di MOWA
«Di solito gli uomini quando sono tristi non fanno niente: si limitano a piangere sulla propria situazione. Ma quando si arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose.»
(Malcom X – El-Hajj Malik El-Shabazz)
La compagine politica, tutta proiettata verso una nuova ridistribuzione degli schieramenti governativi e della elezione del Presidente della Repubblica, non sta facendo nulla per sanare quelli che sono stati i disastri provocati da loro stessi (o dai nuovi parlamentari), rispetto la modifica delle competenze previste dal Titolo V della Costituzione che hanno procurato le deficienze strutturali del settore sanitario diventato sistema federato, invece di cercare di ripristinare il modus precedentemente imposto di valenza esclusivamente nazionale.
Infatti, da una parte sono venuti a mancare, tra il 2009 e il 2019, più di cinquantamila (50.000) medici tra quelli di base e quelli specializzati (oltre 20.000) – spiega Carlo Palermo, segretario generale del sindacato Anaao Assomed – e questa mancanza è dovuta in parte ad una logica di maggior privatizzazione del complesso mondo dell’assistenza sanitaria, ed in parte al fatto che ogni regione (grazie alla modifica del suddetto Titolo V voluto dagli stessi politici che siedono in Regione, Parlamento…) può porre “lacci e lacciuoli” per organizzare le emergenze. Si è visto quanto è accaduto con gli interventi scomposti tra una regione e l’altra con gli acquisti o le linee guida sulle cure con la vicenda del covid.
Quanti sono stati gli appelli rimasti inascoltati sino ad ora non solo fatti dai pazienti (e non clienti come vorrebbero far credere con le suddette “riforme”) che vengono privati delle dovute cure ma, anche, dai settori come quelli dei medici – esausti per l’emergenza covid – oppure dai presidi delle farmacie che devono sopperire a tali carenze perché è stato complessivamente smantellato l’impianto pubblico?
Quante volte avete sentito rispondere nei call center dedicati che le attese sono di anche oltre un anno? Persino di settimane con il medico di base per una necessità che potrebbe far evitare l’intasamento nei pronto soccorso.
Poi, ci sono altre carenze o lacune che si ripercuotono materialmente sulla popolazione bisognosa di cure mediche.
Difficoltà pratiche che ricadono su chi non ha più la possbilità di potersi curare sia per i motivi sopra descritti ma, anche, per i costi sanitari aggiuntivi dovuti alla riduzione del pubblico verso un privato sempre più accettato dagli stessi medici che pian piano spingono in tale direzione prima con l’intramenia poi con un extrameniale totale, gettando nella disperazione intere fette di popolazione (si parla di numeri enormi e in continua crescita) che trascura patologie serissime sia per la guarigione che di tipo conservativo.
La rabbia non può essere soffocata dal discorsetto sui media del politico di turno che beneficia, tra l’altro, di un trattamento sanitario privilegiato (e pagato dalla collettività) e che scarica le responsabilità su altri e non si fa un minimo di autocritica.
Infatti, le responsabilità sono di un servizievole apparato politico (Lega, FI, AN ora FdI sino al PD) che ha trovato consenso tra le persone ignare o che non hanno capito l’inganno a favore di chi voleva un privato a proprio vantaggio; e nel merito si guardi, ad esempio, il caso di uno degli ospedali privati e del ruolo sostenuto dal prete-manager don Luigi Verzè dove (alla faccia del cristianesimo!), riportano le cronache di allora:
“Il denaro pubblico dato all’ospedale San Raffaele finisce “nelle mani di loschi gruppi di potere clericali che lo utilizzano per attività speculative e clientelari, sulla pelle degli ammalati”.
E fa rabbia sentire parlare quelle stesse persone, nonostante il danno arrecato ad uno dei settori più importanti della Repubblica come quello sanitario, che trattano argomenti che non dovrebbero nemmeno sfiorare e che dovrebbero essere radiati dal fare politica perchè sono dannosi come le sigarette.