a 33 anni dalla strage alla stazione che fece 85 morti e 200 feriti
Bolognesi punta il dito contro la Procura: «Spiazzi e Andreotti morti senza essere stati interrogati»
BOLOGNA – A Bologna è il giorno del ricordo. Sono passati 33 anni da quel 2 agosto 1980, quando la strage alla stazione fece 85 morti e 200 feriti (per la quale sono stati condannati in via definitiva gli ex neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, che hanno sempre negato qualsiasi responsabilità). Come ogni anno, è il giorno delle celebrazioni. Niente fischi, questa volta (se si esclude qualche isolata contestazione al sindaco Merola), anzi: la presidente della Camera Laura Boldrini nella piazza davanti alla stazione viene coperta di applausi. La polemica questa volta arriva dal presidente dei familiari delle vittime, ora deputato Pd, Paolo Bolognesi, che punta il dito contro la Procura: «Dopo le condanne definitive del 1995 e 2007, non vi è più stato nessun sussulto da parte della Procura di Bologna, nessun tentativo di leggere il loro disegno politico, pur abbastanza trasparente, se letto nel contesto complessivo di tutto il disegno stragista portato avanti dal 12 dicembre 1969». In particolare, dice Bolognesi, non sono stati interrogati Amos Piazzi e Giulio Andreotti.
IN COMUNE – La giornata comincia in Comune, con l’incontro privato tra le istituzioni e i familiari delle vittime, poi i discorsi delle autorità nella sala del consiglio: quest’anno sono a Bologna ci sono il ministro agli Affari regionali Graziano Delrio e la presidente della Camera Boldrini. «Grazie al governo per aver dato visibilità alla strage di Bologna», dice il sindaco Virginio Merola. Poi parte il corteo verso la stazione: in testa, come sempre, lo striscione «Bologna non dimentica».
BOLOGNESI: «NESSUN SUSSULTO DALLA PROCURA» – Per le vittime, in Comune, parla Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione e ora parlamentare nelle file del Pd: «Dopo 33 anni è possibile arrivare alla verità – dice – perché tanti dettagli adesso sono accessibili». E anche lui ringrazia per la presenza Delrio e Boldrini. «È un segnale di grande attenzione». A Roma, Bolognesi si rivolgere anche per una richiesta, fatta più volte negli ultimi anni: «Chiediamo al governo di impegnarsi sul tema dei risarcimenti alle vittime».
Più tardi, dal palco davanti alla stazione, Bolognesi punta il dito contro la Procura: «Dopo le condanne definitive del 1995 e del 2007, non vi è più stato nessun sussulto da parte della Procura di Bologna, nessun tentativo di leggere il loro disegno politico, pur abbastanza trasparente, se letto nel contesto complessivo di tutto il disegno stragista portato avanti dal 12 dicembre 1969». «Tra i 400 nomi che avevamo suggerito alla Procura di interrogare – è la frecciata di Bolognesi – vi era quello di Amos Spiazzi», che «è morto nel novembre dello scorso anno, senza che nessuno lo avesse interrogato». Eppure, nella sua agenda del 1980, afferma Bolognesi, Spiazzi «il giorno 2 agosto, all’ora della strage aveva annotato: ‘Pacco ritirato in posto B’». Allo stesso modo, prosegue critico il presidente dell’associazione, «è scomparso anche il senatore a vita Giulio Andreotti e nessun magistrato di Bologna ha trovato il tempo di interrogarlo, nonostante il suo nome sia stato fatto da più testimoni del processo di piazza della Loggia come referente del cosidetto Anello, un servizio supersegreto che coordinava elementi dei vari servizi segreti e della malavita».
Bolognesi parla della «strategia criminale della sommersione e dell’invisibilita», sorretta da «politica» e «mafia». Il fatto che nella storia delle stragi, dice, ci siano «nomi che ritornano» e un’unica strategia spiega, per Bolognesi, «gli inauditi privilegi concessi agli esecutori materiali Mambro e Fioravanti, liberi da anni nonostante decine e decine di anni di carcere comminati e svariati ergastoli per i numerosi delitti commessi».
DELRIO: «RESTA GRANDE DOMANDA SUI MANDANTI» – Un risultato Bolognesi lo ottiene subito. Sulla questione dei risarcimenti, il ministro Graziano Delrio promette: «Inseriremo il provvedimento nel prossimo decreto sicurezza perché ai parenti oltre alla verità deve essere dato un contributo per la pazienza». «Letta avrebbe voluto essere qui – dice Delrio parlando a Palazzo d’Accursio – ma la coincidenza con il Consiglio dei ministri non glielo ha permesso. Il 2 agosto 1980 è stato un giorno in cui la Repubblica ha rischiato di morire ma la reazione dei bolognesi ha fatto in modo che in realtà quel giorno sia stata la rinascita dei sentimenti della convivenza e della solidarietà». Ora, «la verità è la nostra ragion di Stato» e «non è vendetta ma seme di giustizia»: «Oggi resta grande come una montagna la domanda sui mandanti, la più oscura», riflette il ministro.
Infine, un altro riconoscimento all’associazione delle vittime: «Importante il progetto di legge presentato sul reato di depistaggio», dice Delrio.
FISCHI ISOLATI PER MEROLA – La nuova stazione dell’Alta velocità recentemente inaugurata a Bologna, che consente di accorciare le distanze sul territorio, può essere «un segnale che anche le distanze dalla verità si possono accorciare». Questo, in sintesi, l’incipit dell’intervento del sindaco Merola in piazza Medaglie d’oro. Parole che vengono accolte da alcuni fischi isolati che si levano dalla piazza. Ma in altri passaggi il sindaco sarà applaudito.
BOLDRINI «COMMOSSA» – Applauditissima la presidente della Camera Boldrini, che si dice «commossa». Ricorda che anche lei era a Bologna, quel 2 agosto 1980: da studentessa fuorisede, in quei giorni cercava casa in città. «È uno degli eventi della mia giovinezza che più mi ha condizionata», dice. In molti passaggi del suo discorso, il tema della ricerca della verità. A 33 anni dalla strage, dice, «ancora noi la giustizia completa non la abbiamo: e allora come si fa ad innamorarsi delle istituzioni? Come? Bisogna pretendere chiarezza completa, giustizia e trasparenza».
NAPOLITANO: «FARE PIENA LUCE SU UN ATTO TERRORISTICO» – Arriva ai familiari delle vittime il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Il meditato ricordo di quegli anni che hanno insanguinato il Paese non solo costituisce un doveroso e commosso omaggio alle vittime, ma è volto a diffondere e condividere con le giovani generazioni consapevolezza storica, sensibilità civica, convinta mobilitazione. Rinnovo pertanto il mio apprezzamento per l’impegno profuso dall’Associazione da lei presieduta nel promuovere e coltivare una riflessione collettiva su quel periodo sofferto della nostra storia e nell’adoperarsi affinchè venga fatta piena luce sugli aspetti del feroce atto terroristico, non ancora chiariti nonostante la lunga, ma non ancora conclusa, serie di investigazioni e processi». Anche per il Presidente del Senato, Pietro Grasso, bisogna continuare «a lottare contro l’oblio e contro il terrorismo» e proseguire «nella ricerca instancabile della verità storica e processuale. Molti errori sono stati compiuti, troppi depistaggi e ritardi nella ricostruzione dei fatti hanno rischiato di incrinare irreparabilmente il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni». «Sono certo che anche il Parlamento saprà dare il suo contributo – aggiunge Grasso – utilizzando ogni strumento possibile per fare luce sulle ombre del nostro passato e continuando a lavorare sul piano legislativo per rendere più efficiente il nostro sistema giudiziario».
Mauro Giordano
Benedetta Boldrin
02 agosto 2013