di MOWA
«Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo.»
(Antonio Gramsci, Lettere dal carcere)
Un paese, l’Italia, che si dimostra sempre più fragile nelle scelte politiche perché fortemente invaso da organizzati destabilizzatori i quali hanno un solo ed unico scopo, quello di dominare senza, però, essere tirati in ballo come responsabili dello sfacelo sociale.
Una nazione, purtroppo, sorta con una forte connotazione e ingerenza massonica che si è imposta (in più occasioni) sia per far salire la dittatura fascista (si ricordi l’adunata in piazza San Sepolcro, del 23 marzo 1919, che decretò la nascita dei fasci di combattimento dove la massoneria aveva il ruolo di alma mater) che per la ricostruzione post Liberazione, con più ruoli e funzioni, da “patrioti”, uno per tutti (per comprendere) il piduista Edgardo Sogno Rata del Vallino, sino a Francesco Cosentino, un democristiano (iscritto alla Loggia P2 – tessera 1618) che fu, nientemeno che, segretario generale della Camera dei deputati.
Una massoneria pervasiva della democrazia tanto da declinarne in negativo la storia, organizzazioni occulte e compartimentate dalla segretezza sulle reali intenzioni tanto da incrinare i probabili buoni propositi di molti politici come succede persino all’ex pupillo di Casaleggio il pentastellato Alessandro Di Battista che presenterà il suo libro “Contro!” durante un evento promosso da un’associazione presieduta dal generale di corpo d’armata Serafino Liberati, della loggia massonica P2 (tessera numero 1729).
Una inquinante presenza ( per le democrazie ) che non ha mai cessato ( da che esiste ) di mettere il “becco” in ogni ambito per confermare il suo dominio tanto pressante da essere stata in grado di mettere le proprie pedine in ruoli più che significativi come, ad esempio, le presidenze delle Repubbliche dei paesi occidentali.
A conferma di ciò – parlando della sola Italia – si riporta uno stralcio del libro ( che si consiglia vivamente di leggere ) POTERE MASSONICO. La «fratellanza» che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato, di Ferruccio Pinotti che da pag. 140, in poi, sostiene:
“Ciampi ha ricoperto cariche di grande rilievo: è stato governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei ministri (1993-1994), ministro del Tesoro e del Bilancio e della Programmazione economica (1996-1997 e 1998-1999). Primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, fu anche il secondo presidente della Repubblica eletto dopo essere stato governatore della Banca d’Italia, presieduto da Luigi Einaudi (anche lui massone, come già detto) nel 1948.
Ciampi ha anche ricoperto numerosi incarichi di rilievo internazionale, tra cui quelli di presidente del Comitato dei governatori della Comunità europea e del Fondo europeo di cooperazione monetaria (nel 1982 e nel 1987); vicepresidente della Banca dei regolamenti internazionali (dal 1994 al 1996); presidente del Gruppo Consultivo per la competitività in seno alla Commissione europea (dal 1995 al 1996) e presidente del comitato interinale del Fondo monetario internazionale (dall’ottobre 1998 al maggio 1999). Il suo ruolo nella costruzione dell’euro è ampiamente noto.
Ciampi fu iniziato massone nella loggia Hermes di Collesalvetti (dove prima della dittatura operava una loggia intitolata a F.D. Guerrazzi) in provincia di Livorno. La loggia Hermes è parte del Rito filosofico italiano all’obbedienza del Grande oriente d’Italia, prospera tutt’ora e compare nell’elenco ufficiale delle toscane appartenenti al Goi. L’affiliazione di Ciampi mi è stata confermata da diverse fonti, la più autorevole delle quali è l’ex gran maestro del Goi Di Bernardo, il quale nell’ambito dell’intervista rilasciatami per «Fratelli d’Italia» nel 2007 confermò l’appartenenza massonica di Ciampi, il quale non smentì e non querelò. Che Ciampi fosse massone mi è stato indicato anche da Licio Gelli in persona. Come pure dalla vedova di Roberto Calvi, Clara Canetti Calvi, che con il figlio Carlo ha compiuto accurate ricerche sull’omicidio del congiunto – e su numerose vicende connesse, di carattere massonico – attraverso la Kroll Investigations. Con Clara Canetti Calvi, a Montreal nell’autunno del 2004, avevamo affrontato il tema dei rapporti pregressi di suo marito con il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi e con Lamberto Dini, il direttore generale.
La signora Calvi aveva affermato con decisione che i vertici di Bankitalia dell’epoca Calvi avevano gli elementi per prevenire la grave crisi del Banco ambrosiano che scoppiò nella primavera del 1982, ma non lo fecero in virtù di pressioni ricevute dai «poteri forti» dell’epoca. Avevo chiesto alla vedova se ciò fosse dovuto ad «appartenenze» massoniche e se avesse elementi per ritenere che Ciampi e Dini fossero massoni. La sua risposta era stata netta: «Certo che è massone, Ciampi; certo che lo era, massone. Ciampi ha difeso Gelli. So che ha sorriso, quando gli hanno chiesto se quello che dicevo io era vero. Ma è vero: era massone. Anche Dini era massone. I magistrati fanno il loro lavoro a livello processuale, ma si scontrano contro pressioni forti: c’è sempre una quantità di cose che non vogliono dire, che non possono dire».”
E quando si parla di Roberto Calvi si deve fare mente locale alla sua uccisione a Londra (con rituale massonico) per evitare che parlasse del forte coinvolgimento in pesanti storie di crimini, corruzione, e quanto c’è di peggio per il genere umano; basti pensare, ad esempio, al coinvolgimento della P2 nella strage della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 con manovalanza fascista.
Scrive più avanti Pinotti (da pag. 143 e ss) per far comprendere la trasversalità della massoneria pur di dominare le istituzioni:
“…Ciampi conferì l’incarico a tre presidenti del Consiglio dei ministri: Massimo D’Alema (1998-1999), Giuliano Amato (2000-2001) e Silvio Berlusconi (2001-2006). Nominò senatore a vita il «fratello» Giorgio Napolitano, nel 2005, preparando così il terreno alla sua «successione».”
E ancora Pinotti (da pag. 145, in poi) descrive nel suo libro la forte trasversalità della massoneria in famiglie come quelle di Giorgio Amendola – il cui padre Giovanni era stato iniziato il 24 maggio 1905 alla loggia di Palazzo Giustiniani – Giandomenico Romagnosi all’Oriente di Roma – e di Giorgio Napolitano dove il padre, Giovanni – iniziato alla loggia Bovio Caracciolo nel 1911- e delle reiterate simpatie dell’ex presidente con le frequentazioni di soggetti con “grembiulini e cappucci” come quella avvenuta a New York, nel 1978, con Gianni Agnelli (pag. 169 – appartenente, quest’ultimo, ad una loggia di Montecarlo e, stante l’inchiesta della procura di Firenze, finanziatore del Goi con tremila assegni per un valore di 15 miliardi di lire di allora) collegabili, indi, al piduista Edgardo Sogno Rata del Vallino.
Una intossicazione massonica che entrò, persino, nel più grande partito comunista d’Europa con la funzione di contrastare, su più fronti, l’ascesa politica di Enrico Berlinguer, con l’articolo su “Rinascita” (nel maggio 1978 – in pieno rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse) del migliorista Giorgio Napolitano “Il PCI spiegato agli americani” preludio dello smarcamento insieme a Walter Veltroni e a Massimo D’Alema dal segretario.
Una tesi, quella dell’appartenenza alla massoneria di diversi dirigenti del PCI e/o dei contatti con la Cia, confermata nel libro di un ex agente, Duane Clarridge, con “A Spy For All Seasons: My Life in the Cia” che fa da contorno ad altre due vicende che sono inequivocabilmente di disturbo alla democrazia italiana come quella della scelta di Giorgio Napolitano per il Sì al referendum costituzionale proposto da Matteo Renzi e l’altro ripreso (sempre nel suddetto libro) nelle parole di Antonio Ingroia (pagg. 377 e ss):
“Le inchieste di un magistrato come lei hanno incrociato spesso la massoneria, per esempio l’inchiesta Sistemi criminali, ma anche altre. Ritiene che nella sua vicenda possano aver avuto un ruolo pressioni massoniche su ambienti politici e sullo stesso Csm?
Non solo lo ritengo, ma posso dire di esserne certo. Non è un caso che almeno due presidenti della Repubblica si siano mobilitati contro di me. Uno era il presidente Francesco Cossiga, notoriamente vicino a certi ambienti, anche massonici, e l’altro il presidente Giorgio Napolitano […]. Dal processo Contrada, avviato nel 1992, all’indagine sulla trattativa Stato-mafia, sono trascorsi vent’anni durante i quali sono stato bersaglio costante per la mia autonomia e indipendenza, non essendo condizionabile da nessuno, e soprattutto per la mia ostinazione nella ricerca della verità a tutti i costi e a qualsiasi prezzo. Non è un caso, credo, che alcuni pentiti abbiano raccontato di progetti di attentati alla mia vita per effetto proprio delle mie indagini sul rapporto mafia-politica, mafia-massoneria, mafia-servizi segreti, e non tanto per quelle sulla mafia militare. ”
Un paese, l’Italia – si diceva all’inizio – che sarà in grado di dimostrare le proprie scelte politiche democratiche, solo quando sarà in grado di riorganizzarsi eticamente per riaffermare una dirittura morale in linea con i bisogni eguali di un popolo senza ingerenze ma con una forte partecipazione attiva ai cambiamenti sociali.