Alessandro Bianchi
“In politica estera le classi dirigenti hanno le mani che grondano sangue”. Inizia così il suo discorso l’Ambasciatrice Elena Basile nella conferenza “La nuova scacchiera” alla Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio a Roma, organizzata dalla Casa Del Sole TV.
“Viviamo come in un film hollywoodiano demenziale dove assistiamo alla costante decontestualizzazione del fenomeno, le cause storiche e politiche spariscono, non ci sono più gli elementi culturali per analizzare il conflitto. Lo scontro diventa etico, religioso – bene contro il male – il nemico demonizzato nell’indifferenza di un’opinione pubblica addomesticata”, sottolinea. Una costante è l’Hilterizzazione del nemico. “Putin è il male assoluto. Hamas non è più un’organizzazione di liberazione della Palestina che pratica la lotta armata ma è il diavolo in terra”, prosegue l’Ambasciatrice secondo la quale laddove si annulla lo scontro politico e questo diventa etico, religioso, la mediazione semplicemente non esiste. “La pace è la vittoria totale sulla Russia. Fino all’ultimo ucraino”. “Sconfiggere Hamas fino all’ultimo palestinese”.
Con una mirabile capacità di sintesi, nel proseguo del suo intervento, Basile riesce a far emergere tutte le responsabilità occidentali nei conflitti in corso in Ucraina e a Gaza.
Ci concentriamo sul conflitto in Ucraina. L’Ambasciatrice ricorda il noto libro di Brzezinski “La grande scacchiera” che evidenziava in modo chiaro che per indebolire la Russia bisognava passare per il ventre molle dell’Ucraina. E nel 2014, inoltre, Kissinger aveva già previsto come si sarebbe arrivati allo scontro contro Mosca. “Era deciso, pianificato”.
Da questo punto di vista, Basile ricorda come negli anni ’90 ci fossero due anime in Europa che si sono contrapposte. Una, conciliante con la Russia, identificabile con l’Osce che ha cercato una soluzione di sicurezza collettiva in Europa. L’altra, identificabile con la Nato – “organizzazione che avrebbe dovuto scomparire con la fine del Patto di Varsavia” – puntava all’espansionismo dell’Alleanza atlantica. Cardine di questa ultima visione, prosegue Basile, era spezzare i legami tra la Russia e l’Europa (in particolare la Germania). Con gli attentati al Nord Stream l’obiettivo è stato raggiunto.
Un’altra grande responsabilità, prosegue Basile, riguarda gli accordi di Minsk. “Non c’è bisogno di essere complottisti. Merkel e Hollande pubblicamente lo dicono: era soltanto un diversivo per armare e addestrare esercito ucraino dagli anglosassoni”. Quindi uno strumento fondamentale per la pace, gli accordi di Minsk, “non viene applicato per una chiara e precisa volontà politica dell’occidente”, chiosa Basile.
Per le altre responsabilità dell’occidente, Basile rimanda al libro di Abelov, “un gioiellino”, che dimostra come gli Usa siano usciti unilateralmente dal disarmo e di come dal 2019 ci sia la penetrazione militare, addestramento dell’esercito ucraino perché potesse essere compatibile con la Nato. Poi dal 2021 l’escalation voluta è divenuta evidente con provocazioni fatte da esercitazioni alle frontiere, l’irrigidimento della leadership ucraina che non poteva essere non voluta dall’occidente. “Del resto, Zelensky era andato al potere con un programma di pace del Donbass e inizia a fare spedizioni punitive contro le popolazioni del Donbass. È chiaro che l’occidente volesse questa guerra”, prosegue Basile. Recentemente l’ex consigliere di Zelensky, Arestovich ha ammesso che nel 2019 e dopo lo studio della Rand c’era un filone di pensiero in Ucraina e negli Usa che tendeva a smembrare la Russia nelle varie etnie e permettere “questo lo aggiungo io” alle oligarchie finanziarie di accedere alle grandi risorse del paese”. Le responsabilità dell’occidente sono tante ma tutto il dibattito si riduce al “lupo cattivo viola il diritto internazionale e che ha invaso. La violazione delle frontiere ha portato lutti non sta a me giustificare, ma si può capire utilizzando le dinamiche della politica internazionale per comprendere quali possibilità avesse la Russia”, sottolinea l’Ambasciatrice.
Ricordando come nel celebre discorso del 2007 alla conferenza di Monaco Putin avesse ribadito le sue linee rosse e di come Mosca fino al dicembre del 2021 avesse cercato la via della mediazione, Basile rimarca come stia emergendo chiaramente come l’occidente anglosassone abbia sabotato una pace che era stata raggiunta sulla base della neutralità dell’Ucraina nel marzo del 2022. “Il viaggio di Johnson in Ucraina ha posto fine all’accordo raggiunto ad Istanbul”. Se tutto questo è vero si deve parlare come fa lo storico Cardini, di un “aggressore tattico e di un aggressore strategico che è l’occidente”.
Bisogna ritornare all’Osce, all’architettura di sicurezza europea, con un’Ucraina neutrale e la convivenza con la Russia nel quadro di una sicurezza collettiva in cui vengano riconosciute le legittime richieste di Mosca. “Malgrado i nostri politici continuino a vantare le vittorie ucraine come Stoltenberg recentemente: il sostegno a Kiev e questo fino alle elezioni Usa, ma i militari stiano concretamente negoziando e ci sarà un muro, una divisione contro la Russia. Mosca ha detto si all’Ucraina occidentale nella Nato non rivendica più la neutralità, ma i territori occupati ad Est E questo non credo sia una bella cosa per l’Europa”, ha concluso Basile.