di MOWA
«L’ipotesi investigativa avanzata dalle diverse autorità inquirenti era che accanto a una Gladio ufficiale vi fosse un’organizzazione segreta, composta da un numero limitato di soggetti, che, senza alcuna legittimazione istituzionale, abbia agito con finalità turbativa della vita politica nazionale e di eversione dell’ordine democratico.» (Procuratore della Repubblica di Trapani, sul Centro Scorpione della Gladio siciliana depositata nel giugno 2000)
Era un giorno del 2014, esattamente il 24 maggio, quando giunse la notizia che un fotoreport italiano e il suo traduttore erano stati uccisi (per mano di chi era ancora da accertare) ad Andreevka nelle vicinanze della città di Sloviansk (nel Donbass) in Ucraina da colpi di mortaio e di armi automatiche provenienti dalla collina Karachun, dove erano stanziati uomini sia della Guardia nazionale che dell’esercito ucraino. Da non moltissimo, grazie alla testimonianza di un soldato di allora, si conosce, finalmente, chi fu il killer e chi diede l’ordine perentorio di fare fuoco ed uccidere il fotoreport e il suo traduttore e, cioè, un alto grado dei militari che, oggi, siederebbe (addirittura) nel parlamento ucraino con carica politica importante.
Non ci si vuole, assolutamente, sostituire al lavoro complicato e difficile degli investigatori della magistratura che faticano a ricostruire quanto accaduto, per reticenze, complicità e altro, ma ci sembra importante far notare, però, una strana, anzi stranissima, dinamica che in Occidente ha dell’incredibile e cioè di come, in molti paesi, talune persone che hanno fatto o comandato azioni efferate e delittuose abbiano, poi, una corsia preferenziale verso le più alte cariche delle Istituzioni.
Un sistema premiale, di cui taluni hanno beneficiato, nonostante si siano macchiati di delitti contro i propri simili, qualcosa proprio di inaccettabile, a maggior ragione perchè di mezzo c’è la Nato, quale convitato di pietra, nella contesa di quell’area geopolitica.
Infatti, quello scenario delittuoso evoca uno schema delineato, in una delle passate testimonianze dal collaboratore di giustizia Francesco Elmo (fiancheggiatore esterno dell’organizzazione segreta e parallela ai servizi segreti poi diventato collaboratore di giustizia) quando parlava dei tre livelli della «Stay Behind: il primo, costituito da civili assoldati da coloro che avevano simpatie anticomuniste; il secondo, composto da sottufficiali dell’esercito e delle forze dell’ordine; il terzo, il più segreto, ufficiali e massoni di primo piano in possesso del NOS (Nulla Osta di Sicurezza) NATO.»
Quindi, si può, forse, osare parlare della Stay Behind (c.d. Gladio) come sta emergendo da alcune inchieste giornalistiche?
Perchè alcune azioni destabilizzanti compiute, che annullano anche l’emergere della verità, come nel caso in specie del fotoreporter, dimostrano che vi siano «in ogni Paese d’Europa soggetti che non rispondono ai propri governi. Uomini di strutture come Stay-behind, direttamente controllati dall’imperialismo angloamericano e dalla Nato, uomini che tentano di modificare, tramite il terrorismo, le politiche e le alleanze dei vari Paesi coinvolti.»
Una terribile realtà che emergerebbe dalla pratica perpetrata da taluni per azzerare ogni ipotesi atta a portare alla luce la verità evitando, così, di far conoscere quali siano i giochi in ballo e sino a dove sarebbero capaci di spingersi alcuni per compiacere il potere élitario.
Si spera di sbagliare perché la democrazia pagherebbe un prezzo altissimo, per non dire inaccettabile, sia nazionale che internazionale. E’ importante trovare risposte serie ed appropriate per scoprire chi intenda distrugge secoli di civile progresso spingendo tutti verso un futuro bellico e senza ritorno.
foto modificata di anjawbk / 31