di MOWA
«Il giornalismo è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può traversare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, come Dante, dal divino alloro di Virgilio.» (Honoré de Balzac)
Quando la politica diventa caciara non permette alle persone di ragionare e si profila un pericolo, quello della perdita della democrazia. Ancor peggio se a ciò si aggiunge uno stuolo di politici di professione che perdono il senso sia della misura che dell’adeguatezza del ruolo che rivestono. Una delle ultime è quella di aver agganci col mondo dell’ignoto che ha permesso loro, ancor prima di venire a conoscenza delle perizie medico-legali, di stabilire che la morte del dissidente Navalny è stata per avvelenamento da Novičhok [1], inoltre, sempre grazie al divino dono di saper leggere il futuro (con i tarocchi?), hanno trovato il colpevole: il Presidente della Federazione russa Putin.
Ci si scaldalizza, poi, del divieto di accesso alla salma di Navalny ma, per chi conosce un minimo le procedure giudiziarie su alcuni tipi di decessi, sa benissimo che le stesse autorità (anche qui in Italia) non permettono a chiunque di accedere per evitare complicazioni o distorsioni, visto, però, che si sta parlando di territorio russo, tutto ciò di cui si parla diventa arbitrario e illegale.
Qui non si tratta di avere in simpatia o antipatia quel tal Stato o quel Presidente ma di mantenere la lucidità per stabilire le giuste richieste da fare per poter ricostruire i fatti e non farsi imbrigliare dagli eventi propagandistici come sembra, invece, accada negli ultimi anni quando si stabilisce già, a priori, il colpevole mettendo in atto una pessima propaganda anti-russa travestita da servizi giornalistici. Un brutto spettacolo di cori stonatissimi che non fanno fare la dovuta strada alla giustizia e, tanto meno, alla verità.
E, in merito alla cattiva informazione fatta dai media, viene alla mente l’ottimo video fatto qualche anno fa da Massimo Mazzucco sul caso della campagna pro-Navalny e orchestrata da pomposi giornalisti dal titolo “CASO NAVALNY: TUTTE LE FAKE NEWS DA LA7”, [2] nel quale venivano analizzate, con dovizia di particolari, tutte le contraddizioni su chi fosse costui e quanto di indecente venisse trasmesso in televisione. Un video che è importante vedere, per chi non lo avesse ancora fatto, e rivedere, per chi non ricorda le bufale messe in onda. Un autentico esempio di come una asservita stampa di potere possa creare l’oblio della ragione e dell’intelligenza degli individui creando un mito, un eroe, senza che costui ne avesse, però, i requisiti etici e morali.
Siamo arrivati in questi giorni, addirittura, a sentire giornalisti (a volte bravi!) sparare frasi su Navalny e dire che era imprigionato ingiustamente senza aver commesso reati e solo per le sue idee ma dimenticando che non era così perché, qualche anno fa (2021), su di lui scrivevano che:
«…A denunciare Navalny è stata un’azienda di cosmetici francese, la Yves Rocher, di cui Navalny era il referente in Russia.
L’accusa?
Frode.
Ha sottratto all’azienda francese di cosmetici l’equivalente di 400mila dollari.
Per frode il blogger ucraino è stato condannato a 3 anni e mezzo nel 2014, da scontare ai domiciliari.
Dopo dieci mesi di domiciliari la pena fu sospesa e nel dicembre scorso sarebbe decaduta. Ma due giorni prima della scadenza i magistrati hanno convocato Navalny, allora in Germania, dove era stato trasferito dopo un mai chiarito e certamente ambiguo tentativo di avvelenamento, che presenta molti lati oscuri, di cui la Germania non ha mai voluto condividere le prove…
I giudici hanno ritenuto che avesse violato i domiciliari e quindi la pena dei tre anni rimanenti deve essere scontata.
Inoltre, Navalniy è accusato dal Comitato Investigativo, che è la principale agenzia investigativa russa, di aver utilizzato per acquisti esclusivamente personali oltre 356 milioni di rubli (circa 3,9 milioni di euro), che erano stati donati a sue fondazioni no profit, il cui obiettivo sarebbe dovuto essere quello di investigare sulla corruzione degli alti funzionari del governo russo e renderla pubblica…» [3]
Giornalisti o politici che omettono di scrivere su Navalny ciò che altri loro colleghi avevano precisato su questa persona, dove fosse stato “allevato” e da dove, quel cultore di nazionalismo, provenisse. Riportiamo un breve brano dell’articolo di Manlio Dinucci, del 28 marzo 2017, dal titolo: Navalny, un democratico «made in Usa»:
«...Chi è Alexey Navalny? Come si legge nel suo profilo ufficiale, è stato formato all’università statunitense di Yale quale «fellow» (membro selezionato) del «Greenberg World Fellows Program», un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei «leader globali». Essi fanno parte di una rete di «leader impegnati globalmente per rendere il mondo un posto migliore», composta attualmente da 291 «fellows» di 87 paesi, l’uno in contatto con l’altro e tutti collegati al centro statunitense di Yale.
Navalny è allo stesso tempo co-fondatore del movimento «Alternativa democratica», uno dei beneficiari della National Endowment for Democracy (Ned), potente «fondazione privata non-profit» statunitense che con fondi forniti anche dal Congresso finanzia, apertamente o sottobanco, migliaia di organizzazioni non-governative in oltre 90 paesi per «far avanzare la democrazia».
La Ned, una delle succursali della Cia per le operazioni coperte, è stata ed è particolarmente attiva in Ucraina. Qui ha sostenuto (secondo quanto scrive) «la Rivoluzione di Maidan che ha abbattuto un governo corrotto che impediva la democrazia».
Col risultato che, con il putsch di Piazza Maidan, è stato insediato a Kiev un governo ancora più corrotto, il cui carattere democratico è rappresentato dai neonazisti che vi occupano posizioni chiave…» [4]
La vergogna di scrivere cose errate non ha insegnato nulla a chi pensa che difendere il proprio posto di lavoro sia più importante della ricerca della verità pur sapendo che quel gesto danneggerà, nel tempo, anche la propria posizione sociale ma, si sa, per costoro, l’importante è cantare, anche sapendo di essere molto stonati… nella stolta certezza che nessuno si accorgerà delle stecche.
NOTE:
[1] https://tg24.sky.it/mondo/2024/02/19/veleno-novichok-sintomi
[2] CASO NAVALNY: TUTTE LE FAKE NEWS DA LA7
[3] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sapete_perch_navalny__in_carcere/82_40819/
[4] https://ilmanifesto.it/navalny-un-democratico-made-in-usa/
Foto di MOWA