusione dell’odio contro gli ebrei. Quando la maledetta monarchia zarista viveva i suoi ultimi giorni, essa cercava di aizzare contro gli ebrei gli operai e i contadini ignoranti. La polizia zarista, alleata ai grandi proprietari fondiari e ai capitalisti, organizzava pogrom antiebraici. I grandi proprietari fondiari e i capitalisti cercavano di indirizzare contro gli ebrei l’odio degli operai e dei contadini estenuati dalla miseria. Anche in altri paesi capita spesso di vedere che i capitalisti attizzano l’odio contro gli ebrei per gettar polvere negli occhi all’operaio e distogliere il suo sguardo dal vero nemico dei lavoratori, il capitale. L’odio contro gli ebrei si mantiene saldamente solo dove il giogo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti ha generato la profonda ignoranza degli operai e dei contadini. Soltanto gente completamente ignorante, completamente abbrutita può credere alle menzogne e alle calunnie diffuse contro gli ebrei. Sono residui della vecchia epoca feudale, in cui i preti facevano bruciare gli eretici sul rogo, i contadini erano servi, il popolo era schiacciato e muto. Questo vecchio oscurantismo feudale sta sparendo. Il popolo incomincia a vedere chiaro. Non sono gli ebrei i nemici dei lavoratori. I nemici degli operai sono i capitalisti di tutti i paesi. Fra gli ebrei vi sono operai, lavoratori: questi sono la maggioranza. Sono nostri fratelli oppressi dal capitale, nostri compagni di lotta per il socialismo. Fra gli ebrei vi sono kulak, sfruttatori, capitalisti, come ve ne sono fra i russi, come ve ne sono in tutte le nazioni. I capitalisti si sforzano di seminare e attizzare l’odio tra gli operai di diversa fede, di diversa nazionalità, di diversa razza. Chi non lavora si mantiene con la forza e col potere del capitale. I ricchi ebrei, come i ricchi russi, come i ricchi di tutti i paesi, sono alleati gli uni agli altri, schiacciano, opprimono, spogliano, dividono gli operai. Vergogna allo zarismo maledetto che ha torturato e perseguitato gli ebrei. Infamia e disonore su coloro che seminano l’odio contro gli ebrei, che seminano l’odio contro le altre nazioni. Viva la fiducia fraterna e l’alleanza degli operai di tutte le nazioni nella lotta per l’abbattimento del capitale.»
Storia a parte, pare di capire (con quelle riprese video) che l’insediamento di Mario Draghi sia il preludio del fatto che costui viva una dimensione politica irrispettosa di questo Paese il che preannuncia non solo una caduta di stile formale ma anche un draconiano (omen nomen?) futuro per gli oppressi.