di MOWA
Droga e potere massoborghese sono un binomio indissolubile e, tale combinazione, non verrà sconfitto fintanto non si farà un’autentica battaglia contro la cultura criminale capitalistica quale responsabile.
Infatti, è tanto indissolubile questo binomio da emergere in più occasioni.
L’ultima (per ora) notizia in tal senso la si può leggere nell’articolo sottostante dove, poche ore fa in Libano, l’esponente della famiglia reale saudita, Walid bin Abdul Mohsen bin Abdul Aziz, è stato trattenuto per aver “introdotto in Libano ben 2 tonnellate di anfetamine che avrebbero dovuto avere l’Arabia Saudita come destinazione finale.“
Occasione, quella del fermo del principe saudita, che evoca un lontano articolo di Michael C. Ruppert apparso su “From the Wilderness”, che recitava così:
“…Il traffico di stupefacenti ha un enorme potere perché sta sovvenzionando gli investimenti delle più grandi imprese mondiali.
Finanzia i politici.
Ha preso all’amo i gringos di Wall Street i cui figli a volte muoiono proprio per la droga.
Wall Street non può permettersi la caduta dei magnati del narcotraffico. E neppure i Presidenti, per il finanziamento delle loro campagne elettorali.
Perché?
Perché la nostra economia piramidale, controllata dall’1 per cento, non può correre il rischio di lasciare che la concorrenza (negli affari così come in politica) sfrutti il vantaggio portato dal denaro sporco. Per ogni milione di dollari di incremento nelle vendite o proveniente da un buy out, il capitale dell’1 per cento che controlla Wall Street aumenta di venti o trenta volte…”
Evocano, anche, brani come quello riportato nel febbraio 1995 in Jane’s Intelligence Reiew (una delle riviste investigative britanniche più note al mondo), dove parlando de “La Medellin dei Balcani” ci aiutava a capire la giusta dimensione del problema e poneva le basi per una seria riflessione su “chi siano” coloro a cui interessano veramente le guerre in giro per il mondo e se sia il caso di mandare, dunque, i nostri figli a morire per ingrassare l’ 1 % dei ricchi del mondo:
“… Si pensa che una notevole quantità di introiti provenga tanto dal narcoterrorismo, albanese quanto dal traffico di armi e al contrabbando transfrontaliero in Albania, Bulgaria e nella provincia serba del Kosovo. Anche se i modi e le dimensioni con cui avvengono non sono chiari, questo potere economico albanese, attualmente in fase di crescita, farà sì che i Balcani diventino un punto nevralgico della criminalità. Dopo aver raggiunto l’Europa occidentale attraverso la Jugoslavia, l’eroina proveniente dalla Turchia, dalle repubbliche transcaucasiche e da zone situate più a Oriente, sta cominciando adesso a espandersi verso l’Italia – passando per il Mar Nero -, l’Albania, la Bulgaria e la Macedonia. Si tratta di uno sviluppo che ha rafforzato la mafia albanese, organizzazione che si pensa controlli il 70 per cento del mercato illegale della droga della Svizzera e della Germania […] Se non verrà ostacolato, questo crescente narcoterrorismo albanese potrà sfociare in una sindrome colombiana dei Balcani meridionali; potrebbe perfino succedere che la mafia albanese diventi così potente da controllare uno o più Stati della regione…”
“… Dieci anni fa eravamo impegnati nel rifornimento di armi e nell’addestramento dei peggiori elementi dei mujaheddin afghani: trafficanti di droga, contrabbandieri di armi, terroristi nordamericani…[…] …Adesso stiamo facendo lo stesso con l’ELK, collegato a tutti i cartelli più conosciuti del Medio e dell’Estremo Oriente. L’Interpol, l’Europol e quasi tutte le agenzie di intelligence e di controspionaggio europee che si occupano di narcotici hanno aperto dossier su diversi cartelli della droga che conducono direttamente all’ELK, oltre che alle bande albanesi di questo Paese…”
Parlare di potere capitalistico vuol dire, anche, che la droga l’hanno fatta diventare:
“… una parte del sistema bancario e finanziario mondiale, fornendo la liquidità necessaria per affettuare i ‘pagamenti mensili minimi’ delle enormi riserve della bolla di derivati e investimenti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna…”
Arrestato Principe Arabo all’Aeroporto di Beirut, Libano: aveva 2 tonnellate di anfetamine
Tramite un jet privato le sostanze avrebbero dovuto arrivare in Arabia Saudita. Le pasticche sarebbero state destinate all’ISIS.
Massimo Ferrami
Walid bin Abdul Mohsen bin Abdul Aziz, esponente della famiglia reale saudita, è stato trattenuto poche ore fa in Libano dagli agenti addetti alla sicurezza dell’Aeroporto Internazionale di Beirut, Rafik Hariri. Il principe saudita è accusato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ed avrebbe introdotto in Libano ben 2 tonnellate di anfetamine che avrebbero dovuto avere l’Arabia Saudita come destinazione finale. La sostanza confiscata all’uomo è l’anfetamina Fenithyllina, chiamata normalmente Captagon e molto usata in Medio Oriente. L’ingente quantitativo di pasticche è stato suddiviso per essere contenuto in 24 casse e 8 borsoni, e si tratta di uno dei maggiori tentativi di traffico di narcotici della storia dell’Aeroporto di Beirut.
Il principe Walid era accompagnato da altre quattro persone, tutte di cittadinanza saudita e, oltre al notevolissimo stock di Captagon, le forze dell’ordine hanno rinvenuto anche una modesta quantità di cocaina. Le sostanze, tramite un aereo privato, erano pronte per essere inviate verso il paese natale dell’uomo, ma sono state intercettate prima.
Enorme quantitativo di Captagon, la droga preferita dall’ISIS
Secondo alcune fonti, questo tipo di stupefacente è conosciuto per essere il narcotico prediletto dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico. Il Captagon evita alle persone che ne fanno uso di sentire il bisogno di dormire, toglie il senso dell’appetito e non permette di provare paura. Tra i suoi effetti psicoattivi anche quello di abbassare la percezione del dolore fisico e di accrescere la resistenza alla fatica. Non è dunque difficile capire perché dei terroristi dell’ISIS dovrebbero farne uso.
Gli agenti di sicurezza aeroportuale hanno affermato che si tratta del quantitativo più impressionante di tentato contrabbando di sostanze illegali, secondo solo ad un rinvenimento della primavera 2014 effettuato presso l’aerostazione di Beirut. Anche allora si è trattato della stessa sostanza, suddivisa in 15 milioni di confezioni.
Il principe ha ricoperto diversi incarichi importanti all’interno del ministero della salute saudita, ed ha superato il quindicesimo anniversario come governatore della provincia di Hail, nella parte nord del paese.
27 ottobre 2015