di MOWA
«Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive.» (art.10 della Convenzione Europea dei diritti umani)
Viviamo nel paese delle mille finzioni e delle mille controfinzioni, un lusso, però, solo per pochi, e per i quali, nelle aule giudiziarie, non viene dato seguito alle denunce e alle inchieste in atto con la dovuta dovizia da uno Stato che si dice democratico ma che, in realtà, ha creato una situazione fortemente inquinata al punto da preparare liste di proscrizione contro alcuni cittadini che hanno espresso il proprio dissenso nei confronti del mainstream in carica.
Infatti, si scopre che qualcuno, nelle istituzioni, che sia esso il Copasir, il Dis, o qualsiasi altro organismo dell’apparato “informativo”, ha fatto la gaffe – volontaria o involontaria – di dare disponibilità di pubblicare sul primo quotidiano nazionale una “lista di proscrizione” di alcune figure, professori, giornalisti, blogger… e, persino, parlamentari dichiarando che siano “putiniani”.
Fa amaramente sorridere che tutti smentiscano e che tutti confermino sia l’esistenza che la paternità della suddetta lista, senza che nessuno stabilisca che tipo di reato sia essere “putiniani” e prima di tutto cosa significhi, dissentire dall’invio delle armi? Dichiararsi per la pace? Perseguire lo stop del conflitto? Volere che le parti in causa si siedano ad un tavolo per delle trattative che mettano fine a sofferenza e morte?
Non si capisce, soprattutto, perché un Presidente del Consiglio dei ministri da cui, dal 2019, dipende, direttamente, il nuovo organismo il DIS, non si senta in dovere di dare una chiave di lettura chiarificatrice su cosa sia vero e cosa no, anzi, imperterrito prosegue con quanto, probabilmente, si è prefissato, senza nulla spiegare o ascoltare il volere delle persone o del Parlamento. Una cosa è certa però, dove mettono le mani i massoni le democrazie non dormono più sonni tranquilli e lo potrebbero dire – senza ombra di smentita – i vari paesi che li hanno conosciuti molto bene come, ad esempio, il Cile o l’Argentina che negli anni ’70-’80 hanno vissuto sulla pelle dei propri cittadini di quali nefandezze siano stati capaci di realizzare costoro. Una pratica di sotterfugi conosciuta anche nel nostro paese con la massoneria della P2 di quel Licio Gelli che aveva, “sotto di sé”, tutte le cariche più importanti dello Stato, servizi segreti inclusi e coinvolgeva anche quelle strutture illegali come Gladio (stay behind) che, nelle inchieste su alcuni atti terroristici compaiono a più riprese. Ora, dopo anni, qualcosina affiora nelle aule dei tribunali dove si processano i responsabili delle stragi degli anni passati.
Una cosa che molti, probabilmente, non sanno, visto che gli apparati investigativi dello Stato non “buttano via nulla”, è che quelle “liste” di proscrizione pubblicate, se non viene chiarito sino in fondo come siano state redatte, chi le ha commissionate e con che scopo potrebbero lasciare strascichi in futuro sulla vita dei “malcapitati”.
Foto di Jonathan Farber