di MOWA
«Gli ipocriti più miti sono anche i più temibili. Le maschere di velluto sono sempre nere.» (Victor Hugo)
Troppe bugie propinate agli italiani, sul versante politico istituzionale, negli ultimi decenni che fanno prevedere, prima o poi, un cataclisma di proporzioni bibliche da parte di chi, in tutti questi anni, si è sentito preso in giro, con rassicurazioni sia economiche che sociali che, però, avevano, evidentemente, il solo scopo di tenere buoni gli animi nell’imminente complessiva crisi nazionale, e nelle sue ripercussioni internazionali.
Una sequela infinita di calunnie (perchè tali erano e sono) sottoposte, nel tempo, agli italiani da parte di politicanti ed economisti internazionali di infimo “lignaggio” etico, con il precipuo intento di mitigare la fallimentare incapacità (o la volontà che sarebbe peggio!) di aver intrapreso una strada irta di buche rivelatesi, poi, voragini come, ad esempio, il contenimento dello spread, la riduzione del debito pubblico, l’aumento dell’occupazione… o, per la vergognosa e non dichiarata (ma ufficiosa) entrata in guerra con l’invio di armi a “tutela” di un territorio oltre l’Europa, come l’Ucraina, che ci vede irrazionalmente esposti a ipotesi concrete di conseguenze militari.
Ma dice bene l’economista della Columbia University, Jeffrey Sachs, quando dichiara sui giornali che «gli Stati Uniti d’America e l’Europa dovrebbero sedersi a un tavolo e discutere: “Per porre fine alla guerra abbiamo bisogno di un compromesso in cui la Russia si ritira e la Nato non si allarga”» e ancora, nel suo articolo su il Fatto Quotidiano del 13 settembre 2022, che: “L’implacabile narrativa occidentale secondo cui l’Occidente è nobile mentre Russia e Cina sono malvagie è ingenua e straordinariamente pericolosa. È un tentativo di manipolare l’opinione pubblica, non di occuparsi ”, arrivando, correttamente, a dire che il «presidente Biden ha promosso questa narrazione, dichiarando che la grande sfida del nostro tempo è la competizione con le autocrazie, che”cercano di far avanzare il proprio potere, esportanre ed espandere la propria influenza in tutto il mondo e giustificare le loro politiche e pratiche repressive come un modo più efficiente per affrontare le sfide oggi”». Ma l’economista, in questo caso descrive una verità molto diversa da quella esposta dall’establishment USA e, cioè: «La paura eccessiva di Cina e Russia viene venduta a un pubblico occidentale attraverso la manipolazione dei fatti. Una generazione prima, George W. Bush, Jr. vendette al pubblico l’idea che la più grande minaccia dell’America fosse il fondamentalismo islamico, senza menzionare che era stata la Cia, con l’Arabia Saudita e altri Paesi, a creare, finanziare e schierare i jihadisti in Afghanistan, Siria e altrove per combattere le guerre americane. Oppure si consideri l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica nel 1980, che è stata dipinta dai media occidentali come un atto diperfidia non provocata. Anni dopo, abbiamo appreso che l’invasione sovietica era stata effettivamente preceduta da un’operazione della Cia progettata per provocare l’invasione sovietica! La stessa disinformazione siè verificata nei confronti della Siria. La stampa occidentale è piena di ricriminazioni contro l’assistenza militare di Putin a Bashar al-Assad in Siria a partire dal 2015, senza menzionare che gli Stati Uniti hanno sostenuto il rovesciamento di al-Assad a partire dal 2011, con la Cia che ha finanziato una grande operazione (“Timber Sycamore”) per rovesciare Assad anni prima dell’arrivo della Russia». [1]
L’economista statunitense solleva, anche, la questione delle continue provocazioni del suo paese verso altri come quella di Nancy Pelosi con la visita a Taiwan (Cina), o i disattesi accordi fatti con Mikhail Gorbaciov che prevedevano il non allargamento a Est della NATO. E, invece, nel 1999 la NATO, incorporò «tre paesi dell’Europa centrale; nel 2004, incorporandone altri 7, anche nel Mar Nero e negli Stati baltici; nel 2008, impegnandosi per l’allargamento in Ucraina e Georgia; e nel 2022, invitando 4 leader dell’Asia-Pacifico alla Nato per prendere di mira la Cina».
Tutte cose che sono risapute e ormai accertate ma negate sul fronte degli spergiuri occidentali tramite prezzolati media che perseverano nell’ingannare le popolazioni e provocano guerre arrivando a imprigionare (con accuse dimostratesi false) i bravi giornalisti come accaduto, a Julian Assange che aveva rivelato le montagne di lerciume informativo creato dall’establishment a giustificazione delle morti di civili innocenti in territori occupati dalle loro milizie.
Jeffrey Sachs, molto onestamente, pone il problema della difficoltà degli USA nel rimanere la potenza egemonica mondiale, visti gli sviluppi dei paesi che formano il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che li superano sia in popolazione, con il 41% contro il 6% dei componenti del G7, che per il PIL, 16% contro 4,2% degli statunitensi. E, infatti, l’economista, con cui si concorda, dichiara come la politica occidentale sia «un’idea pericolosa, delirante e fuori moda».
Scelte politiche che devono far ragionare le persone perbene su quanto sia deleterio, per le nuove generazioni, rimanere dentro un condizionamento ideologico e conservatore di esperienze ormai obsolete come la NATO. Argomento, quello dell’uscita dell’Italia della NATO, che solo poche forze politiche, in queste ultime elezioni, hanno il coraggio e l’onestà di chiedere, forze politiche che il mainstream boicotta non menzionandole e non dando loro la meritata visibilità sui media.
NOTE