Un’assemblea lunedì 18 alla Sapienza e una giornata di mobilitazioni internazionale il 23 per far capire quello che sta succedendo e fermare la guerra contro il Venezuela.
Il giochino della democrazia formale borghese è un bel diletto per i circoli liberali, per le potenze imperialiste, finché a vincere sono loro. Quando, in qualche raro caso come il Venezuela, a vincere è la classe dei subalterni, la quale sceglie di fare i propri interessi fuori e contro le logiche del blocco imperialista dominante, allora il giochino non va bene più ed ecco che le potenze imperialiste e i loro subalterni alleati sono pronte a strapparsi i capelli, gridando all’unisono che la democrazia è stata violata. Il presidente democraticamente eletto viene così denunciato come un dittatore, un ostacolo al ristabilimento del corso abituale della democrazia borghese, mentre viene riconosciuto come presidente il capo dell’opposizione, membro di un partito della destra radicale, oligarchica e filo imperialista, che si è autoproclamato presidente. È in queste occasioni che la ferocia delle potenze imperialiste viene fuori in tutta la sua portata distruttrice, è in queste occasioni che il campo di gioco si illumina e lo scontro tra le classi viene fuori nella sua nuda realtà.
In Venezuela è in atto un colpo di Stato contro un governo legittimo, che ha come presidente Nicolas Maduro. Per la prima volta, gli Stati Uniti tirano il sasso e non ritirano la mano: l’aggressione è aperta e manifesta, e pretende imporre dall’esterno istituzioni dirette dal grande capitale internazionale. Un’aggressione a cui concorrono governi dell’Unione Europea e quelli che, in America Latina, gravitano nell’area di Washington perché lucrano sul business della guerra e delle politiche securitarie a scapito dei propri popoli. Che cosa spinge questo arco di forze contro il governo bolivariano? Il possesso delle gigantesche risorse, che il Venezuela custodisce e che destina prevalentemente all’emancipazione dei settori popolari: petrolio, oro, coltan, acque… Fra queste ricchezze, però, vi sono anche quelle ideali: coscienza di classe, organizzazione di quei soggetti tradizionalmente esclusi che hanno preso il centro della scena, innalzando nuovamente la bandiera del socialismo e non quella della xenofobia come accade negli USA, in Brasile o nell’Europa dei forti che appoggia il golpe in Venezuela.
Il Venezuela ha una costituzione avanzatissima, declinata nei due generi, e la rivoluzione si definisce “femminista e socialista”. Le donne sono presenti, al massimo livello in tutti gli organismi del potere popolare e statale. In Venezuela non si possono installare basi militari straniere, né si può legalizzare il furto delle terre da parte delle grandi imprese multinazionali. La Forza Armata Nazionale Bolivariana agisce insieme al popolo per fini pacifici e si adopera per una soluzione negoziata dei conflitti, nell’ambito della “democrazia di pace”. In Venezuela, le oltre 35 popolazioni indigene censite eleggono propri rappresentanti in base a una normativa autonoma e sono presenti in tutti gli organismi del governo bolivariano. In Venezuela la democrazia è “partecipata e protagonista”, si esercita attraverso il voto ma anche mediante l’autogoverno in forme che coniugano proprietà collettiva (le comunas), proprietà statale e anche proprietà privata, quest’ultima tendenzialmente destinata a scomparire nella ricerca del bene comune. La costituzione bolivariana mette al centro l’autodeterminazione dei popoli e l’internazionalismo e la costruzione di un mondo multicentrico e multipolare. Trump e i suoi vassalli mettono invece a centro carceri e muri nella loro gigantesca guerra contro i poveri in cui non si può restare neutrali.
Di questo vogliamo discutere. Per questo diciamo a Trump e all’Unione Europea: giù le mani dal Venezuela. Giù le mani dal socialismo, che è anche la nostra bandiera. Per questo indiciamo e invitiamo a partecipare:
all’assemblea aperta a tutti per il giorno 18 Febbraio alle ore 16 presso l’Aula 2 della facoltà di Lettere alla Sapienza;
alla mobilitazione per il giorno 23 febbraio ore 14 a piazza Santi Apostoli in concomitanza con le altre mobilitazioni che si terranno lo stesso giorno in tutto il mondo contro il golpe in Venezuela
Prime adesioni (lista in aggiornamento)
La Città Futura
Casa del Popolo “Giuseppe Tanas”
Collettivo Militant
Patria Socialista
Workers World Party
Fronte Popolare
PCI – Partito Comunista Italiano
PRC Partito della Rifondazione Comunista
PC Partito comunista
Fronte della gioventù comunista
Italia – Venezuela Bolivariana
Collettivo Promakos – Autorganizzati Prenestino
Gruppo Antonio Gramsci
Collettivo Studentesco Roma Nord
Collettivo Le Amazzoni
JVP Sri Lanka Comitato in Italia
GIÙ LE MANI DAL VENEZUELA!
16/02/2019