Piedimonte/Podgora (GO), 25.4.2015
Signore e signori, compagne e compagni
Nel riflettere su cosa dirvi oggi mi sono accorto che sono ormai quasi venti anni che intervengo come oratore il 25 aprile e in occasioni simili. Ho iniziato nel periodo in cui ha avuto avvio il processo di riabilitazione ufficiale del fascismo e dei fascisti. Le iniziative di pacificazione si susseguivano mentre parallelamente venivano scoperti sempre più numerosi i presunti lati oscuri della Resistenza allo scopo di criminalizzare quella sua parte che combatteva anche per nuovi rapporti sociali. Non eravamo in molti a contrastare tutto questo, dato che anche tra coloro che sarebbero dovuti essere dei nostri molti accettavano passivamente il tutto e parecchi sostenevano e si facevano addirittura promotori della pacificazione e della costruzione di una assurda memoria condivisa.
Perché accadeva? Si trattava solo della rivalsa dei fascisti più o meno ex, che erano entrati a far parte per la prima volta di un governo della Repubblica? E gli altri, quelli che di tanto in tanto si ricordavano addirittura dell’antifascismo, erano traviati, inconsapevoli o cos’altro?
Credo le cose siano un po più complicate e di ambito più ampio e proprio per questo molto più gravi. Quello che accadeva da noi era solo il riverbero locale di quanto stava accadendo in Europa e nel mondo. Il capitalismo celebrava il suo trionfo sul primo tentativo di creare un ordine sociale diverso, iniziato con la Rivoluzione d’Ottobre. In questo trionfo non solo ha eliminato sistematicamente tutti i diritti e le conquiste ottenute nel corso di decenni dalla gente che vive del proprio lavoro, ma ha anche iniziato a riscrivere la storia in funzione di una nuova ideologia, di una nuova chiave interpretativa della realtà, che doveva giustificare l’eliminazione di qualsiasi diritto dei lavoratori. Come pure distruggere la possibilità stessa di pensare ad una alternativa al capitalismo, definito pudicamente con il termine apparentemente più neutro di “mercato”. Gli ambiti ed i concetti di questa nova ideologia non sono peraltro per nulla nuovi, ma semplicemente una versione nuova dei vecchi nazionalismi, sciovinismi, razzismi, anche quando si presentano nella loro versione europeista.
La versione italiana di questo processo si è inverata nella riabilitazione del fascismo e nella criminalizzazione della Resistenza. Ma non si tratta solo del fatto che lo stato italiano attribuisce regolarmente già da un decennio riconoscimenti ufficiali a dei fascisti e che a Trieste è proibito affermare pubblicamente un fatto storicamente incontrovertibile, che la città venne liberata dal nazifascismo dai partigiani italiani, sloveni, croati, serbi e di altra nazionalità appartenenti all’Esercito popolare di Liberazione Jugoslavo. Nemmeno del fatto che i dati storici vengono sistematicamente e coscientemente distorti e a volte letteralmente inventati. Il fatto è che sono divenute pubblicamente accolte e a volte anche ufficialmente accettate idee, che provengono dal bagaglio del fascismo. Come l’idea per cui alcuni popoli – che diventano sempre più numerosi – sarebbero incapaci di governarsi da soli, che poi viene messa in pratica con l’insegnamento della democrazia tramite la guerra e con il sostegno accordato alle fazioni più reazionarie, basta che riescano a tenere divisi i lavoratori e a garantire gli interessi del grande capitale. Singolari idee sulla democrazia vengono messe in pratica anche in casa – a confronto della legge elettorale proposta dal governo la legge Acerbo, che nel 1924 consentì a Mussolini di ottenere una amplissima maggioranza parlamentare, è un esempio di democraticità.
Né deve sorprenderci se in queste cose un ruolo di prima fila lo svolgono politici che si definiscono di sinistra, dato che in fondo il fascismo venne creato da un ex socialista, Mussolini. La gente va giudicata per le sue azioni, non per i suoi cinguettii.
Tuttavia, come già detto, non si tratta di una particolarità italiana, il cui governo risponde di fatto ai capi dell’Unione Europea, che nessuno ha mai eletto, e non alla popolazione italiana. Si tratta della stessa Unione Europea che sostiene il governo ucraino di cui fanno parte diversi scoperti nazisti, un governo che ha dichiarato ufficialmente patrioti gli ex collaborazionisti dei nazisti (responsabili tra l’altro del massacro di oltre 100.000 polacchi) e criminali i combattenti antinazisti. Un governo i cui reparti militari sono responsabili di massacri di popolazioni inermi e che portano apertamente sulle loro bandiere simboli nazisti. Si tratta della stessa Unione Europea che vorrebbe che a decidere la sorte di interi popoli fossero i rappresentanti del capitale finanziario e che perciò minaccia e ricatta il governo greco, liberamente eletto dal popolo greco. Il pesce puzza quindi dalla testa.
Ma in questo ventennio è successo molto anche in senso positivo. La coscienza che le nuove verità storiche che vengono propalate sono delle semplici bugie si è estesa e rafforzata. In ciò hanno indubbiamente svolto un loro ruolo anche le cerimonie come questa. Tuttavia è indispensabile ed urgente che esse non rimangano ancorate alla celebrazione del passato e ad un ambito locale. É necessario confrontarsi senza illusioni e senza farsi ingannare dalle frasi propagandistiche con la realtà, nella quale ci sono ancora oppressori ed oppressi, e anche i partigiani, che dobbiamo saper riconoscere per dare loro spazio al fine di ravvivare e attualizzare l’antifascismo. Come pure per metterlo concretamente in pratica. Perché l’antifascismo e gli antifascisti sono ancora sempre necessari e indispensabili, forse addirittura sempre più indispensabili. Saranno indispensabili per esempio il 23 maggio, quando intende sfilare a Gorizia la feccia fascista proveniente da tutta Italia per celebrare ed esaltare l’entrata dell’Italia nel primo macello mondiale. I fascisti del terzo millennio, come si definiscono apertamente e del tutto impunemente e che recentemente hanno ferito gravemente un antifascista a Cremona, vorrebbero esaltare le conquiste imperialiste dell’Italia e attizzare le contrapposizioni nazionali, come fecero i loro predecessori. Sappiamo come andarono le cose allora e quali ne furono le conseguenze. Proprio per questo è indispensabile non sottovalutarli ed impedire i loro intenti. Se siamo almeno un po degni di coloro che 70 anni fa seppero vincere il mostro fascista.
Morte al fascismo – libertà ai popoli!
Podgora/Piedimonte (GO), 25.4.2015
Gospe in gospodje, tovariši in tovarišice
Ob razmišljanju o tem, kej naj vam danes povem, sem se zavedel, da nastopam kot govornik ob dnevu osvoboditve in podobnih proslavah že okoli dvajset let. Začel sem nekako v času, ko se je proces uradne rehabilitacije fašizma in fašistov pričel. Vrstile so se spravne pobude in novo pisanje zgodovine, vzopredno s tem pa so se odkrivale domnevne temne strani odporništva z namenom kriminaliziranja tistega njegovega dela, ki se je boril za nove družbene odnose. Ni nas bilo prav dosti, ki smo temu osporavali, saj so tudi v vrstah domnevno “naših” bili številni taki, ki so vse to pasivno sprejemali, mnogi pa so aktivno sodelovali in bili celo pobudniki “spravljanja” in ustvarjanja nekega z logiko skreganega skupnega spomina.
Zakaj se je to dogajalo? Je bila to le revanša več ali manj bivših fašistov, ki so takrat prvič stopili v vlado? In ostali, taki, ki so se od časa do časa celo spomnili na antifašizem, so bili zavedeni, neosveščeni ali kaj?
Mislim, da so stvari nekoliko bolj zapletene, širšega razpona in prav zaradi tega mnogo hujše. Kar se je zgodilo pri nas je bil le odsev dogajanja po celi Evropi in svetu. Kapitalizem je slavil svoj triunf nad prvim poskusom postavitve drugačne družbene ureditve, ki se je pričel z Oktobrsko revolucijo. In v tem triunfu ni le sistematično odpravlil vse pravice, ki so si jih ljudje, ki živijo od svojega dela, priborili v teku let, ampak je tudi pričel na novo pisati zgodovino v službi nove ideologije, novega dojemanja realnosti, ki naj to brezpravje opraviči in utemelji. In ki naj v glavah ljudi uniči vsako možnost misli o altrenativi kapitalizmu, ki ga sramežljivo označujejo z navidez bolj nepristranskim izrazom “trg”. Okviri in pojmi te navidez nove idologije pa niso prav nič novi, ampak le preobleka starih nacionalizmov, šovinizmov, rasizmov, idej o večvrednosti ljudstev in ras, tudi ko se predstavljajo v obliki evropeizma in mulikulturalizma.
Italijanska inačica tega procesa se je udejanila v rehabilitacij fašizma in kriminalizacij odporništva. Ne gre le za to, da italijanska država že desetletje redno podeljuje priznanja fašistom ter da je na primer v Trstu prepovedano javno izreči neizpodbitno zgodovinsko dejstvo, da so ga osvobodili slovenski, italijanski, hrvaški, srbski in drugi Titovi partizani. Niti le za to, da se načrtno in zavestno izkrivljajo, včasih pa kar dobesedno izmišljajo zgodovinska dejstva. Dejstvo je, da so postale javno sprejemljive in včasih celo uradno sprejete tudi ideje, ki prihajajo iz ropotarnice fašizma. Na primer ideja o tem, da so nekateri narodi – ki jih je vsak dan več – nesposobni, da bi si sami vladali. Ki se potem udejanja v učenju demokracije z vojno in v podpiranju najbolj reakcionarnih skupin, le da služiju razdvajanju delovnih ljudi in zagotavljanju interesov velikega kapitala. Gre za precej svojevrsten pojem demokracije, ki se udejanja tudi doma – v primerjavi z novim volilnim zakonom, ki ga predlaga vlada, je zakon Acerbo, ki je Mussoliniju leta 1924 zagotovila široko parlamentarno večino, zgled demokratičnosti.
Niti nas ne sme presenetiti, da v tem prednjačijo navidezno levo opredeljeni politiki, saj je konec koncev fašizem ustvaril nekdanji socialist Mussolini. Ljudi moramo pač ocenjevati po dejanjih, ne pa po njihovem žvrgolenju.
Vendar, kot že rečeno, ni to posebnost Italije, katere vlada je dejanska odgovorna neizvoljenim veljakom Evropske Unije, ne pa svojemu narodu. Iste Evropske Unije, ki podpira Ukrajinsko vlado, v kateri sedijo številni odkriti nacisti, ki je uradno proglasila za domoljube nekdanje kolaborante nacistov (krive za poboj vsaj 100.000 Poljakov), borce proti nacizmu pa za kriminlace. Vlado, katere vojaški oddelki so krivi za poboje neoboroženega ljudstva in nosijo na svojih zastavah nacistične simbole. Gre za isto Evropsko Unijo, ki bi hotela, da krojijo usodo celih narodov zastopniki finančnega kapitala, in zato grozi in izsiljuje vlado, ki si jo je svobodno izbralo grško ljudstvo. Riba pač smrdi od glave.
No, v tem dvajsetletju se je marsikaj zgodilo tudi v pozitivnem smislu. Zavest, da so nove zgodovinske resnice, ki jih urado razglašajo le laž, se je utrdila in okrepila. Pri tem so svojo vlogo odigrale tudi slavnosti, kot je današnja. Vendar je neobhodno potrebno, da se ne omejijo na obhajanje preteklosti in na ozko lokalne vidike. Potrebno se je soočati brez utvar in brez nasedanja propagandim frazam s sedanjostjo, v kateri imamo še vedno zatiralce in zatirane, pa tudi partizane, ki jih moramo znati prepoznati in jim dati prostora, da posodobimo in oživimo antifašizem. In ga udejanjamo, konkretno. Kajti antifašizem in antifašisti so še kako potrebni in nujni, verjento celo vse bolj potrebni. Nujni bodo na primer 23 maja, ko se namerava v Gorici zbrati fašistična drhal iz cele Italije, da bi proslavila in poveličevala vstop Italije v prvo svetovno klanje. Fašisti tretjega tisčletja, kot se odkrito in nekaznovano sami označujejo, ki so pred kratkim v Cremoni hudo ranili protifašista, bi želeli ponovno povzdigovati imperialistična osvajanja italijanske države in podžigati mednacionalno mržnjo, kot so počeli njihovi predhodniki. Vemo, kako se je takrat stvar iztekla in kakšne so bile posledice. Prav zaradi tega je nujno, da jih ne podcenjujemo in da njihovo namero preprečimo. Če smo le vsaj malo vredni ljudi, ki so pred 70-imi izbojevali zmago nad fašistično pošastjo.
Smrt fašizmu – svoboda narodom