di MOWA
Il mondo cambia e, spesso, gli artefici del cambiamento diventano “vittime del loro stesso agire” e la dimostrazione pratica la troviamo in ambito religioso dove si è passati da “governatori” delle anime a “governati”.
In passato, ad esempio, la Chiesa cattolica aveva emesso encicliche e bolle papali contro quello che sembrava essere il male oscuro: la massoneria poi, però, pian piano, è andata verso il graduale “recupero” degli stessi massoni, consegnando le proprie terrene ricchezze a banchieri con tanto di grembiulino come è stato per i Rothschild, i Bernardino Nogara, i Michele Sindona, i Roberto Calvi, ecc..
Si potrebbe dire che a nulla sono valse le parole dell’enciclica di papa Ratti scritta nel 1931, Quadragesimo Anno, se non a dimostrare l’autentica contraddizione del mondo religioso con queste parole: “Un potere illimitato e una dominazione economica dispotica si trovano concentrati in pochissime mani. Questo potere diviene particolarmente sfrenato quando sia esercitato da coloro che controllando il denaro, amministrano il credito e ne decidono la concessione. Essi somministrano – per così dire – il sangue all’intero organismo economico e ne arrestano la circolazione quando loro convenga; tengono in pugno l’anima della produzione, in guisa che niuno osi respirare contro la loro volontà.”
Se, quindi, la sensibilità dei cattolici era così elevata verso i meccanismi della finanza perché, allora, dare le casse del Vaticano in mano a coloro che “somministrano – per così dire – il sangue all’intero organismo economico e ne arrestano la circolazione quando loro convenga”?
Come è stato possibile che Pio XI scrivesse quel pezzo di fantastica enciclica e, poi, il Vaticano desse assoluta libertà d’azione al massone Bernardino Nogara sugli investimenti della Santa Sede?
Oppure, fare affermazioni gravi (e blasfeme per la stessa religione) come quelle sostenute dal cardinale Francis Spellmann alla morte di Nogara: “Dopo Gesù Cristo, la cosa più grande che è capitata alla Chiesa cattolica è Bernardino Nogara”.
Come è stato possibile che la Santa Sede abbia dato ai banchieri Rothschild, massoni di origine ebrea (cosa inconcepibile, fino a qualche anno fa, per la religione cattolica), la gestione delle finanze?
I Rothschild, secondo lo studioso Jacob Katz, facevano parte della Loggia “L’Aurore Nassante” di Francoforte in compagnia di altre 80 ricchissime famiglie come gli Adler, gli Speyer, i Reisse, i Sichel, gli Ellison, gli Hanau, i Goldschmidt. L’obiettivo di questa loggia qualche anno fa in Vaticano è stato aprire un dialogo tra mondo ebraico e mondo cattolico: fatto singolare ma, stranamente, convergente.
Ci sarebbe da chiedere alla Chiesa cattolica se, per alleviare i costi faraonici della macchina della fede, fossero veramente indispensabili i soldi ricavati dall’energia elettrica, dalle comunicazioni telefoniche, dalle produzioni di macchine agricole, dalle ferrovie locali, dal cemento, dalle fibre tessili sintetiche, dal credito bancario, dagli armamenti e dagli esplosivi bellici [1] (sic!).
La Chiesa cattolica (ma non unica), nei suoi millenari anni di vita, non ci stupirà mai abbastanza, infatti è riuscita a tenere i piedi in diverse scarpe senza mai comparire più di tanto.
É, infatti, storia recente sul versante più progressista (sic!) della Chiesa che i sostenitori ecclesiali della “teologia della liberazione” (quasi prevalentemente gesuiti) in America latina non si siano preoccupati, minimamente, di abbandonare i propri seguaci, come avvenuto con i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, “scaricandoli” al regime dittatoriale argentino. [2] Oppure avere gesuiti, come Hermann Grűber, che sono stati capaci di intraprendere percorsi di “dialogo” (?) con la nemica massoneria come avvenne ad Aquisgrana nel 1928 [3] e ripetere l’operazione, con il gesuita Joseph Berteloot, qualche anno dopo in Francia. [4]
Sembra che il Vaticano, di fronte al denaro, applichi gli stessi parametri della borghesia, parametri sintetizzabili in Pecunia non olet! altrimenti non si spiegherebbero le operazioni fatte “indirettamente” dallo Ior con i massoni come Roberto Calvi, Umberto Ortolani e Licio Gelli nella scalata al Corriere della Sera… quasi ci fosse un “patto” d’unione. E non è, lontanamente, immaginabile supporre che il Vaticano, con la fitta rete di relazioni che ha a disposizione, non fosse a conoscenza di quanto accadeva dietro le operazioni finanziarie così, come non poteva non sapere, quanto ben descritto nella memoria dei magistrati Tescaroli e Monteleone: “Nel consiglio dell’Ambrosiano Group Banco Commercial di Managua sedeva Ivan Alvarez Baltodano, persona di fiducia nominata da Calvi. Una nomina evidentemente finalizzata per compiere le successive operazioni. Baltodano è risultato coinvolto in un’attività di riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico per conto di Gabriel Abouchaibe, esponente del cartello di Medellin. In particolare, Baltodano era colui che poteva disporre del conto aperto presso la BAOL [Banco Ambrosiano Overseas Limited ndr] di Nassau, Bahamas, sul quale confluiva il denaro ormai ripulito dopo i vari passaggi individuati dagli agenti statunitensi nella cosiddetta operazione Green Back”.[5]
Evidenzio, per i meno addentro della finanza, che il cambio di nome in Banco Ambrosiano Overseas Limited (BAOL) avvenne negli anni ’80 in quanto prima lo stesso si chiamava Cisalpine Overseas Bank di Nassau e nel suo consiglio di amministrazione (ricordava il suggeritore della costruzione di quest’ultima banca Michele Sindona, prima di morire nel carcere di Voghera), vi era, come condizione, quello di far entrare lo Ior parlandone, però, prima, con il loro rappresentante di riferimento Luigi Mennini e con l’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus.
Il Vaticano, quindi, non poteva non sapere; così come non poteva non sapere quanto il 13 ottobre 2002 su “la Repubblica” in un’intervista il figlio di Roberto Calvi (Carlo) dichiarava: “I magistrati Monteleone e Tescaroli mi hanno chiesto di fornire altri dettagli sui movimenti di denaro avvenuti negli Settanta sui conti esteri dell’Ambrosiano e sui rapporti tra Francesco Di Carlo [boss mafioso a Londra e, poi, diventato collaboratore di giustizia Ndr] e Marcello Dell’Utri […] Ci sono indicazioni anche sui soldi con cui venne costituita la Fininvest”.
Come la Chiesa cattolica non poteva non sapere, vista l’insistenza del figlio di Calvi nel rilasciare interviste sui giornali, in cui ricordava gli interessi del padre, e su l’Espresso del 25 ottobre 2005 affermava: “Finanzieremo le attività televisive di Silvio Berlusconi”.
Così, come non poteva non sapere, quando l’esperto-consulente della Banca d’Italia, Francesco Paolo Giuffrida, affermava in merito alla BAOL: “Numerose sono state le operazioni finanziarie effettuate [da Roberto Calvi Ndr] utilizzando società del Gruppo o della “costellazione estera” del banco Ambrosiano […] Dette società, come evidenziato dai commissari liquidatori e, successivamente, dal pubblico ministero Pierluigi Dell’Osso, avevano caratteristiche di elevata anomalia operativa già per le modalità di costruzione e in particolare per il luogo ove venivano fondate e domiciliate. Fra dette operazioni si è rintracciata anche l’acquisizione di una partecipazione estera nella Capitalfin International Ltd, la “All 122”, sul cui conto il dottor Dell’Osso così scriveva: “Nel novembre 1977 la Belrosa acquistava da altre società del gruppo Banco Ambrosiano (BAOL e Promotion) 4.900.000 azioni della Capitalfin International Ltd.-Nassau, società cui partecipavano a quell’epoca: Hydrocarbons International Holding, Zurigo; Banca Nazionale del Lavoro Holding, Lussemburgo; IFI International, Lussemburgo; Montedison Holding, Lussemburgo; Bodry AG, Zurigo (probabilmente legata alla Banca Nazionale del Lavoro). I fondi necessari per tale operazione, il cui controvalore era di circa venticinque milioni di dollari, provenivano da AGBC (Ambrosiano Group Banco Comercial), situato in Nicaragua”.
Il Vaticano, quindi, non poteva non sapere, e far finta di nulla su quanto affermato, nell’interrogatorio del 7 aprile 1983, dall’alto funzionario dell’Ambrosiano, Filippo Leoni: “Mi sono ricordato di un’altra operazione relativa alla Capitalfin, della quale mi portò a conoscenza Calvi. Risale alla fine del 1979 o comunque del 1980, perché il finanziamento fu fatto dall’Andino, che venne costituito appunto nell’ottobre del 1979. Calvi, dopo aver fatto finanziare la Belrosa, mi disse che in qualche modo ci si sarebbe dovuti occupare della Capitalfin per conto dello Ior, che deteneva una partecipazione nella società. Capitalfin divenne partecipata dell’Andino, per conto dello Ior. In sostanza la Belrosa, ricevuto il finanziamento dall’Andino, ha acquistato questa partecipazione nella Capitalfin. La Capitalfin era una società bahamense e non c’era pertanto nominatività dei titoli azionari. Seppi da Costa [altro funzionario dell’Ambrosiano Ndr] che la Capitalfin aveva numerosi problemi finanziari ed economici, venuti alla luce dopo l’acquisizione della partecipazione. Dopo il finanziamento iniziale dell’Andino, più di una volta ci fu necessità di esborsi di ulteriori capitali, anche perché i vecchi azionisti avevano richiesto che anche noi contribuissimo a queste ricapitalizzazioni. Gli interventi erano sempre effettuati tramite finanziamenti alla Belrosa. Mi risulta che Calvi abbia sempre aderito a queste richieste di nuovi esborsi, anche se talvolta tergiversava e li faceva aspettare un po’”. Tanto gravi queste affermazioni da far scrivere al condirettore di Bankitalia: “Le dichiarazioni di Leoni danno già una prima contezza della valenza negativa nell’economia del gruppo dell’operazione Capitalfin, che verosimilmente Calvi doveva aver voluto più nel contesto delle sue frequentazioni con altri confratelli della P2 interessati alla vicenda che non nell’ottica di una effettiva convenienza del gruppo”.
Allora ci chiediamo quali potrebbero essere le anime che costoro vorrebbero salvare sia sul versante religioso che quello umano viste le premesse dell’inferno in terra che ci propongono…
E non vogliamo tirare in ballo le sofferenze e le miserie provocate dai licenziamenti di lavoratori, i trasferimenti di aziende o i tanti suicidi provocati da questi giochi di Borsa. Come, al momento, non vogliamo tirare in ballo i ruoli avuti, negli anni addietro, dalle banche come la Rasini di Milano o dai massoni come Luigi Bisignani rispetto le relazioni tra massoneria – Vaticano – criminalità scoperte da onesti magistrati con le indagini perché fanno drizzare i capelli in testa.
Sarebbe stato più coraggioso e onesto intellettualmente ammettere che avendo scelto di stare dalla parte dei capitalisti si sia preferita solo la parte finale della citata enciclica: “tengono in pugno l’anima della produzione, in guisa che niuno osi respirare contro la loro volontà”.
Note:
[1] G. Galeazzi – F. Pinotti “Vaticano massone – Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di papa Francesco” ed. Piemme
[2] Horazio Verbitski “L’isola del silenzio – Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” Ed. Fandango libri (http://www.fandango.it/scheda.php/it/l-isola-del-silenzio/393)
[3] Incontro tra 3 alti esponenti della massoneria Kurt Reichl, Eugen Lennhoff, Ossian Lang ed il padre gesuita Hermann Grűber. Informazione tratta da: Eugen Lennhoff, Dieter A. Binder, Oscar Posner Internationales Freimaurerlexikon Herbig.
[4] Dialogo tra il gesuita Joseph Berteloot ed il massone Albert Lantoine. Tratto da: Lettre au Souverain Pontif di Albert Lantoine 1937
[5] Proc. Pen. 13034/95 RG Noti, Tribunale di Roma. Atto del processo per l’omicidio di Roberto Calvi.
Vedi anche: