Si parla ormai da anni di gruppi segreti e privati su Facebook, utilizzati per stalkerare e violentare verbalmente ex fidanzate, ragazzine minorenni o per bullizzare compagni di classe. Quello che molti ignorano è che esistono anche centinaia di gruppi in cui membri delle forze di polizia o militari di tutto il mondo si ritrovano per parlare e discutere di attualità e politica. Ha fatto scandalo l’articolo di ProPublica che ha portato alla luce il gruppo segreto degli agenti di confine americano. I post sessisti, razzisti e violenti contro Alexandria Ocasio-Cortez e molti altri deputati democratici, hanno fatto esplodere una polemica negli Stati Uniti che non si è ancora quietata. Il risultato è stata l’apertura di un’indagine nei confronti degli agenti iscritti nel gruppo.
E in Italia cosa scrivono le persone pagate per proteggerci?
La redazione di The Vision ha avuto accesso ai post del più importante gruppo Facebook frequentato dai militari della Guardia di Finanza. Un gruppo privato che conta oltre 16mila membri fondato da Alessandro Capace, un sottufficiale della GDF secondo la sua pagina Linkedin, il cui ingresso è consentito solo ad “agenti in servizio, quelli in congedo e i loro diretti familiari”.
Che cosa abbiamo trovato?
Razzismo, sessismo, violenza e minacce dirette contro parlamentari della Repubblica italiana, ONG e migranti.
Il gruppo esiste da oltre 9 anni, ma per osservare tutto questo ci è bastato concentrarci principalmente sui post pubblicati nelle ultime 2 settimane, ovvero da quando è scoppiato il caso di Carola Rackete e della Sea Watch 3.
Uno degli aspetti più inquietanti del gruppo Facebook dei finanzieri è il modo in cui la violenza fisica, veicolata attraverso le armi da fuoco, viene considerata come la risposta a tutto.
I membri inveiscono contro i “colleghi” che non hanno fatto fuoco contro l’imbarcazione e chi stava dentro e chiedono ai prossimi che si troveranno di fronte a una ONG di “sparare”.
Il membro, un appuntato scelto di Siracusa, rincara poi la dose con un altro messaggio.
Ma il finanziere non è l’unico a suggerire questa opzione per risolvere il problema Carola e PD. I commenti si dividono tra una frangia più estrema, che chiede di uccidere lei e i parlamentari del PD, e una più pacata e ragionevole, che pensa sia giusto uccidere solo i politici del PD.
Non mancano gli insulti sessisti o addirittura le velate minacce di stupro. Come il caso di questo utente, che risulta essere un “basco verde” della GDF, un reparto élite che si occupa principalmente di lotta al terrorismo. Ecco cosa scrive:
Un altro post, invece, dedicato all’arrivo a bordo dei parlamentari di +Europa, PD e Sinistra Italiana, riceve commenti in cui i membri de “Il finanziere” si lamentano che i colleghi a bordo non li abbiano buttati tutti a mare con un “blocchetto di cemento”. Lo stesso stile di comunicazione che usa la mafia per le esecuzioni nei film.
In questo commento, un membro scrive un lungo e inquietante messaggio in cui Carola Rackete viene personalmente minacciata. Si parla di “educazione e linguaggio forbito che uso nelle occasioni speciali”, in quali altri occasioni avrà utilizzato lo stesso metodo? Quante persone avranno potuto sperimentare di persona “chi comanda veramente questo paese”?
Questo utente iscritto al gruppo parla invece di piazzare una “bomba” per uccidere tutti. Donne e bambini migranti a bordo, i parlamentari, la capitana Rackete. Una strage. Alla fine non manca un’inquietante chiamata a “indossare le armi”. Lo spettro del colpo di Stato viene spesso richiamato nei commenti dei finanzieri.
Il golpe viene richiesto a gran voce dopo la notizia della scarcerazione di Carola Rackete da parte del GIP di Agrigento. Altri membri iscritti chiedono infatti ai colleghi di non fare più da scorta a “politici e magistrati”.
Una notizia di più di un anno fa sulla marina militare del Marocco, che ha sparato ferendo diverse persone a bordo e uccidendone anche una, in questo gruppo viene salutata come una grande conquista di civiltà. Un utente non manca di mostrare addirittura gelosia, chiedendo “almeno lì possono sparare a chi si offre di dare solidarietà?”
La notizia del video in cui si vede un agente di polizia estrarre la propria pistola per minacciare una famiglia di tunisini, diventa dunque una buona occasione per capire cosa pensano i finanzieri di come si dovrebbe agire in strada quando ci si confronta con degli stranieri.
I tunisini diventano “beduini”.
Chi prova a dire che estrarre una pistola potrebbe essere un’azione esagerata riceve questa risposta razzista.
Infine qualcuno scrive che non solo estrarre la pistola sarebbe giusto, ma quando ci sono tre o più persone bisognerebbe “sparare” per una non meglio precisata “difesa personale”, perché è “ora di finirla che i magistrati difendono i delinquenti africani”.
Questa idea di dover fisicamente eliminare la minaccia straniera ritorna anche dopo che nel gruppo viene postato un articolo su un finanziere, che sarebbe stato morso da un nigeriano durante un controllo. La soluzione? Torture e sparare.
L’autore di questo commento, che esorta all’uso delle manganellate e ricorda i bei tempi del peperoncino (per i distratti a casa si tratterebbe di tortura) è un maresciallo capo della GDF in congedo che risulta essere stato insignito del “cavaliere ordine al merito della Repubblica Italiana” nel 2004.
Un altro utente consiglia invece agli altri finanzieri di sterminare i “serpenti nigeriani” prima che si diffondano troppo sul territorio italiano.
Il metodo consigliato da questo membro per risolvere il “problema nigeriani”? Due pillole 9×17, un chiaro riferimento al calibro 9x17mm della Beretta 34 .380 ACP, pistola che per decenni è stata in dotazione alla Guardia di Finanza.
Dopo tutti questi discorsi da giustizieri di un film anni Ottanta, ci siamo chiesti se questa voglia di vendetta verso dei presunti criminali fosse una costante. Curiosamente il giustizialismo vira contro le vittime. Ecco cos’abbiamo scoperto quando siamo andati a ripescare i post de “il finanziere” dedicati al caso dei due carabinieri presunti stupratori delle due studentesse americane.
Avremmo tante domande da fare alla Guardia di Finanza. Per esempio: com’è possibile che fra gli oltre 16mila iscritti, nessuno abbia mai pensato di denunciare le minacce, i discorsi sulle torture, gli inni alla sedizione di chi parla di uccidere migranti e politici eletti democraticamente? Perché mettere una “bomba e farli saltare tutti” non è un’opinione politica, è terrorismo. Se trovassimo una frase del genere in arabo su un forum chiuso diventerebbe una notizia di livello nazionale. Verrebbe aumentata la sicurezza negli aeroporti, le autorità competenti inizierebbero delle indagini, i politici parlerebbero di “nuove strette” contro chi fomenta questo tipo di odio. Tutto questo però non viene scritto in un forum dell’ISIS, ma in quello in cui possono entrare solo i membri di un corpo militare.
Com’è possibile che tutto ciò venga considerato normale? Come possiamo stare sicuri sapendo che chi ci dovrebbe difendere fomenta discorsi razzisti, sessisti e di odio? Che sia forse questo il clima che apparentemente si respira dentro un corpo militare formato da persone che hanno giurato sulla costituzione italiana?
Perché, poi, la vera domanda è quella che tutti dovremmo porre a noi stessi.
Ci sentiamo davvero sicuri sapendo che questa è l’apparente normalità?
10 Luglio 2019