di MOWA
«La fiducia è bene, il controllo è meglio.» (Lenin)
Brutto dirlo ma, purtroppo, si era prevista la scalata dei reazionari nelle istituzioni.
Le condizioni c’erano tutte e ben pianificate da un lavorio fatto sotto traccia da quelle controfigure nazionali e internazionali che lavorano dietro le quinte spacciandosi per democratiche quando, in realtà, sono ben altra cosa.
Un mainstream che ha supportato questi esiti elettorali sia da ogni schermo televisivo, momento per momento, giorno dopo giorno, che da ogni foglio stampato attraverso i quotidiani e dal web presentando candidature pilotate da un quadro politico fatto da politicanti di mestiere che non sono onorevoli ma piazzisti del proprio sedere.
Infatti, nessuno può permettersi di smentire il fatto che il valore etico della figura del politico, negli ultimi trent’anni, sia sceso molto in basso, in particolar modo da quando fecero il loro ingresso, nel teatrino del potere, soggetti legati (e condannati in via definitiva) alla malavita, pronti a danneggiare la democrazia già precaria dell’Italia.
Soggetti che, dietro le quinte, ebbero il compito di esaltare leggi fatte con i piedi, o ad personam, in modo da favorire Tizio e Caio mettendo, nel contempo, fumo negli occhi delle persone per bene, per non far capire quali fossero i loro reali progetti, e per carpirne la fiducia. Solo il tempo (ci si augura) farà venire alla luce le fandonie sin qui esaltate. Sì, perché dovranno, questi reazionari, prima o poi, dare risposte ai lavoratori che vengono delocalizzati o licenziati da quegli stessi imprenditori che loro stessi sostengono, [1] oppure ai pensionati che vedranno messa in discussione la pensione, nonostante abbiano supportato (e proprio a causa di ciò), in tutti questi anni, proprio un neoliberismo criminale, invece, di metterlo in discussione. O, ancora, alla sanità o all’istruzione pubblica già fortemente compromesse a causa dei tagli sconsiderati e del dirottamento dei fondi pubblici (da parte di chi governava) solo verso i privati. E molto altro ancora.
Non riusciranno, questi nuovi candidati (eletti solo perchè figli di quella modifica elettorale e del Parlamento volute dalla massoneria a nome P2 [2] e portate a compimento da politici corrotti e senza scrupoli che premiano i non vincenti attraverso un computo iniquo) a dare risposte serie ai bisogni complessivi del Paese che si troverà ad affrontare un autunno sotto l’egida del freddo che sta avanzando senza il sufficiente riscaldamento, e senza l’energia necessaria per le attività lavorative, e il timore è che quando, finalmente, ci sarà una ribellione da parte di chi , nel Paese, è sfruttato ………… si risponderà con violenza e repressione come già avvenuto in un passato recente con il G8 di Genova nel 2001. [3]
Una forza reazionaria che ha fruito, nel tempo, di supporter internazionali e che ha sempre dato le peggiori risposte alle richieste del mondo del lavoro come si può ben vedere nelle cronache giudiziarie o nelle indagini delle commissioni parlamentari in cui si parla di terrorismo e stragi e come documentato nei libri di storia. [4]
Se è vero che i simboli ricorrono come nemesi personale di quanto accaduto bisogna ricordare due incredibili (?) coincidenze, la prima è la data delle odierne elezioni anticipate che coincide, quasi, con quella della marcia su Roma del 1922, la seconda è il luogo in cui si è tenuta la conferenza stampa per la vittoria delle attuali elezioni tenuta da Fratelli d’Italia, cioè l’Hotel Parco dei Principi di Roma dove fu pianificata la teoria della “strategia della tensione” nel maggio del ‘65 che vide la partecipazione di Pino Rauti, padre di una delle candidate del partito della Meloni insieme a «tanti altri personaggi più o meno diretti responsabili o fiancheggiatori di questa strategia, quali Stefano delle Chiaie, Guido Giannettini, aderente a Ordine Nuovo e stipendiato dal Sid, Carlo Maria Maggi, ordinovista condannato definitivamente all’ergastolo per la strage di Brescia, l’ufficiale delle SS italiane Pio Filippani Ronconi, e militari dell’esercito italiano quali il colonnello Adriano Magi Braschi, che già nel 1962, a capo del nucleo guerra non ortodossa del Sifar, in un documento inserito nei piani delle forze armate aveva teorizzato che bisogna “creare gruppi di attivisti che possano usare tutti i sistemi, anche quelli non ortodossi: quelli della intimidazione, della minaccia, del ricatto, della lotta di piazza, del sabotaggio, del terrorismo”.» [5]
Proprio una brutta premessa, una anticipazione di cosa si possono aspettare gli italiani dopo questo voto, speravano di uscire dal tunnel in cui si sono infilati per inedia o pigrizia e invece… sono caduti nel baratro.
NOTE
[1] https://notizie.tiscali.it/economia/articoli/Boom-di-aziende-italiane-in-Ungheria/
[3] https://www.iskrae.eu/carlo-gubitosa-g8-genova-spiegato-oggi-20-anni/
Foto modificata di Arcaion / 2193