di MOWA
«La democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi.» (Jean-Jacques Rousseau)
Giungono notizie da Bruxelles (Belgio) di un’indagine «su una presunta organizzazione criminale» che ha aspetti inquietanti. Gli inquirenti hanno portato alla luce «casi di corruzione e riciclaggio di denaro» e trovato, dicono le cronache, nelle «perquisizioni in casa dell’ex esponente del Pd», Antonio Panzeri, addirittura, «600 mila euro in contanti». [1]
Un nome conosciutissimo, a Milano, quello di Antonio Panzeri, perché, negli anni passati, è stato segretario della Camera del lavoro metropolitana della CGIL, con una gestione molto discussa tanto da essere citato pesantemente, in negativo, sia in un libro di Roberto Di Fede, Il rosso & il nero: [gli affari di Berlusconi con i “comunisti,” una cooperativa rossa per la Fininvest, le relazioni pericolose di Armando Cossutta] [2] che su questo sito per altre vicende riguardanti la lunghissima vertenza della Polizia locale [3]. In entrambi i casi erano stati allontanati dal sindacato quegli iscritti che chiedevano trasparenza e rispetto statutario.
Nel libro, sopracitato, si parlava della Movicoop, una “cooperativa” che aveva un “perverso legame”, non certo cristallino, con la Fininvest di Silvio Berlusconi, tanto che, pag, 72, recita: il
«31 gennaio 1996 i delegati sindacali di Telepiù sollecitano l’urgente intervento della Filis-Cgil di Milano sulla “questione degli appalti di manodopera a società esterne [Movicoop, ndr] presso le sedi di Telepiù. È importante prendere coscienza da parte di tutti di questa iniziativa per trasformare e superare il lavoro precarizzato con l’assunzione dei lavoratori esterni, a cui va la nostra massima solidarietà, facendo applicare le disposizioni di legge”. Ma ancora un avolta la dirigenza sindacale rimane inerte.»
Quando uscì libro fece molto scalpore tra i lavoratori e le lavoratrici proprio per le brutte responsabilità dei dirigenti CGIL milanesi di allora e per le vergognose azioni compiute da alcune “personalità” politiche.
Nel secondo caso, invece, furono messe in atto, in seno alla Cgil, contro i delegati, prevaricazioni antistatutarie, che hanno rischiato di pregiudicare i requisiti della trattativa sindacale con l’amministrazione comunale in forza a Gabriele Albertini. Tra l’altro, una delle più lunghe trattative del mondo del lavoro che ha visto, la categoria, far valere i suoi diritti, nel rispetto dell’equilibrio con la cittadinanza milanese. [4]
Si vogliono rimarcare le parole, pronunciate dall’allora segretario del P.C.I., Enrico Berlinguer, durante un’intervista rilasciata a Repubblica nel 1981, che, citando i partiti diceva:
“[…] I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.
…non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.
[…] La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.
[…] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude. […]» [5]
Ed ora? Più che mai, visto che quel partito [P.C.I.] l’hanno distrutto, se non si vuole fare lo stesso errore di chi ha frequentato troppo i banchieri e danneggiare la causa degli ultimi, per usare ancora le parole di Enrico Berlinguer, si deve… “combattere e distruggere”:
«[…] il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.» [5]
NOTE
[2] https://www.slaicobas.it/eventi/2695-libro-il-rosso-a-il-nero.html
[3] https://www.iskrae.eu/dens-dolens-25-i-miglior-abili-errori-della-cgil/
[4] http://bfsopac.org/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=32973
Foto di Lukasz Radziejewski