Oltre ai quattro imprenditori arrestati a aprile, la Dda indaga su altri 6 presunti prestanome e sul boss Giovanni Tegano. L’ombra del clan sulla gestione del Bingo
REGGIO CALABRIA Chiuse le indagini per gli indagati dell’inchiesta Monopoli, che ha svelato l’ombra dei Tegano dietro diverse speculazioni edilizie, come nel business dell’unico Bingo della città.
GLI INDAGATI Nell’aprile scorso, perché considerati veri e propri prestanome del noto clan di Archi, in manette erano finiti quattro noti imprenditori reggini, Francesco Andrea Giordano e Michele Surace, «quasi un’inscindibile endiadi imprenditoriale», il figlio di Surace, Giuseppe, e Carmelo Ficara, titolare dell’omonima impresa di costruzioni, accusato di concorso esterno. Adesso però, il raggio dell’indagine si è allargato e in questi giorni l’avviso di conclusione indagini è stato notificato anche a Giorgio e Giuseppe Giordano, Bruno Mandica, Demetrio Modafferi, Gaetano Hermann Murdica e Veneranda Suraci, tutti accusati a vario titolo di essersi prestati alla costruzione del sistema di intestazioni fittizie che ha nascosto la presenza del clan nelle varie imprese, e il boss Giovanni Tegano.
IL SISTEMA Alla base del sistema, secondo i pm Stefano Musolino e Walter Ignazzitto, ci sono i quattro imprenditori arrestati nell’aprile scorso, che per conto dei Tegano hanno per lungo tempo gestito diverse attività a Reggio città. Imprenditore edile puro, Ficara ha iniziato e continuato con i cantieri, mentre Giordano e i Surace – partiti dalla gigantesca speculazione edilizia del complesso Mary Park, all’interno del quale si erano premurati di riservare un appartamento al fratello del boss, Peppe Tegano – si sarebbero specializzati nell’accumulazione e riciclaggio di denaro, tutto ripulito grazie ad un’impensabile lavatrice, la sala bingo della città.
I PADRONI DEL GIOCO Sebbene intestato al cognato di Surace, Bruno Mandica, anche lui indagato, per gli inquirenti il “tempio del gioco reggino” è quanto meno per metà di proprietà di Giovanni Tegano, mentre per il resto appartiene al duo Surace-Giordano. Per oltre 20 anni, la sala di Archi ha lavorato a Reggio in splendida solitudine, fatturando così oltre 10 milioni di euro all’anno. Una circostanza non casuale. Nessuno a Reggio aveva il permesso di aprire un’attività simile. Lo ha scoperto a proprie spese un imprenditore della Piana di Gioia Tauro costretto ad abbandonare il progetto a causa delle minacce del clan. Quando a Reggio si pensa di aprire una seconda sala nel quartiere Gebbione, ci sono sempre loro dietro. Per l’occasione, con l’appoggio di Carmelo Ficara.
IL MANOVALE RE DEL MATTONE Nato semplice manovale, nel giro di pochi anni Ficara è diventato costruttore e titolare di una delle imprese edili più attive su Reggio città. Non a caso, mesi fa sono finiti sotto sequestro più di 120 immobili e 20 terreni edificabili, tutti riconducibili a lui e alla sua famiglia. Un patrimonio niente male per un ex muratore che ha coperto di cemento interi quartieri della città.
Alessia Candito
18 settembre 2018