Per giustificare la collocazione del monumento celebrativo del re Umberto I, opera dello scultore liberty Giuseppe Romagnoli, sulla facciata di Palazzo d’Accursio, DOVE NON È MAI STATO, l’amministrazione metropolitana di Bologna ha diffuso un falso.
L’immagine diffusa – reperibile facilmente in internet, dove ogni cittadino può verificare quello che è accaduto – è infatti un fotomontaggio che sovrappone il gruppo scultoreo restaurato alla foto della facciata del Palazzo; tutto è riprodotto con il viraggio seppia, che conferisce una patina di antichità e di autenticità al falso fotografico. L’immagine infatti sembra una foto d’epoca.
Ma le innumerevoli foto vere, che ci mostrano ininterrottamente la facciata di Palazzo d’Accursio dalla fine dell’Ottocento alla Liberazione senza il gruppo scultoreo di Giuseppe Romagnoli, smentiscono il FAKE disinvoltamente diffuso dall’amministrazione.
La notizia della imminente “ricollocazione” sul luogo originario, diffusa una settimana prima dell’evento, è prova della premeditazione e della programmazione dell’uso strumentale della memoria.
In un’epoca di caos istituzionale e di approssimazione culturale, nella quale si confondono memoria del passato e giustificazione degli orrori, per muovere verso una memoria “condivisa” che è impossibile, questa mossa delle istituzioni forse non è una gaffe, ma un programma “culturale”. O, forse, è solo un errore dovuto a superficialità e scarsa conoscenza del passato.
La delibera del Consiglio Comunale del 26 novembre 1900, che stabiliva di erigere un monumento celebrativo in ricordo del re Umberto I e di collocarlo “sulla fronte” del Palazzo, non fu mai attuata. Il monumento e la lapide vennero approntati nel 1909, ma non furono mai collocati sulla facciata del Comune.
Solo l’attuale amministrazione, centoventi anni dopo, ha dato piena attuazione alla delibera del 26 novembre 1900 che celebra i Savoia.
Tutte le ipotesi sono possibili. Si tratta di un ritardo burocratico? O si tratta piuttosto di ritardo culturale?
Carlo D’Adamo
2 Comments
Ci scrive, il 19 marzo 2019 alle ore 18:02, Giovanni Fini:
Spettabile redazione,
scrivo in merito a questo articolo:
https://www.iskrae.eu/doppio-fakenews-un-fotomontaggio-diffuso-giustificare-la-collocazione-del-monumento-umberto-sulla-facciata-palazzo-daccursio-quel-monumento-non-mai/
Segnalo che con una ricerca su google di massimo 5 minuti si trovano almeno tre foto che documentano la presenza del monumento:
https://www.facebook.com/155840164546844/posts/1503939536403560/
https://collezioni.genusbononiae.it/products/dettaglio/8890
http://acs.beniculturali.it/commercio-elettronico/prodotto/anno-1920-edizione-1937-bologna-piazza-nettuno-con-il-palazzo-daccursio/?fbclid=IwAR0PsCB31M_WoE6EBsY499kmFpU8D25Viszvjj773RB1-fHQgTvHEQsIVbY
Ho già segnalato la cosa all’autore, peraltro esimio storico che gode della mia massima stima.
Scrivere che il Comune ha pubblicato foto false a sostegno di scelte amministrative accusa il Comune del reato di falso ideologico quindi vi suggerisco di garantirvi della veridicità della notizia perchè a me, per il motivo già spiegato, non sembra proprio.
Cordiali saluti, Giovanni Fini
Risponde l’autore del post Carlo D’Adamo (19 marzo 2019 ore 15:47) direttamente al commentatore che al sito:
Dal momento che Lei mi scrive in modo cortese, troverò il tempo per documentare con qualche foto autentica – della cui datazione siamo certi – che la delibera del Consiglio Comunale del 26 novembre 1900 non ha mai trovato piena attuazione, perché le statue bronzee del Romagnoli e il testo della lapide inneggiante al re Umberto I e a sua moglie NON FURONO COLLOCATE MAI sulla facciata di Palazzo d’Accursio. Laddove l’amministrazione comunale sostiene esservi sempre stato dal 1909 al 1943 il monumento di cui parliamo, c’era in realtà la lapide posta il 29 maggio 1876 per celebrare il 25° anniversario della fine del dominio del papato su Bologna. Lei, intanto che io trovo il tempo per inviarLe notizie e immagini che sono sotto gli occhi di tutti, può vedere, in biblioteca.salaborse / cronologia, 1927, qualche immagine del IX Congresso Eucaristico Nazionale, con il Cardinal Legato Tommaso Pio Boggiani che dà la benedizione dal balcone di Palazzo d’Accurrsio il 10 settembre 1927: e le statue NON CI SONO. Anche nel libro “Bologna e i suoi vigili” a cura di Francica – Del Perciò – Reina, Costa editore 200, a pag. 23 (“Cerimonia di occupazione fascista del Comune – 4 ottobre 1922) all’estremità destra, per quanto molto marginalmente, si nota l’assenza del monumento e si intravede invece l’orlo della lapide risorgimentale. Le cronache sono ricche di ulteriori informazioni; ad esempio, durante una manifestazione fascista, mi sembra di ricordare che fosse negli Anni Trenta, viene eretto un palco a fianco del balcone, ma più in basso, per permettere al cardinale Nasalli Rocca di celebrare una messa solenne; il palco, dicono le cronache, copre quasi completamente la lapide risorgimentale. Non è difficile fra le numerose foto, trovarne una di buona qualità, e verificare anche la data, perché, come ognuno comprende, le foto devono essere databili con certezza. Infine – e per il momento mi fermo qui – la rivista mensile municipale “IL COMUNE DI BOLOGNA” che usciva ogni mese, aveva sempre foto celebrative di sovrani in visita, sfilate militari, giochi ginnici, e tutte si concludevano in piazza davanti al Palazzo. La collezione dei numeri della rivista ufficiale del Comune si trova, oltre che in moltissime biblioteche dell’area metropolitana e in tante bancarelle dell’usato, anche negli archivi comunali di Palazzo d’Accursio. Non Le sarà difficile accedervi. Le assicuro quindi che il mio nome non è stato utilizzato per dare credito ad affermazioni false, ma, al contrario, che qualcuno ha utilizzato il buon nome dell’amministrazione per dare credito ad una FAKENEWS.
Se non La disturba troppo, mi mostri le “molte foto reperibili in rete” che “indicano l’opposto di ciò che l’articolo dice”; le vorrei, se possibile, con una datazione sicura e con l’indicazione della fonte, come si usa quando si fa ricerca correttamente, evitando di dare voce allo SPAM.
Cordialità,
Prof. Carlo D’Adamo.