di MOWA
«Ci sono lacrime che, dopo aver ingannato gli altri, spesso ingannano anche noi stessi» (François de La Rochefoucauld)
Continua il teatrino dei candidati politici della “seconda” Repubblica che, tra lacrime di coccodrillo e vittimismo fuori luogo, parlano ai cittadini attraverso i media di quanto l’Italia possa migliorare alle prossime elezioni se li si votasse ma trascurando di dire agli italiani quali siano le proprie responsabilità per aver spinto il Paese a modificare la Costituzione (del 1948) e il sistema elettorale del proporzionale puro a favore di un autoritario maggioritario, togliendo, di fatto, democrazia e possibilità di scelta a tutti.
In tal modo hanno creato instabilità economica [1] a tutto vantaggio dei super ricchi, peggiorato il sistema sanitario pubblico verso una privatizzazione selvaggia e, regalato al privato [2], persino un bene essenziale come l’acqua da bere [3], legiferato contro la giustizia a tutto vantaggio dei mafiosi tanto da arrivare a non sprecare un solo rigo nei programmi per contrastare la criminalità organizzata [4] e molto altro ancora, di fatto si consumerebbero fiumi di inchiostro per citare tutto ciò che priva i cittadini di rappresentanza e li impoverisce sempre di più.
Un lascito che impegnerà le future generazioni se vorranno sciogliere il filo di una matassa così ingarbugliata ma che, è essenziale affinchè possano liberarsi da lacci e lacciuoli messi lì appositamente da ruffiani e lacchè di un potere che ha esercitato il proprio ruolo per la conservazione della (im)propria posizione dominante. Una posizione dominante, quella di costoro, che ci ha condotti ad avere più sfruttamento nei luoghi di lavoro, meno occupazione e più morti dovuti alla scarsa garanzia alla vita, e determinati, spessissimo, da una precarietà e da un nuovo caporalato che ha assunto altre forme come quella interinale.
Un politicantismo che si è fatto strada ( allevato da quei “poteri forti” tra i banchi dell’Istituzione parlamentare ) e che dà i suoi frutti nefasti con tempi lunghi e dopo aver eliminato eventuali concorrenti (come era il P.C.I. di Enrico Berlinguer) per rispolverare un dejà-vu funzionale del secolo scorso e un becero conservatorismo anche declinando, in salsa “moderna”, un linguaggio orwelliano che, però, mantiene e propone [5] la sua radice ideologica reazionaria.
Politici che sanno poco di politica e la fanno pure male e non certo a favore degli oppressi anche perché troppo impegnati a farsi le scarpe l’uno con l’altro pur di mantenere la poltrona che, per essere occupata, avrebbe, invece, bisogno di più nobiltà e onorevolezza.
Una meschina rappresentazione della delega avuta dai cittadini italiani, quella di questi parlamentari (padri e figli del mattarellum, porcellum e rosatellum). Gli italiani meriterebbero, invece, ben altro di quello che hanno sottomano proprio a partire dalla necessità – ormai diventata indispensabile come l’aria che si respira – di partiti che siano veramente espressione di una reale rappresentanza di chi vorrebbe far crescere sia in diritti che economicamente una realtà sociale complessa ma con radici culturali , ancora, sane e che vanno tutelate in nome e per i valori che la Costituzione (del 1948) ha saputo garantire per diversi lustri e che ora, invece, i poteri forti attraverso i propri lacchè vogliono, ulteriormente, mortificare con un illegittimo presidenzialismo.
NOTE.
[1] https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2022/Sintesi_Rapporto_Annuale_2022.pdf
ISTAT – Rapporto annuale 2022
L’elevato livello di povertà assoluta.
Le modalità di partecipazione o non partecipazione al mercato del lavoro sono tra le determinanti più significative della condizione di povertà, declinandosi, a seconda delle fasi del ciclo di vita, in modo diverso. In un reddito da lavoro insufficiente, perché associato a occupazioni precarie e con bassi profili professionali; in una mancata o saltuaria partecipazione al mercato del lavoro, che impedisce, ai più giovani, di avviare una vita autonoma e che impone il ricorso a sussidi di varia natura o al mantenimento da parte di persone esterne al nucleo familiare; in una pensione esigua, dovuta all’assenza di un’attività lavorativa pregressa o frutto di storie lavorative discontinue in settori mal pagati e spesso caratterizzati da elevata incidenza di lavoro irregolare. La povertà assoluta, nell’ultimo decennio, è progressivamente aumentata e, nel biennio 2020-2021, ha raggiunto i valori più elevati dal 2005, coinvolgendo oltre cinque milioni e mezzo di persone. Anche la connotazione delle famiglie in povertà assoluta è progressivamente cambiata. L’incidenza è diminuita tra gli anziani soli, è rimasta sostanzialmente stabile tra le coppie di anziani ed è fortemente cresciuta tra le coppie con figli, tra i nuclei mono-genitori e tra le famiglie di altra tipologia. Il fenomeno ha inoltre progressivamente coinvolto sempre più famiglie di occupati, sebbene la diffusione della povertà sia tra le più elevate quando la persona di riferimento è in cerca di lavoro. Si conferma e si amplia nel tempo la stratificazione della povertà per area geografica, età e cittadinanza: nel 2021 è in condizione di povertà assoluta un italiano su venti nel Centro-nord, più di un italiano su dieci nel Mezzogiorno e uno straniero su tre nel Centro-nord, il 40 per cento nel Mezzogiorno. È molto aumentata la povertà dei minori e dei giovani. Le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare reddito di cittadinanza e di emergenza, hanno permesso a 1 milione di individui di non trovarsi in condizione di povertà assoluta. L’effetto è stato maggiore per il Mezzogiorno, per le famiglie con a capo un disoccupato, per le famiglie di stranieri, per le coppie con figli e i nuclei monogenitore. Quelle stesse misure hanno garantito la diminuzione dell’intensità della povertà di una parte di coloro che sono rimasti in povertà. In assenza di sussidi l’intensità della povertà sarebbe stata di ben 10 punti percentuali più elevata. L’effetto più rilevante si osserva per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione, tra le quali l’incidenza, in assenza di sussidi, avrebbe superato il 30 per cento (ben 11,1 punti percentuali superiore a quella stimata in presenza di sussidi). L’accelerazione inflazionistica che ha caratterizzato la seconda metà del 2021 e i primi cinque mesi del 2022 rischia di aumentare le disuguaglianze, sia per la diminuzione del potere d’acquisto, particolarmente marcata proprio tra le famiglie con forti vincoli di bilancio, sia per effetto delle tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori caratterizzati da bassi livelli retributivi. A marzo, la variazione tendenziale dei prezzi per le famiglie con forti vincoli di bilancio è risultata pari al 9,4 per cento, 2,6 punti percentuali più elevata dell’inflazione misurata nello stesso mese per la popolazione nel suo complesso. Inoltre, l’aumento dei prezzi che ha colpito queste famiglie riguarda beni e servizi essenziali, il cui consumo difficilmente può essere ridotto; oltre agli alimentari, infatti, anche la spesa per energia di tali famiglie riguarda es-senzialmente i beni energetici per uso domestico (energia elettrica, gas per cucinare e riscaldamento)…
[3] https://left.it/2021/11/12/ma-davvero-privatizzano-anche-lacqua/
[5]
La Meloni ha già detto che prima di commentare il video vuole vedere tutte le ? ore di girato?
Ha già detto che non riconosce la matrice? pic.twitter.com/037yd09DWW— Massimo (@Misurelli77) August 16, 2022
Foto di Rodolfo Clix