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I dibattiti presidenziali fra Biden a Trump: alla ricerca del KO?
Domenico Maceri
“Ho accettato un quarto dibattito presidenziale con il corrotto Joe Biden”. Così Donald Trump ha confermato la sfida dell’attuale presidente sui dibattiti che si terranno nel mese di giugno e settembre. Lo stile dell’ex presidente non varia approfittando di ogni occasione per lanciare fango ai suoi avversari, una conferma di ciò che ha fatto nei dibattiti e che ripeterebbe senza esitazione.
Il caos dei dibattiti in cui ha partecipato Trump si ripeterà anche se gli accordi fra le due parti includono dei paletti che imporrebbero alcuni limiti. Nei due dibattiti già programmati non ci sarebbe pubblico in sala, un grande svantaggio per Trump che riceve energia dalla presenza e schiamazzi dei suoi sostenitori. L’ex presidente è però famosissimo per sovvertire le regole e in qualche modo riuscirebbe a creare caos che a lui piace. Biden invece ha bisogno di ordine e regole, agendo in maniera presidenziale, creando l’immagine di stabilità e sicurezza.
Il candidato repubblicano sembra essere ansioso per i confronti credendo di potere “sconfiggere” Biden facilmente, dipingendolo come un vecchio rimbambito che tutti gli americani vedrebbero alla luce del sole. Lui invece si presenta come energico anche se i fatti lo smentiscono. Per esempio, nelle cinque settimane del suo processo a Manhattan dove è costretto a rimanere seduto, spesso si addormenta, dimostrando che le accuse a Biden di essere un vecchietto addormentato si addicono a lui. L’attuale presidente nel suo discorso al Congresso sullo Stato dell’Unione ha però dimostrato una vigorosità che ha messo a tacere, anche se temporaneamente, la questione dei suoi 81 anni. Trump, come si sa, ne avrà 78 fra poche settimane, e nonostante i suoi tentativi di apparire energico, continua a dare chiari segnali di esibire i sintomi che lui affibbia a Biden. Nei suoi comizi Trump spesso appare incoerente e con frequenza dice cose di un altro mondo. In un recente discorso per qualche strana ragione si è messo a lodare Hannibal Lecter, l’assassino seriale del romanzo e del cinema con l’ossessione dell’antropofagia che gli creò il soprannome di Hannibal il cannibale. Comunque sia gli americani vedranno sul palco due anziani, nessuno dei quali è apprezzato dalla maggioranza.
Il primo dibattito è stato stabilito per il 27 giugno ad Atlanta in Georgia, e sarà trasmesso dalla Cnn, due settimane prima del weekend del 4 luglio, festa dell’indipendenza degli Stati Uniti. Il secondo verrà trasmesso dalla Abc il 10 settembre in una città non ancora fissata. Tipicamente i dibattiti presidenziali si tengono in autunno quando i due candidati hanno già ottenuto la loro candidatura ufficiale dopo le convention dei partiti. La tempistica anticipata è un fattore positivo in comparazione al passato poiché in alcuni Stati come la Pennsylvania e il Michigan le elezioni saranno già iniziate nel mese di settembre mediante il voto anticipato con la posta, un modo per facilitare la partecipazione invece di doversi presentare fisicamente alle urne il 5 novembre. Ciò darebbe a tutti i cittadini un’opportunità di confrontare i due candidati vedendoli sullo stesso palco.
Storicamente i dibattiti presidenziali hanno avuto poca influenza negli esiti elettorali anche se in qualche caso una buona battuta nei duelli permette di rassicurare gli elettori su una debolezza di un candidato. È successo nel 1984 nel dibattito fra Ronald Reagan e il suo avversario democratico Walter Mondale. All’età di 73 le capacità mentali di Reagan erano già in discussione anche perché aveva dato chiari segnali di confusione nelle sue risposte. Al dibattito però Reagan disse che in campagna politica non “avrebbe sfruttato la giovinezza e inesperienza del suo avversario per segnare gol politici”. La battuta non fu improvvisata. Infatti era stata preparata dai suoi consiglieri che Reagan recitò alla perfezione. L’allora presidente che correva per un secondo mandato causò l’ilarità costringendo persino Mondale a sorridere. La questione dell’età fu messa da parte.
In mancanza di questo tipo di colpo di scena i dibattiti avranno poca risonanza anche se presentano rischi per ambedue i candidati. Non correranno rischi invece le reti televisive che trasmetteranno i dibattiti. Va ricordato che il primo dibattito fra Trump e Biden nel 2020 fu uno spettacolo poco presidenziale per le costanti interruzioni del primo che esasperarono il secondo il quale alla fine non potendone più gli intimò di “stare zitto”. Ciononostante 73 milioni di americani guardarono il dibattito creando fior di quattrini per la Fox News che trasmise l’evento.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
Foto di Jon Tyson