di MOWA
«I servizi di spionaggio umano (HUMINT) e digitale (SIGINT) della CIA hanno tentato di infiltrarsi in tutti i principali partiti politici francesi nei sette mesi precedenti le elezioni presidenziali del 2012. Queste rivelazioni sono contenute in tre ordini di missione pubblicati oggi da Wikileaks come sfondo per il prossima serie della CIA “Vault 7”. Il PS, il FN, l’UMP, François Hollande, Nicolas Sarkozy, Marine Le Pen, Martine Aubry e Dominique Strauss-Kahn sono specificamente presi di mira. La CIA pensava che l’UMP non fosse sicuro della rielezione di Nicolas Sarkozy. Al suo partito sono state fatte richieste specifiche, tra cui: ottenere i “Piani elettorali strategici” dell’UMP, alleanze e continue interruzioni nella leadership dell’UMP, reazioni dei membri dell’UMP alle strategie della campagna di Nicolas Sarkozy, discussioni all’interno dell’UMP su tutte le ” quella che era vista come una possibilità di perdere il potere” dopo le elezioni, i tentativi di cambiare la missione ideologica del partito e infine le discussioni sul sostegno di Sarkozy all’UMP e “l’importanza che attribuisce al mantenimento del dominio del partito”. Istruzioni specifiche hanno incaricato gli ufficiali della CIA di scoprire in discussioni private con Sarkozy cosa pensava “degli altri candidati” e come ha interagito con i suoi consiglieri. Il fatto che Sarkozy si definisse “Sarkozy l’americano non lo ha protetto dallo spionaggio americano durante le elezioni del 2012 o durante la sua presidenza.»
(da wikileaks: La lettera di missione della CIA per le elezioni presidenziali francesi del 2012. 16 February, 2017)
Nei giorni scorsi sul canale televisivo pubblico di Rai3, Presadiretta, andava in onda – forse, per la prima volta in modo organico – la cronistoria di un delitto annunciato e cioè la privazione del diritto del cittadino di avere delle corrette informazioni. Con il caso di Julian Assange, fondatore della piattaforma WikiLeaks che aveva smascherato, rendendo pubblici, gli omicidi di civili inermi iracheni perpetrati dalle forze d’occupazione statunitense in quel territorio tale privazione è evidentissima.
Una tragedia, quindi, non solo per il giornalismo ma per la stessa opportunità dei cittadini del Mondo di sapere cosa si nasconde dietro le manovre militari che offuscano le notizie ma che, ancor prima, sopprimono la libertà ottenuta con la conoscenza. Una specie di oblio in versione grigio-verde.
Il caso dell’arresto abusivo e illegittimo di Julian Assange e la sua detenzione nelle prigioni della “civilissima” e “democratica” Inghilterra rileva principalmente due cose: la prima è che il sistema capitalistico e l’informazione non sono compatibili perché i primi tendono a nascondere le loro manovre d’affari al pubblico, la seconda è che il potere dei capitalisti ha forgiato un sistema ferreo per controllare l’informazione – tanto più se d’inchiesta – tanto da arrestare o far uccidere chi dovesse trasgredire questa ferrea regola. Lo testimoniano i vari casi come Jamal Ahmad Khashoggi, Caruana Galizia, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin…
Un giornalismo, generalmente inserito nel paradigma capitalistico, che ogni tanto esulta per le notizie che riesce ad ottenere ma non comprende la briglia lunga che si concede lo stesso sistema che dà margini di manovra tali da impedirne o ostacolarne la chiave di lettura tanto da comprare le testate e controllare quelle pubbliche. Un cane che si morde la coda e una volta morsa pensa che sia stato un altro animale a farlo.
Un giornalismo che nasce per comunicare ad altri ma che non si guarda al proprio interno su come siano date, in prevalenza al pubblico, le notizie tanto da creare spesso sofferenza e disordine nell’opinione pubblica. Due casi per capire: le origini della pandemia che si blocca di fronte (ad esempio) alla richiesta di indagare su Fort Detrick negli USA o le responsabilità delle guerre come quella dell’Afghanistan. Poi, se si volesse approfondire, bisognerebbe parlare della correità nei crimini come quello delle Torri Gemelle che viene, ancor oggi, sostenuta da quei “giornalisti”, nonostante, vi siano fior fiore di studi che smentiscano la versione ufficiale dell’establishment statunitense e che abbiamo riportata (tradotta in italiano) sul sito.
Ben vengano, quindi, le persone come Julian Assange che devono riconquistarsi la libertà per comunicare al Mondo cosa accade perché senza di loro l’altra fetta – che ha già scelto con chi stare – continuerebbe ad occultare privandoci di quel poco di democratica conoscenza che rimane.
Sosteniamo la causa di Julian Assange perché in questo modo si ridà al giornalismo (che si sviluppò nelle sue prime forme nel medioevo e diede linfa e lustro alla rivoluzione culturale) quel valido supporto alla conoscenza quale primo pilastro per una democrazia e si diffidi chi preferisce la vita comoda facendosi passare le “veline” da quello stesso potere che deve essere considerato il primo sorvegliato speciale per i mali del Mondo.