di MOWA
«Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti.» (Karl Popper)
Una persona democratica ha nel proprio dna comportamentale la capacità di rispettare la diversità di pensiero ma non può stare tranquilla rispetto a quanto sta avvenendo sia in Italia che nel Mondo; accadimenti tra l’altro, di rilievo viste le continue istigazioni di taluni verso la guerra, o lo sfregio alla Costituzione antifascista, o i continui insulti all’intelligenza delle persone…
Quindi, la tolleranza democratica si conserva come tale solo se rimane inalterata la condizione stessa di democraticità e quindi si esprimano, ad esempio, opinioni differenti, ma se si varca la soglia dell’abuso tanto da diventare un sopruso della libertà altrui e, soprattutto, se certi abusi diventano prassi costante o vengano reiterati, significa che quell’intemperanza deriva da una prevaricazione ideologica, una specie di sovranismo psichico come quello che Roberto Ciccarelli su il Manifesto.it dell’8 dicembre 2018, considerava non circoscritto al, solo, conflitto tra Stato-Nazione e tecnocrazia europea, ma al cittadino-consumatore che «assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio».
Un atteggiamento di troppa “sopportazione democratica” verso i soprusi potrebbe essere equivocato da chi è “affetto” da sovranismo psichico tanto da renderlo ancora più arrogante ed indurlo a diventare deleterio a 360° e a considerare legittimo il proprio comportamento oltraggioso come avvenuto l’altro giorno in Senato quando hanno censurato (tolgliendo l’audio) Roberto Scarpinato mentre parlava dei rapporti tra Forza Italia e la mafia nominando quel condannato in via definitiva, Marcello Dell’Utri.
Il presidente del #Senato La Russa spegne il microfono al senatore #Scarpinato mentre nomina Dell’Utri parlando dei rapporti tra FI e mafia.pic.twitter.com/rRqzcx7FAE
— @ᴛᴏʀᴀᴋᴊᴋᴊ (@Torakjkj) October 26, 2022
Esempi, in tal senso, ve ne sono a iosa.
Lo spregio dell’altro, dunque, che ritroviamo anche nei piccoli comportamenti quotidiani (come il linguaggio che viene usato sui social sempre offensivo e poco tollerante dell’opinione altrui…) è prevaricazione e, se compiuto da alte cariche del Paese come avvenuto durante la replica
della presidente del Consiglio Meloni all’onorevole Soumahoro, diventa una, strisciante, visione suprematista, antitetica ad ogni forma di democrazia così come l’abbiamo conosciuta e praticata in questi
settant’anni di Repubblica.
Durante la replica la premier Meloni si è rivolta all’onorevole Soumahoro dandogli del ‘tu’ per errore. Il deputato: “Durante lo schiavismo e la colonizzazione i ‘neri’ non avevano diritto al ‘Lei’”. #governomeloni #fiducia pic.twitter.com/gVL6YmSddV
— Fanpage.it (@fanpage) October 26, 2022
Questa sorta di abuso riporta alla memoria gli anni bui del periodo ’60-’70 e, nel film di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, un GianMaria Volontè, che impersonava un’alto funzionario delle istituzioni, illustrava la situazione e il tremendo paradigma a cui bisognava rifarsi e che, purtroppo, in sintesi era: “Repressione è civiltà”.
“ Repressione è civiltà” quanto manchi #GianMariaVolontè pic.twitter.com/If6t75n3C8
— Barbara Collevecchio (@colvieux) October 21, 2022
Ma a questo punto, si sta andando, veramente, in quella direzione o la cosiddetta tolleranza democratica, riesce, finalmente ad avere un sussulto di orgoglio e a fare un’ inversione di rotta?
Foto di Anete Lusina