di MOWA
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali » (Art. 41 Costituzione italiana)
Ore di frenesia istituzionale nel tentativo, da parte di qualche sciagurato, di far affondare definitivamente la Costituzione italiana, quasi come la “Provvidenza” a cui i pescatori di Acitrezza affidarono le sorti della loro vita per salvare la “Casa del Nespolo” nei “I Malavoglia” di Giovanni Verga .
Infatti, alcuni elementi (proprio dei “banditi”) stanno dando considerevoli picconate ai pilastri della già fragile Costituzione per trarne guadagno come fa ben rilevare nel suo grido d’allarme il preoccupatissimo costituzionalista, Paolo Maddalena.
Sciagurati sciacalli che stanno affilando i denti per banchettare con le ultime ossa della Costituzione sfregiando e/o disattendendo gli ultimi aspetti valoriali della stessa per mettere in atto le ultime controriforme desiderate dalla massoneria P2 (di concerto con la P1 e non solo) col fine di distruggere ciò che c’era di sostanzialmente valido a tutela degli ultimi sia nel sociale che nei diritti paritari. Un atto scellerato che viene permesso per l’incapacità, da parte delle varie realtà democratiche del Paese, di reagire per diversi motivi che vanno dalla disattenzione alla sottovalutazione, dall’indifferenza, se non peggio ancora, ad una connivente compiacenza.
Un progetto destabilizzatore degli attuali equilibri costituzionali che farà aumentare il già controverso caos che serpeggia nei meandri del potere sino alle piazze delle città italiane dove, però, qualche strato sociale che, oggi, si considera fuori dai giochi o privilegiato non ha per nulla compreso che arriverà anche il suo turno, quando il potere lobbistico cercherà di riprendersi quella fetta di dominio.
Un “cannibalismo” settoriale che la massoborghesia ha sempre applicato e certamente non smetterà ora di usare viste le esperienze secolari a loro favorevoli.
Quante volte si è assistito a rivoluzioni fatte fare agli ultimi ma gestite di sana pianta dalla massoborghesia che illude chi si rivolta facendo sperare in un cambiamento favorevole per, poi, invece scoprire che era solo un cambiamento gattopardesco e che in realtà tutto il movimento nascondeva un riaggiornamento degli assetti di dominio?
E quando parliamo di dominio si tratta di governare proprio le attività strategiche, quelle che servono ad un paese democratico per avere il controllo e la gestione del potere come ad esempio, le telecomunicazioni che sono un nodo indispensabile per esercitare la verifica contro gli abusi che vanno dallo spionaggio industriale a quello militare, dalle intercettazioni giudiziarie a quelle strettamente personali dei dati sanitari o sensibili, o quello delle hub di linea aerea che determina gli spostamenti sia in uscita che in entrata, e…
Privatizzare (e lo stanno facendo in fretta e furia) questi servizi (le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche) vuol dire andare contro l’articolo 43 della Costituzione che dice che tali beni sono di proprietà pubblica demaniale e quindi servizi pubblici essenziali di tutti e non per pochi.
Un Governo, come tutti quelli della Seconda Repubblica, che non ha mosso un dito per bloccare le privatizzazioni mentre, invece, si è dato molto da fare per snellire i passaggi verso società che metteranno in ginocchio l’ossatura del Paese come hanno già fatto con l’Iri.
Sarebbe auspicabile (se non indispensabile visti gli sviluppi in negativo) che i lavoratori e le lavoratrici di tutte le aziende messe in ginocchio da una spregiudicata privatizzazione e o da trasferimenti in altri paesi si unissero in una lotta comune per mettere in atto quanto stabilito negli articoli della Costituzione rispetto alla gestione diretta dell’attività produttiva. Una proposta prevista dalla Costituzione che farebbe emergere anche quei falsi sindacalisti che non la volessero perché compiacenti con i piani d’impresa e contrari ai veri produttori di ricchezza.
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