di MOWA
«La civiltà capitalistica ci ha indotto a pensare esclusivamente ai “fatti nostri”: l’altro non è più né fratello, né amico e neppure prossimo simile a me, piuttosto è un estraneo da evitare e, possibilmente, da schiacciare e sfruttare.» (Don Andrea Gallo)
Il Mondo occidentale degli oppressi assiste passivo all’evolversi dello scontro tra due interpretazioni di come si governa il potere senza analizzare che, comunque, questo conflitto è tutto e solo su base capitalistica e non ha nulla da spartire con il benessere della popolazione globale. Anzi…
Infatti, le politiche degli ultimi trenta, quarant’anni ci hanno fatto cadere, mani e piedi, nella trappola del “se stare con un ipercapitalismo legato alla finanziarizzazione e cioè con grandi gruppi monopolistici (oggigiorno rappresentati, in prevalenza da Vanguard, BlackRock, Kkr & Co…)” o con quelli di “un capitalismo cosiddetto post-1945”.
I maggiori sponsor di queste politiche ipercapitalistiche sono gli anglofoni alla Biden o come la sua ex vice, ora neo candidata alla Presidenza USA, kamala Harris che, nella sua recente propaganda elettorale, ha tranquillamente detto (sostanzialmente) che bisognerà salvare la classe media (da $ 400.000 in su) se si vuole uscire dalla crisi, escludendo, con ciò, milioni di poveri che non hanno e non avranno alcuna possibilità di contare economicamente e, quindi, implicitamente, politicamente. L’errore di valutazione che viene fatto, invece, da parte di molte forze politiche (anche europee) è quello di pensare che questi politici che si vendono per democratici, siano pro-popolazione come lo statunitense Bernie Sanders o l’economista tedesca Isabella Weber, che sostenne una posizione a favore di una politica di controllo dei prezzi non criticando, però, l’origine del fenomeno inflattivo del sistema capitalistico determinato pregiudizialmente dai grandi monopolisti. Persino i “progressisti” dello schieramento italiano composto da sindacalisti o partiti (Schlein del PD inclusa) stanno commettendo l’identico errore di analisi.
In questo quadro politico troviamo, anche, soggetti come Donald Trump, il quale, sfruttando la crisi del modello economico entrato in crisi nel 2008, ha rilanciato (si fa per dire!) parole d’ordine di richiamo (ma ad evidente favore dei più ricchi) come, ad esempio, “eliminare quasi del tutto le tasse sulle imprese”. Ma anche su questo versante politico è evidente un diorama politico, per nulla corrispondente alla realtà, che ha, subdolamente, saputo imbrogliare gli oppressi conducendoli verso un revanscismo nazionalistico senza prospettive concrete di superamento del capitalismo. Anche qui, ci troviamo di fronte ad un imbrigliamento ideologico, per non dire imbroglio, per quelli che popolano la Terra, sorretto da quell’ipocrisia capitalistica senza sbocco, che conduce, addirittura, verso guerre per il predominio.
Guerre di dominio, quindi, che sono portate all’identica conclusione sia nell’uno che nell’altro schieramento dove, però, gli oppressi dovrebbero rispondere con più fermezza e in modo strutturalmente organizzato come avvenne nel secolo scorso che fu il tempo delle conquiste dei diritti sociali ed economici, diritti che stiamo, per provocata inedia, perdendo. E, non è giusto!
Questo capitalismo, non dimentichiamolo, lancia parole d’ordine fortemente equivoche, infatti risuona forte il tam tam di russofobia, antisemitismo, antimigrazione…, solo con l’intento di ammutolire, anche per mezzo dell’emanazione di leggi liberticide, ogni ordine di dissenso, proprio come stiamo assistendo con sorprendente velocità in questi ultimi anni quando dei diritti di tutti noi e per qualcuno di più si fa carta straccia…
Foto di Markus Spiske