di MOWA
«Un passo avanti, due passi indietro… È ciò che accade alla vita dei singoli, ed accade anche nella storia delle nazioni e nello sviluppo dei partiti.» (Lenin)
Il PD (alla buonora!) si è accorto, dopo le elezioni del 25 settembre, di non essere un partito all’altezza della situazione politica del Paese e si dicono, imperativamente (così dicono i dirigenti intervistati), di voler tornare a fare politica sul territorio.
Osservazioni:
a) ma il PD doveva aspettare le elezioni irregolari [1] del “rosatellum”[2] per capire una cosa così ovvia?
Non bisogna essere dei professori di sociologia per comprendere che non (r)accogliere l’eredità culturale del P.C.I. di Enrico Berlinguer da parte dei dirigenti del PD ha lavorato contro la possibilità di un possibile successo elettorale del partito dei Bersani, Renzi, Letta…;
b) il cambio di guardia e della visione del Mondo da parte del quadro dirigente del PDS, poi, DS, indi, PD ha modificato antropologicamente (sino a sposare, in toto, le tesi del neoliberismo) sia l’ossatura del partito che le strategie, gli obiettivi e quindi la classe di riferimento, che non è più quell’unica e rivoluzionaria, classe operaia, ma quella dei ceti medio alti.
Infatti, la lettura dei dati elettorali (benchè questo sistema è fatto per “truffare” l’esito finale degli eletti in Parlamento) ha fatto rilevare che le zone degli ultimi, una volta roccheforte dei comunisti, sono passate, per protesta(?), ad altri o non hanno votato.
La visione di questi odierni partiti della società è diversa e lontana anni luce da quella democratica impostata dai padri costituenti nel periodo post bellico della Seconda Guerra Mondiale, quei padri costituenti che hanno ritenuto fondamentale (e in questa direzione si sono spesi) dare basi solide e capillari per rappresentare degnamente tutte le varie venature della società.
Oggigiorno, abbiamo un appiattimento e una spersonalizzazione culturale di quelle forze che avrebbero potuto e dovuto essere rivoluzionarie, nel significato più esteso possibile, e, quindi, capaci di modificare alla radice un sistema-Paese, e che, invece, si sono consegnate, mani e piedi, alla volontà dominante dei potenti, sono andate verso, cioè, quelli che abbruttiscono il pianeta sia nei rapporti interpersonali che generali, sia nello sfruttamento che per l’abbruttimento lavorativo, che inquinano, fanno disastri ambientali, corrompono per mantenere il potere e sono conniventi (per non dire cointeressenti) con la criminalità…
Alla fine gli elettori del PD non sono l’unica vittima trasgenica di un paradigma che, determinato da una voluta pianificazione calata dall’alto e i cui artefici sono quelli che Antonio Gramsci chiamava la «massoneria il vero e unico partito chiesa della borghesia» [3], è stato volutamente modificato.
Nei vari momenti istituzionali, la sordida presenza di questi spergiuri della Costituzione italiana diventati, persino, Presidenti della Repubblica, ministri o parlamentari, non è casuale ma, addirittura, negli ultimi anni, in forte aumento e coincidente con la mancanza di un partito che faccia rispettare, pragmaticamente, la prima Carta del paese Italia come lo era il P.C.I..
Squallide figure che, all’ombra del giuramento segreto massonico, hanno intossicato la cultura (inclusi i media), i pubblici servizi (compresi i servizi segreti, le Forze dell’Ordine…), le diverse attività lavorative, sino a svilire i presupposti democratici delle istituzioni. [4] Tutto questo è sfociato nell’asfissia, da parte delle persone, sia della partecipazione al voto elettorale che dell’adesione alla “cosa pubblica” (diventandone “protagonisti” disinteressati).
Vige, invece, un sistema basato sul carrierismo, sulle raccomandazioni sponsorizzate, sul malcostume, in una parola quello che era ed è per le leggi il malaffare… un sistema che il P.C.I. faceva rientrare in quella che chiamava “questione morale” di tutti gli ambiti del paese.
Nel Parlameno, infatti, è aumentata la presenza di soggetti che hanno problemi con la giustizia (escludendo quelle per opinione) e che hanno, quindi, l’opportunità di legiferare andando in tutt’altra direzione rispetto a quell’equilibrio giuridico e di giustizia che tutti si aspetterebbero.
Inoltre, agli odieri parlamentari manca una propria visione strategica complessiva su come porsi con il resto del Mondo, invece, di rimanere prigionieri di altrui scelte come, ad esempio, la questione dei traffici di armamenti effettuati dall’Italia con Paesi in guerra che violano i diritti umani, nonostante il divieto della legge 185 del 1990. [5]
Gli abitanti di questo Continente europeo avrebbero bisogno, da parte dei politici, di maggiore coerenza, infatti, invece di rimandare alle calende greche, in un’attesa che somiglia, sempre più, al personaggio di “Godot” che non si presenta mai, e caratterizzati da digressioni con argomenti futili, luoghi comuni e, spesso, qualche battuta comica, dovrebbero occuparsi della custodia dei diritti dell’Unione Europea, ma soprattutto dovrebbero farlo senza influenze esterne o senza evidenti conflitti d’interesse.
NOTE
[2] https://www.iskrae.eu/dens-dolens-604-non-nominate-proporzionale-invano/
[3] Riccardo Mandelli storico-saggista della I^ Guerra Mondiale-del fascismo e della massoneria, Luigi Grimaldi saggista, giornalista d’inchiesta de Le Iene https://youtu.be/xmCFk3toyZQ
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_di_rinascita_democratica
[5] Archivio Report 1999: le vie delle armi non sono infinite https://fb.watch/fUWjrYEHZk/
Foto modificata di Mike B