di MOWA
In questi giorni si è conclusa, sul versante giudiziario, la vicenda di Genova del 2001: pesanti le condanne che andranno a comminarsi agli imputati della Polizia, la Cassazione ha difatti confermato l’impianto accusatorio della Corte d’Appello di Genova, del maggio 2010, convalidando la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri (attuale capo dipartimento centrale anticrimine della P.S.), 4 anni per Giovanni Luperi (vicedirettore Ucigos al momento del G8 ed oggi capo reparto analisi dell’AISI), 3 anni per Gilberto Caldarozzi (capo servizio centrale operativo), 5 anni per Vincenzo Canterini (ex dirigente reparto mobile romano).
Con le condanne si conferma la sospensione dal servizio per questi funzionari visto che nei loro confronti viene applicata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, mentre per gli agenti Zaccaria, Stranieri, Tucci, Ledoti, Lucaroni, Cenni, Basili e Compagnone, appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile (al momento dei fatti di Genova) a cui venivano contestate le lesioni gravi, giunge la prescrizione con esclusione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Con la sentenza arrivano, puntuali, le dichiarazioni del Capo della Polizia Antonio Manganelli il quale afferma: “Ora è il momento delle scuse”: un atto, che riteniamo, dovuto a iter giudiziario concluso.
Lascia perplessi l’insistenza di Vittorio Agnoletto nel voler avere a tutti i costi delle scuse pubbliche da parte del Presidente della Repubblica: ma Agnoletto non faceva parte del gruppo degli organizzatori della manifestazione anti-G8 del 2001?
Come mai costoro non hanno predisposto un servizio d’ordine a controllo della manifestazione contro eventuali provocatori?
Ma la FIOM non aveva offerto i propri sindacalisti per svolgere questo compito?
Il regista Vicari (film “Diaz-Don’t Clean Up This Blood”) in un’intervista polemizza con Agnoletto accusandolo di essere stato uno dei massimi sostenitori nel non aver voluto un servizio d’ordine. (1)
A questo punto, forse, se di scuse dobbiamo parlare, vorremmo sentirle anche dalla bocca di Agnoletto visto che di servizi d’ordine in passato lui ne ha conosciuti e molto bene… e da vicino.
Perché accanirsi contro le forze dell’ordine tout court e non fare dei distinguo?
È come se, nel gioco delle parti, ci sia quello dedicato “ad invitare” le nuove generazioni ad allontanarsi da quelle funzioni pubbliche che possono arrivare, invece, a “regolare” ed “applicare” le leggi in modo determinatamente democratico per evitare che accadano nuovamente “le Genova del 2001”.
Sarebbe, invece, necessario che nelle forze dell’ordine entrassero giovani, costituzionalmente motivati e con saldi principi democratici.
Ricordo al “nobile” (perché di buona casata) e “compagno” Agnoletto che Togliatti fece di tutto per democratizzare le forze di Polizia, quindi, non vedo perché si ostini ad istillare veleno “contro”, invece, di chiedere come fece il PCI, di prendere “possesso”, con la politica dell’entrismo, di quel “meccanismo” tra i più delicati del nostro paese perché capace di avere conoscenza di tutto e di tutti.
Se questo non è rivoluzionario!
Con questa politica del contro “a prescindere” (in piena sintonia, però, con il demoproletarismo o il subalternismo) senza un’attenta analisi marxista ci troviamo situazioni come quella della Val di Susa, dove l’opposizione politica annaspa e “prende botte” da ogni parte, l’ANPI milanese assume posizioni europeo-federaliste (2) in perfetta sintonia con i poteri forti come la Trilateral o il Bilderberg i quali chiedono limitazione delle sovranità nazionali, il segretario del PRC, Paolo Ferrero inneggia al partito greco Syriza senza aver compreso il “trucco” di questa neo-formazione politica ed, anzi, promuove cose analoghe… (3)
Ci piacerebbe sapere da Agnoletto se considera, oggi, l’analisi della privazione dell’autodifesa a Genova errata e su cosa si basava, invece allora, la sua convinzione? Ci furono dei consiglieri?
Ci piacerebbe sapere da Agnoletto se ha mai pensato che la sua scelta (di non volere il servizio d’ordine della FIOM) abbia provocato dubbi di direzione politica?
Convinti che non avremo risposte anticipiamo che questo modo di agire politico (figlio del pacifismo fabiano di Bertinotti) ha dato forza alla reazione di alzare il livello di penetrazione culturale, generando sia lo sconforto che l’illusione che nulla sia modificabile perché i poteri forti sono invincibili. Si è comportato come i Cananei con la divinità Moloch a cui venivano offerte vittime umane nel tentativo di porre fine all’insaziabile sete di distruzione.
Vogliamo ricordare ad Agnoletto la massima che Sallustio attribuisce a Claudio Appio Cieco: “Faber est suae quisque fortunae” (“Ciascuno è artefice della propria sorte”) giusto per affermare che nella vita dell’uomo conta di più la volontà e l’azione che l’intervento della sorte.
note:
1) “Diaz”, Domenico Procacci: “Né con la Polizia né con Agnoletto”
2) L’indignazione e la protesta dell’ANPI per l’iniziativa neofascista del 6 e 7 luglio a Milano
Breve stralcio dell’appello ANPI: “… degenerazione nazionalista, l’Europa, guidata dall’elaborazione teorica di federalisti convinti come Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, ha imboccato la strada nuova della limitazione dei poteri sovrani, indispensabile per combattere efficacemente il nazionalismo, il populismo, il razzismo…”
3) http://web.rifondazione.it/home/index.php/prima-pagina/97…