«Era stato un atto politico per il bene degli italiani…». Ha esultato Matteo Salvini, ministro dell’interno, dopo che la giunta per le immunità del senato a stragrande maggioranza ha votato di non sottoporlo a processo per il caso della nave Diciotti. No, signor ministro, non condividiamo la sua soddisfazione, tantomeno ci sentiamo parte degli italiani per il bene dei quali dice di aver agito. Lei in quell’occasione, come in altre, ha creato un’emergenza per trarne vantaggio politico.
Noi riteniamo, invece, che siano stati lesi i diritti e la libertà personale dei 177 uomini, donne e bambini migranti salvati nel Mediterraneo, a cui lei impedì per cinque giorni, nell’agosto 2018, di sbarcare nel porto di Catania.
Un’azione che il tribunale dei ministri di Catania ha definito reato di sequestro aggravato di persona. In violazione dell’articolo 13 della nostra Costituzione che non ammette alcuna privazione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria. Nonché del diritto internazionale, che vieta il respingimento di quanti hanno diritto di accesso al territorio nazionale – e lo avevano i migranti che sulla nave della guardia costiera italiana Diciotti erano già sul nostro territorio – e, di nuovo, in contravvenzione anche degli articoli 2 e 10 della Costituzione italiana, che stabiliscono il dovere di solidarietà e il diritto di asilo.
Il reato penale che le è stato contestato, in altri tempi e circostanze, avrebbe costituito materia sufficiente per chiedere le dimissioni. Nel 2013 – lo vogliamo ricordare – lei, il suo partito Lega Nord e il Movimento 5 Stelle avevate presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Josefa Idem, allora ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili. Le era stato contestato il reato amministrativo di presunte irregolarità nel pagamento di oneri previdenziali e nella gestione del suo patrimonio immobiliare. Prima del voto al senato, Idem si vide costretta a dimettersi.
Signor ministro dell’interno, a lei è stato contestato un reato penale, ma lungi dal pensare di doversi dimettere aveva chiesto di non essere processato, forte del sostegno dell’alleato di governo, che ha fatto quadrato attorno a lei per evitarle l’iter giudiziario. Avete usato due pesi e due misure: garantisti quando eravate all’opposizione, indulgenti ora nei confronti di voi stessi al potere.
No, lo ripetiamo, non c’è nulla da celebrare. Perché i migranti della Diciotti, fuggiti da guerre, persecuzioni, mancanza di lavoro, non hanno ottenuto giustizia. Il bene degli italiani si realizza quando i diritti di tutti, a cominciare da quelli degli ultimi, sono rispettati e onorati. Di questo vorremmo sentirci soddisfatti.
22 febbraio 2019