Frances Coppola, stimata analista finanziaria già consulente di vertice di grandi banche sistemiche mondiali, tra le quali Nat West e HSBC, affronta il tema dell’euro – in questo articolo – sia dal punto di vista economico e finanziario, sia e in maniera davvero straordinaria, dal punto di vista culturale e storico. La sua, è una demolizione scientifica, inesorabile e indiscutibile, della valuta unica europea.
Imperdibile. Leggiamo.
“Gli ultimi dati sugli aggregati monetari europei sono terribili. L’aggregato monetario M3 va particolarmente male. Anche se la BCE cerca di sembrare ottimista, “meno negativo” significa semplicemente “che scende più lentamente”. Il fatto è che il credito in tutta l’Eurozona sta subendo una grave contrazione. Questa non è proprio deflazione, ma ci va pericolosamente vicina, e i dati M3 suggeriscono che la deflazione è probabile, qualsiasi cosa Draghi possa pensare.
La vera domanda per la BCE è se deflazione sarà di breve durata. Sembra che gli stessi modelli della BCE non indichino la deflazione come un rischio serio. Perciò, anche se la Commissione Europea apparentemente non è d’accordo, dubito che la BCE faccia del QE (denaro a buon mercato alle banche -ndr). A dirla tutta, penso che la BCE non farà proprio nulla, eccetto forse abbandonare i suoi futili tentativi di sterilizzare l’acquisto di bond secondo il Securities Markets Programme (ora esaurito), e magari introdurre qualche misura per sostenere i prestiti bancari. Quando tutto quel che fai viene criticato dai falchi della Bundesbank, stare con le mani in mano sembra una buona scelta.
Ma in realtà non credo che sia importante quello che fa la BCE. Infatti penso che sia quasi irrilevante. E’ tempo che io esca allo scoperto e dica quello che penso DAVVERO riguardo al progetto dell’euro.
Ventitré anni fa, quando ero una giovane studentessa del MBA (Master in Business Administration), entrai in contrasto con il mio docente di macroeconomia riguardo alle virtù di una moneta unica. Questo avvenne durante il periodo dello sfortunato Exchange Rate Mechanism, del quale lui era un grande sostenitore e io un altrettanto grande detrattore. I fatti dell’anno successivo dimostrarono che avevo ragione. Ma lui era anche fermamente a favore di una moneta unica. L’avrebbe introdotta immediatamente: ”congelerei i tassi di cambio in questo momento”, diceva. Pensavo che avesse torto, e glielo dissi – da qui il nostro disaccordo. E anche adesso, a 14 anni dalla creazione della moneta unica, penso ancora che avesse torto.
La storia dell’Europa è lunga e macchiata di sangue. Non ha nulla a che vedere con gli Stati Uniti, che sono un paese giovane con una lingua comune, chiari confini e una un’istituzione politica unica. Certo, gli USA hanno combattuto una guerra civile per ottenere l’attuale livello di unità politica, e ci sono ancora senza dubbio tensioni e ferite. Ma l’Europa – sempre che si debba considerarla una singola entità, cosa in sé problematica – ha combattuto CENTINAIA di guerre civili. Non abbiamo una sola lingua, ancora non siamo d’accordo su dove debbano situarsi i nostri confini e gli interessi nazionali prevalgono sempre sulla politica “europea”. Non si possono cancellare identità tribali e culturali che risalgono a migliaia di anni fa con un tratto di penna di alcuni politici.
Le mie obiezioni alla valuta comune, quindi, sono storiche e culturali, piuttosto che semplicemente economiche. Ho letto Mundell. Comprendo i benefici di una valuta comune, quando c’è convergenza delle economie. So che i fondatori del progetto dell’euro credevano che la disciplina imposta da una valuta unica avrebbe obbligato i Paesi europei a implementare le riforme che avrebbero portato, col tempo, alla necessaria convergenza economica. So che questo è ANCORA ciò che i politici e gli eurocrati stanno cercando di ottenere con misure come il fiscal compact. Ma chiamatemi pure Cassandra: io penso che niente di tutto questo funzionerà.
L’Euro si basa principalmente su pie illusioni. Bisogna dire che si è rivelata essere un’istituzione più forte di quanto ci si potesse aspettare. Ma la convergenza politica richiesta da un’unione monetaria non c’è. Non esiste alcun senso di essere “sulla stessa barca”. Al contrario, c’è divergenza politica e sociale; un senso di superiorità in quei paesi che – per ora – se la stanno cavando, e una rabbia crescente nelle popolazioni di quei paesi che stanno applicando misure dolorose e dannose di austerità, al fine di creare l’illusione di una convergenza economica.
La convergenza economica è un sogno impossibile senza unione fiscale e politica. Non può essere ottenuta con la distruzione su larga scala dei paesi più deboli in nome delle “riforme strutturali”, mentre i paesi più forti beneficiano di un costo del denaro inferiore, di afflussi di capitali e dell’immigrazione di lavoratori specializzati. Tutto questo crea DIVERGENZA economica, non convergenza.
La realtà è che i paesi più deboli dell’eurozona stanno divergendo dai paesi più forti. La disoccupazione è al 5% in Germania, 12,8% in Italia e 25% in Spagna. E per quel che riguarda la Grecia – se questo rapporto di The Lancet è attendibile, gli standard sanitari si stanno indirizzando verso quelli di un paese del terzo mondo. Perfino la Francia ormai è in declino, anche grazie a un governo incredibilmente incompetente. Come possiamo considerare tutto questo un progresso?
Nessun paese dell’eurozona è pronto a rinunciare alla sua sovranità nazionale per creare una vera unione fiscale, politica e monetaria. I politici appoggiano solo a parole l’idea di un’”unione più stretta”, ma quando sono al tavolo dei negoziati, la politica nazionale prevale sempre. Non riescono nemmeno a mettersi d’accordo su un’unione bancaria funzionante! Come diavolo può funzionare un’unione monetaria quando il sistema bancario è frammentato da stato a stato? E come potrà mai funzionare se non esiste alcuna struttura di condivisione dei rischi?
Che la BCE faccia o no il QE – o qualsiasi altra forma di politica monetaria accomodante – farà poca differenza. Il QE non può essere fatto in modo che possa aiutare davvero la periferia senza incorrere nella contestazione politica e legale della Germania: c’è già una causa contro il programma OMT della BCE che ha impedito agli spread di Spagna e Italia di andare fuori controllo. Se il QE fosse fatto in maniera più neutrale (per esempio, comprando un paniere di bond pesato sulle varie economie) peggiorerebbe la biforcazione del credito, facendo diventare i bund tedeschi perfino più scarsi. Ci sono altre cose che potrebbe fare la BCE, come un altro giro di LTRO per aiutare le banche disfunzionali dell’eurozona ANCORA una volta, o un aiuto alle PMI del tipo FLS, o perfino comprando pacchetti di obbligazioni di PMI. Potrebbe perfino provare a mettere tassi negativi sulle riserve. Ma sono soltanto interventi cosmetici.
La combinazione di una moneta comune con la politica a livello nazionale è disastrosa. Senza un’unione politica e fiscale più spinta, che includa anche un’adeguata unione bancaria, una condivisione dei debiti e dei rischi, i benefici di un’unione monetaria sono una chimera. I risultati saranno una deflazione dei debiti e una depressione senza fine.
Bé, non proprio senza fine, in realtà – è fin troppo facile prevedere come finirà. L’euro è il più grande pericolo per la pace in Europa occidentale che io abbia mai visto in tutta la mia vita.
Perciò, finiamola qui. Anziché aspettare uscite unilaterali e un collasso disordinato (probabilmente quando l’alleanza tra tedeschi e francesi si spaccherà, come succederà se la Francia entra in depressione), potremmo mettere subito in atto dei piani per la dissoluzione ordinata dell’euro e il ritorno alle valute nazionali. Dovremmo garantire concessioni sui debiti e aiuti internazionali simili al piano Marshall a quei paesi che sono stati colpiti di più dall’assurdo progetto dell’euro. E dovremmo decapitare le banche-idra che hanno risucchiato la vita dai paesi della periferia dell’eurozona.
L’euro è un esperimento fallito. Non dovremmo sprecare altre energie per cercare di farlo funzionare. E’ tempo di relegarlo alla polvere della storia”.
Scritto da Frances Coppola per il giornale online Pieria.co.uk Traduzione di Voci dall’Estero – che ringraziamo.
Nota.
Frances Coppola dice di sè:
“In a past life I worked for banks…now I write about them, and about finance and economics generally. I’m an alumnus of Cass Business School, where I did an MBA with a specialism in finance and risk management. I spent 17 years working for various banks, from large to small, retail and investment banks, and even a charity (yes, there is a charity that is a bank!). I’m a singer and musician as well, and left banking 10 years ago to concentrate on singing and teaching. But in the last couple of years I’ve found myself talking and, now, writing about the industry I thought I had left behind. Funny how things come back to haunt you.
Much of my work in banks was concerned with IT systems, which are of critical importance in banking. I designed risk management systems for Treasury and Capital Markets at Nat West, and a group consolidated financial & regulatory reporting system for RBS Group. I’m moderately proud of the fact that RBS used that system to report its appalling financial results! I was also involved in the design of an asset & liability management system at Midland Bank prior to its takeover by HSBC. That project was cancelled by HSBC, but I learned a lot both then and at RBS about bank capital and liquidity management, and those experiences inform my current writing, much of which is on those subjects”.
Tratto da Pieria.co.uk.
5 marzo 2014