di Gianni Barbacetto
Elena Cattaneo ha polverizzato in un attimo il progetto “petaloso” di Matteo Renzi. Con il suo articolo, pubblicato ieri in prima pagina da Repubblica, ha distrutto in un sol colpo la mirabolante promessa del presidente del Consiglio di costituire da qui al 2040, sull’area Expo, un fantastico “polo di ricerca di rilevanza mondiale” su genoma, alimentazione, big data, malattie neurodegenerative, con sette centri e 1.500 ricercatori: lo Human Technopole. Puro storytelling, lo ha liquidato Cattaneo, che ha paragonato Renzi al pifferaio magico di Hamelin protagonista della favola dei fratelli Grimm. “Propaganda politica”, “spettacolarizzazione che tutto divora, compresa la speranza dei più giovani”.
Il fatto è che Elena Cattaneo non è un gufo qualunque. È la ricercatrice italiana più nota nel mondo, ha lavorato in Italia e all’estero proprio su genoma e cellule staminali e per i suoi meriti scientifici è stata nominata senatore a vita. Le scelte di Renzi sono insensate, ha scritto ieri. Il polo scientifico sull’area Expo è solo “uno spot che svilisce la ricerca”, uno sfavillante teatrino messo in scena da un governo che da una parte promette un miliardo e mezzo in dieci anni a un centro di diritto privato (l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova), senza gare pubbliche, senza valutazioni indipendenti, senza libera competizione, senza trasparenza sulle assegnazioni, senza controlli, trasformando il vertice di Iit in un Re Mida a cui ogni studioso, ogni centro di ricerca, ogni università dovrà pagare pegno se vorrà avere accesso ai fondi ed essere coinvolto nei suoi programmi; dall’altra rende agonizzante la ricerca pubblica, lesinando i fondi, disperdendoli in briciole, erogandoli a singhiozzo.
Una bocciatura senza appello allo schizofrenico sistema di finanziamento della ricerca italiana. Pochi soldi ai tanti ricercatori dei diversi progetti (Prin, Firp…) e tanti soldi a un centro che “deciderà a chi e come distribuire i finanziamenti, quali spazi assegnare e a chi”. Mentre “le collaborazioni tra idee e gruppi sono abituali nella scienza e si sanciscono ‘alla pari’ senza svendere le proprie idee a intermediari dell’erogatore pubblico”.
La verità che questa scelta è stata fatta perché era la più comoda: invece di dare vita alla “Agenzia nazionale della ricerca”, attesa da dieci anni, è stato più facile coinvolgere Iit, che è un centro controllato direttamente dal governo e che dopo il primo decennio di vita era alla ricerca di una sua vocazione per diventare adulto. Nasce per caso, lo Human Technopole, in uno studio di talk show televisivo. Il ministro Maurizio Martina era stato chiamato a parlare di Expo. Tra gli ospiti c’era anche Roberto Cingolani, il brillante direttore scientifico di Iit. Martina era, come tutti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche coinvolte in Expo – governo, Comune di Milano, Regione Lombardia – alla disperata ricerca di una soluzione per il dopo Expo.
Per l’evento del 2015 erano state comprate aree private, per la prima volta nella storia delle esposizioni universali. Valevano 20 milioni, le avevano pagate 200. I soldi dovevano rientrare rivendendo l’area ai privati, ma l’asta nel novembre 2014 era andata deserta. Che fare? Cingolani fa il suo mestiere, non si lascia sfuggire l’occasione. Strega il ministro con progetti futuribili e mirabolanti. Intanto a Renzi aveva parlato l’amico Marco Carrai, affascinato da Francesco Micheli. Ricerca, genoma, futuro: ecco l’idea per “mettere una toppa glamour al dopo Expo”. A dirlo, ora, è Elena Cattaneo, mica un gufo qualsiasi.
26 febbraio 2016