Questi sono i dati che hanno fatto tremare i sostenitori dell’Europa prima di espletare il voto.
Una riflessione che ha portato molti politici (candidati o meno e al di là delle “sviolinate” sostenute durante le campagne elettorali per votare questo o quello) a temere sull’esito della credibilità all’Europa…
Una percentuale altissima di astenuti che non è da attribuirsi a nazionalismi (perché i reazionari si sono candidati alle elezioni europee) o incomprensioni ma ad una ragionata scelta di campo che è, probabilmente, sfociata verso la sfiducia di politiche liberali senza valide soluzioni.
MOWA
Alberto “Malaparte” Puliafito
24 maggio, 15.30: Chiuse alle 14 le urne in Repubblica Ceca, con dati bassissimi di affluenza: attorno al 19%, secondo le fonti locali. Il dato rappresenta un ulteriore calo rispetto al già basso 28% del 2009.
15.00: Secondo le fonti locali, il voto in Irlanda è lento ma stabile.
23 maggio 2014: al voto l’Irlanda e la Repubblica Ceca.
23.20: sembra che nel Regno Unito si arrivi al miglior risultato d’affluenza di sempre, o quantomeno paragonabile al 37,6% del 2004. Ci si chiede se si possa arrivare al 40%.
22:00 Seggi chiusi in Olanda, è tempo di primi exit poll: testa a testa tra Cristiano Democratici e Liberali, in calo gli euroscettici. Urne chiuse anche nel Regno Unito, ma in questo caso nessun exit poll, bisognerà aspettare qualche ora per i primi risultati.
14.00: il primo dato d’affluenza delle Europee 2014 viene dai Paesi Bassi. Alle 13.30 ha votato il 15% degli aventi diritto. Una flessione dell’uno per cento rispetto al 2009, quando, alla medesima ora, aveva votato il 16%.
Il dato dell’affluenza – cui si contrappone, ovviamente, il dato sull’astensionismo – è una cartina tornasole fondamentale per le elezioni europee che si avvicinano a grandi passi.
Elezioni Europee: affluenza in Italia, lo storico
Nel 1979, alla prima tornata elettorale europea, l’Italia fece registrare il maggior dato d’affluenza (85,65%) esclusi i paesi in cui il voto è obbligatorio (Belgio e Lussemburgo in questo caso), quando si votava solamente in nove paesi (Danimarca, Germania, Irlanda, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, oltre appunto a Italia, Belgio e Lussemburgo).
Un dato pressoché straordinario, segno di una notevole affezione dell’italiano per il diritto di voto. Un dato mai più raggiunto e andato progressivamente calando, in maniera notevolissima.
Se nel 1984 votò comunque l’82,47% degli aventi diritto e nell’89 si confermava il primato per il terzo anno consecutivo (81,07%), mentre, nel frattempo, si erano uniti anche Grecia, Spagna e Portogallo, ecco arrivare la prima flessione significativa.
E’ il 1994. L’Italia è stata scossa da mani pulite, il 27 marzo Silvio Berlusconi vince le elezioni con Forza Italia, l’ondata campanilista-populista della Lega Nord è appena arrivata. Si vota il 12 giugno per il Parlamento Europeo, e va a votare il 73,6%. Paradossalmente, però, rimaniamo il primo paese per votanti (esclusi i soliti Belgio e Lussemburgo).
Nel 1999 il dato d’affluenza peggiora ancora: 69,76%. L’Italia cede il primato dei votanti percentuali nei paesi in cui il voto non è obbligatorio alla Grecia. Nel 2004, aiutati dall’election day in concomitanza con le amministrative, i numeri risalgono un po’: vota il 71,72% degli aventi diritto. Questa volta ci superano Malta e Cipro.
Nell’ultima tornata, si tocca il minimo assoluto per il nostro paese: 65,05%. Ma, clamorosamente, rimaniamo dietro solamente a Malta, perché nel frattempo l’affluenza nel resto d’Europa crolla.
Elezioni Europee: affluenza in Europa
Vediamo i dati globali.
Nel 1979, con nove paesi al voto, l’affluenza totale dell’Unione era pari al 61,99% degli aventi diritto.
Nel 1984 si aggiungeva la Grecia e votava il 58,98%.
Nel 1989 si aggiungono Spagna e Portogallo e la media scende al 58,41%.
Nel 1994 vota anche il Portogallo. La media scende ancora: 56,67%.
Nel 1999 si aggiungono Svezia, Austria e Finlandia. Il trend negativo continua: 49,51% è il dato d’affluenza globale.
Stessa musica nel 2004. Votano anche Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lituania, Lettonia, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia. La media scende al 45,57%,
Nell’ultima tornata del 2009 si aggiungono, infine, Bulgaria e Romania. La media è un poco confortante 43% di affluenza totale.
Elezioni Europee: l’affluenza in tutti i Paesi
Sono 8 i paesi che votano dal 1979 oltre all’italia.
Belgio: l’affluenza rimane costantemente sopra il 90% (in virtù del voto obbligatorio, come detto). Picco nel 1984 con il 92,09%, dato più basso nel 2009 con il 90,39%.
Danimarca: scarsa affezione per le europee e dati altalenanti, ma in controtendenza. Si va dal 46,17% (dato più basso) del 1989 al dato più alto del 2009 (59,54%). Lo si capiva fin dal 1979, quando i danesi disertavano le urne facendo registrare il dato più basso in assoluto fra i 9 capostipiti alla prima tornata per il Parlamento europeo (47,82%)
Germania: i tedeschi, sostenitori dell’euro forte, votano poco in Europa. Nel 1979 si presentava alle urne il 65,73%. Il dato scende nell’84 (56,76%), torna sopra il 60% per due tornate e poi cala radicalmente: 45,19% nel 1999, 43% nel 2004, 43,3% nel 2009.
Irlanda: anche qui l’affluenza è un’altalena. Si parte al 63,61% nel 1979, poi 47,56% nel 1984, ancora 68,28% nel 1989, quindi una brusca discesa nel 1994: 43,98%. Il dato non torna mai sopra al 60%, si attesta sul 58,58% del 2004, quasi identico al dato del 2009 (58,64%).
Francia: ai cugini transalpini l’Europa sta stretta. Se alla prima tornata si registra un 60,71% che non verrà mai più replicato, nell’ultima del 2009 il dato è in caduta libera, 40,63%. Tre punti sotto la media europea.
Lussemburgo: storia simile al Belgio, con voto obbligatorio. Nel 1979 vota l’88,91% degli aventi diritto. Nel 2009 il 90,75%. Il picco è del 2004 (91,35%).
Paesi Bassi: gli olandesi non amano molto le europee. Nel ’79 vota il 58,12%. Il dato scende drasticamente fino ad uno striminzito 30,02% nel 1999 (19 punti sotto la media europea), poi risale nel 2004 (39,26%) e si attesta sul 36,75% nel 2009.
Regno Unito: i britannici vantano il poco onorevole primato della tornata elettorale con la minor affluenza fra i nove capostipiti: il 24% di affluenza del 1999 è davvero drammatico. Le cose non sono mai andate tanto meglio: nel ’79, infatti, votava appena il 32,35%. L’ultima tornata del 2009 faceva registrare uno striminzito 34,7%.
Fra i paesi che si sono progressivamente aggiunti, gli unici ad aver sempre alzato la media sono stati Cipro e Malta. Gli altri hanno contribuito al crollo verticale. Il peggior risultato mai fatto registrare è quello della Slovacchia nel 2004, quando votò il 16,97% degli aventi diritto.
24 maggio 2014