di MOWA
«Per vent’anni l’Italia è stata governata da un regime fascista in cui ogni dialettica democratica era stata abolita. E successivamente un unico partito, la Democrazia cristiana, ha monopolizzato, soprattutto in Sicilia, il potere, sia pure affiancato da alleati occasionali, fin dal giorno della Liberazione. Dal canto suo, l’opposizione, anche nella lotta alla mafia, non si è sempre dimostrata all’altezza del suo compito, confondendo la lotta politica contro la Democrazia cristiana con le vicende giudiziarie nei confronti degli affiliati a Cosa Nostra, o nutrendosi di pregiudizi: “Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini”.»
(Giovanni Falcone)
Non si poteva certo immaginare che la politica, sostenuta da taluni, potesse far veramente “ridere”. A conferma di ciò abbiamo le varie e diverse posizioni sui fatti accaduti a Roma sabato 9 ottobre, dopo l’attacco alla sede nazionale del sindacato dei lavoratori CGIL, da parte di elementi della platea fascista ancora in essere in Italia. Purtroppo abbiamo assistito ad una e propria corsa ad autogiustificarsi ma, soprattutto, a distinguersi dagli squadristi che hanno devastato la sede CGIL.
Una vera e autentica tragicomica politica di chi è immerso nel brodo della cultura fascista ma che, vorrebbe far credere, al mondo intero, di non essere per nulla come quelli che hanno dato l’assalto alla CGIL di Roma, una sorta di rinnegamento, dunque, della nemesi dei propri riferimenti ideologici pur di non perdere i consensi elettorali. Un consenso elettorale fascistico che è andato aumentando “grazie” allo sdoganamento (per sua stessa ammissione) del piduista (tessera 1816) Silvio Berlusconi che, apparentemente, rimane tra le quinte ma che, in realtà, tira diversi fili di quella brodaglia con la tecnica del “un colpo al cerchio ed uno alla botte” o, se è più gradito, “un piede in due staffe”, come avrà imparato nelle segrete stanze delle logge. Un finto distanziamento politico con l’intento di agevolare le manovre di un altro “fratello” in corsa per la presidenza della, quasi persa, Repubblica italiana, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo e che ora occupa altra/alta carica istituzionale.
Soggetti reazionari che oggi siedono in Parlamento e che fingono di non aver mai aderito, ad esempio, al Fronte della Gioventù che era stato definito post-fascista (sinonimo di neofascismo) o di destra radicale, benchè lo stesso si autodefinisse “nazional rivoluzionario”; movimenti della destra, si badi bene, che organizzarono, per una propria promozione, i “campi Hobbit” frequentati da elementi del calibro di Pino Rauti (fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo), Massimo Morsello detto Massimino (cofondatore di Forza Nuova) e molti altri discutibili personaggi coinvolti nell’instabilità democratica della Repubblica.
Fanno veramente “ridere” quando li si sente accusare altri in Parlamento di “strategia della tensione” avendo una infinità di sentenze giudiziarie, articoli investigativi giornalistici, storici, ecc. milioni di pagine che parlano del coinvolgimento diretto e/o indiretto di un numero esageratamente alto di soggetti che influirono,tentarono, cercarono, provarono… a ripristinare, con ogni mezzo, una dittatura che evocasse quella del Ventennio. Un ventennio tirannico, ricordiamolo, che salì grazie alla compiacenza di liberali ed altri che, adottarono una regia molto chiara e ben trasversale alle varie forze e che utilizzò soprattutto la massoneria per una reazione antioperaia e anti-comunista, come qualcuno ancora oggi insiste nel promuovere.