Piero Orteca
America nel caos politico-strategico sulla guerra in Ucraina mentre i problemi incalzano. Clamorosa fuga di notizie classificate ‘top secret’. Mappe, piani d’attacco, schieramenti, valutazioni e localizzazioni di depositi e rifornimenti per la prossima controffensiva ucraina. E si scopre che Biden fa spiare Zelensky e i suoi generali.
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Caos politico-strategico e i segreti di Pulcinella
Sulla guerra in Ucraina l’America è entrata in una fase di caos politico-strategico: vive alla giornata, senza nessuna programmazione di lungo periodo, mentre i problemi incalzano. L’ultimo, annunciato in successione dal New York Times e dal Wall Street Journal, riguarda una clamorosa fuga di notizie classificate ‘top secret’. Segreti veramente ‘top’ comparsi on line, contenenti di tutto: non solo mappe, piani d’attacco, schieramenti, valutazioni e localizzazioni di depositi e rifornimenti relativi alla prossima controffensiva ucraina. Ma anche tutta una serie di ‘estimate’ a più vasto raggio, che fanno capire come gli 007 Usa spiassero tutto e tutti. Compresi gli alleati.
Si tratta di rivelazioni di una gravità inaudita, che hanno scosso il Pentagono dalle fondamenta, facendo scattare inchieste di tutti i tipi. Addirittura, secondo il WSJ, il Dipartimento della Difesa Usa è stato costretto a cambiare, in corsa, tutte le procedure di accesso alle informazioni ‘sensibili’.
Segreti svelati, falla tutta americana
La fuga di documenti, che dovevano rimanere ultrasegreti, potrebbe ora avere due effetti: pregiudicare il buon risultato dei piani d’attacco di Kiev e mettere in crisi la ‘tenuta stagna’ dell’Intelligence militare americana, per la presenza di qualche talpa. In entrambi i casi, l’Amministrazione Biden non ci fa una gran figura. E ridicole appaiono le solite interpretazioni d’ordinanza, che attribuiscono immancabilmente ai russi presunte manipolazioni, che invece appaiono solo per quello che sono: una falla tutta americana.
Controspionaggio Usa sugli ’amici’
Ma non basta. L’emergere di un’attività di costante spionaggio degli Stati Uniti, nei confronti di Paesi amici, come Israele e la Corea del Sud, oltre a guastare le relazioni politico-diplomatiche, contraddice in modo palese i continui richiami dell’Amministrazione Biden «alla supremazia dei valori ideali nei rapporti internazionali». Invece, sembra di capire che, cacciata dalla porta, la realpolitik rientri dalla finestra e che, in ossequio al sacro principio ‘America first’ (che mette d’accordo Democratici e Repubblicani) Washington finisca per non fidarsi proprio di nessuno. Se non delle proprie ‘barbefinte’.
Spiare sempre tutto e tutti
D’altro canto, l’imprimatur a quanto stiamo dicendo, lo dà proprio il New York Times, giornale da sempre ultrafiancheggiatore dell’Amministrazione Biden. Che questa voltanon può fare a meno di titolare che «I documenti trapelati rivelano la profondità degli sforzi di spionaggio degli Stati Uniti e gli sforzi militari della Russia. Le informazioni, esposte sui siti dei social media, mostrano anche che i servizi di Intelligence statunitensi stanno intercettando alleati». Ergo, un pastrocchio che non ti dico. Che questa volta sarà molto difficile gettare, comodamente, sulle spalle dei russi, come frutto di qualche gioco di prestigio studiato al Cremlino. No, la verità, è sotto gli occhi di tutti, e fa il paio con tutte le scoppole (ultima, colossale, quella dell’Afganistan, con la fuga da Kabul) prese dai Servizi segreti Usa.
Fonti d’informazione bruciate
Il NYT, in un lungo report dedicato alla clamorosa fuga di notizie top secret, non può fare a meno di ammettere che, adesso, al Pentagono e alla Cia temono che le loro fonti di informazione possano essersi bruciate, a causa delle rivelazioni. E poi il quotidiano di New York cala la bomba e annuncia che venerdì è sceso in campo l’FBI, perché i documenti pubblicati sono autentici e non taroccati. Insomma, si conferma che non è stata una bufala dei russi, ma una ‘perdita’ dovuta a qualche fonte interna, che ha fatto il doppio gioco. I piani sono quelli elaborati dallo Stato maggiore congiunto del Pentagono, ma solo uno sembrava modificato in un momento successivo.
Danni collaterali con gli alleati
Il New York Times scrive inoltre che il danno collaterale maggiore, che arriva da questa vicenda, riguarda i rapporti con gli alleati. «La fuga di notizie ha già complicato i rapporti e sollevato dubbi sulla capacità dell’America di mantenere i propri segreti. Un alto funzionario occidentale ha detto che l’accaduto potrebbe frenare la condivisione di notizie di intelligence». Ma, forse, la rivelazione più scottante e, per certi versi, più sorprendente, fatta nel suo report dal New York Times, riguarda il fatto che Biden non si fida nemmeno di Zelensky e dei suoi generali.
Tanto Zelensky, anche troppo
«I rapporti dell’Intelligence – scrivono al NYT – mostrano che anche gli Stati Uniti sembrano spiare i massimi leader militari e politici dell’Ucraina, un riflesso della lotta di Washington, per avere una visione più chiara delle strategie di combattimento delle forze di Kiev». O, forse, lo fanno per non restare spiazzati e coinvolti in una guerra generale, per colpa di chi potrebbe fare il passo più lungo della gamba.
9 Aprile 2023
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AVEVAMO DETTO