di Daniele Chicca
MILANO (WSI) – In Italia che la tensione stia salendo lo si vede dalle dichiarazioni preoccupate dei politici, premier Renzi in primis, e dall’ampliamento dello Spread tra Btp e Bund sui mercati obbligazionari secondari. Ora anche l’America pare fare attenzione alle vicende del nostro paese e a rendersi conto della minaccia alle élite rappresentata dal MoVimento 5 Stelle.
“Stiamo prendendo più seriamente i Cinque Stelle, stiamo esaminando il loro programma”, spiega a Bloomberg Andrew Cormack, portfolio manager a Londra presso Western Asset Global Management, che ha in gestione più di 440 miliardi di dollari di asset. “Le ripercussioni dell’addio dell’Italia all’area euro sarebbero enormi. E ci sono timori legati alla mancanza di esperienza del MoVimento 5 Stelle”.
Il portavoce e confondatore del M5S, Beppe Grillo, ha ribadito che i suoi promuoveranno un referendum contro o pro l’euro, ma che il MoVimento non è favorevole all’uscita dell’Italia dall’Unione Europea. Il problema legale è che i trattati non prevedono che un paese possa abbandonare l’Eurozona pur restando all’interno del blocco comunitario europeo allargato.
A dimostrazione del crescente interesse della finanza Usa nei confronti di un partito nato dal basso, ma che esiste dal 2009, pare che a Milano si sia svolto un faccia a faccia tra alcuni fondi comuni degli Stati Uniti ed esponenti di spicco del MoVimento 5 Stelle. Dopo il successo contro pronostico di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa, i principali gestori americani non vogliono farsi trovare impreparati nel caso di vittoria di un partito anti establishment in Europa.
M5S preso sul serio come partito di governo
I fondi vogliono informarsi al meglio sulla situazione italiana in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre, che viene ritenuto dalla maggioranza degli analisti come il rischio numero uno prima della fine dell’anno, più anche dell’elezione di un candidato senza alcuna esperienza politica (Trump) al posto di comandante della prima potenza economica al mondo.
L’obiettivo principale è quello di rendersi conto quale sarebbe realisticamente il programma del MoVimento 5 Stelle in caso di eventuale vittoria alle prossime possibili elezioni anticipate. Se il voto popolare del prossimo mese si dovrebbe concludere, come sembra, con una vittoria dei No alla riforma costituzionale proposta dal governo Renzi, sarebbe il governo a essere obbligato a “riformarsi”. Il premier ha fatto sapere che se si tratta di “galleggiare” dopo una sconfitta al referendum allora preferisce farsi da parte (“non ci sto”), ma Renzi non ha precisato se si dimetterà o se procederà invece a un rimpasto dell’esecutivo.
Il leader del PD le sta provando tutte per riguadagnare consensi in vista di un voto delicato – che reputa decisivo per tenere il passo della sua agenda politica – come inviare lettere agli italiani residenti all’estero perché possano esprimere un giudizio favorevole alla riforma del suo governo, che com le modifiche all’articolo V della Costituzione punta tra le altre cose alla fine del bicameralismo perfetto.
Ma la situazione è pericolante per il governo Renzi e se l’Italia dovesse attraversare un periodo di instabilità politica, come sembra possibile, i mercati finanziari potrebbero tornare a punire la terza economia dell’area euro come avvenuto a fine 2011 all’apice della crisi del debito sovrano. Lo Spread tra i tassi dei Btp decennali e quelli dei Bund è salito a 180 punti base, sui massimi di due anni.
I sondaggi danno il MoVimento 5 Stelle saldamente al secondo posto delle preferenze degli italiani, al 28,5%, nelle intenzioni di voto in caso di elezioni e se le legge Italicum dovesse rimanere intatta o comunque conservare i due turni, alla seconda tornata elettorale il MoVimento confondato da Grillo potrebbe seriamente spuntarla.
Secondo quanto risulta a Bloomberg, Stefano Buffagni, consulente economico del MoVimento 5 Stelle, è stato invitato da due fondi americani a un incontro a Milano il 3 novembre. Ciascuno dei due fondi, non nominati dall’agenzia stampa, gestisce attivi in portafoglio per un valore di 40 miliardi di dollari.
14 novembre 2016