ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
I sottoscritti come meglio identificati in calce al presente atto
ESPONGONO QUANTO SEGUE
Gaza è un territorio di circa 365 chilometri quadrati, tra i più densamente popolati al mondo, ospita circa 2,3 milioni di palestinesi, dei quali quasi la metà sono bambini e oltre il 70% profughi.
La terra così individuata è occupata da Israele sin dal 1967 e nonostante il “disimpegno” formale del 2005 (il ritiro di circa 8000 coloni), Israele continua ad esercitare il controllo sullo spazio aereo, sulle acque territoriali, sui passaggi terrestri, sull’acqua, sull’elettricità, sulla sfera elettromagnetica, sulle infrastrutture civili di Gaza,1 e sulle principali funzioni governative.2 L’ingresso e l’uscita da Gaza per via aerea e marittima sono proibiti e Israele gestisce gli unici due punti di attraversamento.3
Ancor prima, dal 1948, perdura la Nakba del popolo palestinese a causa della colonizzazione israeliana, che ha sistematicamente e forzatamente espropriato, sfollato e frammentato il popolo palestinese, negandogli deliberatamente il diritto inalienabile all’autodeterminazione, riconosciuto a livello internazionale, e il diritto al ritorno come rifugiati nelle loro città e villaggi,4 in quello che oggi è lo Stato di Israele.5
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3 Si veda, ad esempio, la risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (8 gennaio 2009), La situazione in Medio Oriente, compresa la questione palestinese, S/RES/1860, https://undocs.org/S/RES/1860(2009), in cui il Consiglio di Sicurezza ha sottolineato “che la Striscia di Gaza costituisce parte integrante del territorio occupato nel 1967 e sarà parte dello Stato palestinese”. Recentemente riaffermato nella Risoluzione 77/30 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (6 dicembre 2022), Assistenza al popolo palestinese, A/RES/77/30, https://undocs.org/A/RES/77/30. Si veda anche, HRC delle Nazioni Unite, Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati, Rapporto dei risultati dettagliati della Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulle proteste nei Territori palestinesi occupati, A/HRC/40/CRP.2 (18 marzo 2019), https://undocs.org/A/HRC/40/CRP.2. UNSC Res 2720 (22 dicembre 2023), The situation in the Middle East, including the Palestinian question, S/RES/2720, https://undocs.org/S/RES/2720(2023) sottolinea che “la Striscia di Gaza costituisce parte integrante del territorio occupato nel 1967” e ribadisce “la visione della soluzione dei due Stati, con la Striscia di Gaza come parte dello Stato palestinese”.
4 Considerazione dei rapporti presentati dagli Stati parte ai sensi dell’articolo 9 della Convenzione, Osservazioni conclusive del Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale: Israele, UN Doc. CERD/C/304/Add.45, (30 marzo 1998), para. 18; Rapporto del Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, 70a sessione (19 febbraio-9 marzo 2007) 71a sessione (30 luglio-17 agosto 2007), 211; Assemblea generale delle Nazioni Unite, Atti ufficiali, 62a sessione, Supplemento n. 18, UN Doc. A/62/18. 5 Patto internazionale sui diritti civili e politici, 16 dicembre 1966, 999 U.N.T.S. 171 (“ICCPR”), articolo 1; Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, 16 dicembre 1996, 993 U.N.T.S. 3 (“ICESCR”), articolo 1; Risoluzione 194 (III) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 11 dicembre 1948, paragrafo 11; Risoluzione 2452 (XXIII) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 19 dicembre 1969, paragrafo 11. 11; risoluzione 2452 (XXIII) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 19 dicembre 1969, paragrafo 1; risoluzione 608 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. 1; risoluzione 608 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, 14 gennaio 1988, paragrafo 1.1.
GOV.UK, Guidance Overseas Business Risk: The Occupied Palestinian Territories (22 febbraio 2022), https://www.gov.uk/government/publications/overseas-business-risk-palestinian-territories/overseas-business-risk-the-occupied- palestinian-territories, paragrafo 2.5.
2 Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (“HRC”), Rapporto della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e Israele, A/HRC/50/21 (9 maggio 2022), https://undocs.org/A/HRC/50/21, paragrafo 16. 16.
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L’impunità decennale per le continue violazioni dei diritti umani, ha incoraggiato Israele a reiterare e rafforzare i crimini internazionali contro il popolo palestinese6, creando un vero e proprio sistema di leggi, politiche e pratiche discriminatorie.
La striscia di Gaza è stata sottoposta al controllo militare e di sicurezza così intensi da parte di Israele, in particolare negli ultimi due decenni, che è stata definita definito una “prigione a cielo aperto”7. La violazione del diritto all’autodeterminazione dei Palestinesi è stata ampiamente documentata e ampiamente denunciata e Israele è dichiaratamente uno “Stato ebraico”, che esclude milioni di palestinesi dai diritti civili garantiti ai cittadini israeliani. Nel luglio 2018 è stata promulgata la basic law che esplicitamente afferma all’art.1 che il diritto all’autodeterminazione spetta solo al popolo ebraico.
La violenza a cui Israele ha sottoposto Gaza dal 7 ottobre 2023, descritta come una delle più pesanti campagne di bombardamenti nella storia della guerra moderna8, è dunque solo la conseguenza inscindibile degli atti illegali perpetrati sin dal 1948: si colloca nel più ampio contesto dei 75 anni di apartheid, dei 56 anni di occupazione e dei 16 anni di assedio imposti alla Striscia di Gaza.
Non si può quindi negare che le azioni israeliane rivelino un modello sistematico di condotta genocidaria tale da ritenere violato l’articolo II della Convenzione del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, che espressamente prevede: “Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: a) uccisione di membri del gruppo; b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”. L’art. III di detta Convenzione inoltre stabilisce che sono proibiti: a) il genocidio; b) la cospirazione nel commettere genocidio; d) l’istigazione diretta e pubblica a commettere genocidio; d) il tentativo di commettere genocidio; e) la complicità nel genocidio.
Non c’è infatti dubbio sul fatto che Israele stia uccidendo in massa il popolo palestinese a Gaza (articolo II, lettera a), della Convenzione). L’implacabile attacco militare di Israele a Gaza ha
6 UNGA, Rapporto del Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Michael Lynk, A/76/433 (22 ottobre 2021), https://undocs.org/A/76/433 , paragrafo 32. 32.
7 “Israel occupation makes Palestinian territories ‘open-air prison’, UN expert says”, Reuters, 11 July 2023, https://www.reuters.com/world/middle-east/israel-occupation-makes-palestinian-territories-open-air-prison-un-expert-2023-07-11/
8 John Paul Rathbone, “L’attacco di Israele a Gaza ‘una delle più pesanti campagne di bombardamento convenzionale della storia’”, The Irish Times (6 dicembre 2023), https://www.irishtimes.com/world/middle-east/2023/12/06/israels-gaza-attack-one-of-historys- heaviest-conventional-bombing-campaigns/
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comportato l’uccisione di più di 30.000 palestinesi, di cui 20.700 donne e bambini, oltre a migliaia di corpi sepolti sotto le macerie9 che non possono essere contati. Il numero di morti è ormai talmente elevato che i corpi ritrovati vengono sepolti in fosse comuni10. I feriti palestinesi sono oltre 70.000 11.
I bombardamenti sono incessanti ed estesi su tutto il territorio, tanto che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha affermato che “nessun luogo è sicuro a Gaza”12. Vengono bombardate case, scuole, moschee, chiese e ospedali, neanche le “vie sicure” o i luoghi sicuri indicati da Israele per mettersi in salvo sono stati risparmiati13.
Il numero di civili uccisi è senza pari, con la piena consapevolezza da parte delle forze israeliane e della comunità internazionale che gli uccisi non sono inquadrabili nella categoria delle “vittime collaterali”.
Nel discorso pubblico, le più alte cariche dello Stato israeliano non hanno fatto mistero dell’intento di eliminare l’intera la popolazione palestinese di Gaza. Se ne riportano qui alcune delle più inequivocabili.
In data 13 ottobre 2023, il Presidente israeliano Isaac Herzog, confermando l’intenzione di Israele di uccidere indistintamente combattenti e civili, ha affermato che “è un’intera nazione ad essere responsabile. Questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti, non è assolutamente vera. Avrebbero potuto ribellarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio che ha preso il potere a Gaza. Ma siamo in guerra, stiamo difendendo le nostre case, stiamo proteggendo le nostre case, questa è la verità e quando una nazione protegge la sua casa, combatte e noi combatteremo fino a quando non gli spezzeremo la spina dorsale. ”.14
Il 9 ottobre 2023, il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, in un aggiornamento della situazione dell’Esercito israeliano, ha comunicato che Israele stava “imponendo un assedio totale a Gaza.
9 OCHA delle Nazioni Unite Le ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele, https://www.ochaopt.org/
10 OCHA delle Nazioni Unite Le ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele – Aggiornamento Flash #77,
https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-77
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https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-126
12 Segretario generale delle Nazioni Unite, Lettera del Segretario generale al Presidente del Consiglio di sicurezza che invoca l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, (6 dicembre 2023), https://www.un.org/sites/un2.un.org/files/sg_letter_of_6_december_gaza.pdf ; Fondo internazionale di emergenza per l’infanzia delle Nazioni Unite (“UNICEF”), Uno scenario distopico che sembra estendersi all’infinito (novembre 2023), https://www.unicef.org.uk/what-we-do/emergencies/no-safety-for-children-in-gaza/; Comitato internazionale della Croce Rossa (“CICR”), Israele e i territori occupati: Deescalate ora per prevenire ulteriori sofferenze umane (28 ottobre 2023), https://www.icrc.org/en/document/israel-and-occupied-territories-deescalate-now-prevent-further-human-suffering.
13 Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (‘UN OHCHR’), UN Human Rights has “serious fears” about toll on civilians in Gaza (17 ottobre 2023), https://www.ohchr.org/en/press-briefing-notes/2023/10/un-human-rights-has-grave-fears- about-toll-civilians-gaza; “Gaza civilians afraid to leave home after bombing of ‘safe routes’”, The Guardian (15 ottobre 2023), https://www.theguardian.com/world/2023/oct/14/gaza-civilians-afraid-to-leave-home-after-bombing-of-safe-routes; ICRC,
Il CICR chiede protezione per i civili di Gaza che evacuano e rimangono (13 novembre 2023), https://blogs.icrc.org/ir/en/2023/11/the- icrc-urges-protection-for-gaza-civilians-evacuating-and-staying-behind/.
14 ITV News (13 October 2023), https://www.itv.com/news/2023-10-13/israeli-president-says-gazans-could-have-risen-up-to-fight- hamas
OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel, Flash Update 126,26 February 2024, available at
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Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Stiamo combattendo contro animali umani e ci comportiamo di conseguenza”15. Ha anche informato le truppe al confine con Gaza di aver ” sciolto tutte le restrizioni”16, aggiungendo che “Gaza non tornerà a quello che era prima. Elimineremo tutto. Se non ci vorrà un giorno, ci vorrà una settimana. Ci vorranno settimane o addirittura mesi, ma raggiungeremo tutti i luoghi”. Ha inoltre annunciato che Israele si sta muovendo verso “una risposta su larga scala” e che ha “rimosso ogni restrizione” alle forze israeliane17.
Israel Katz, Ministro israeliano dell’Energia e delle Infrastrutture, ‘twittando’ il 13 ottobre 2023, ha dichiarato: “A tutta la popolazione civile di Gaza è stato ordinato di andarsene immediatamente. Vinceremo. Non riceveranno una goccia d’acqua o una sola batteria finché non lasceranno il mondo”18. Il 12 ottobre 2023, ha ‘twittato’: “Aiuti umanitari a Gaza? Nessun interruttore elettrico sarà acceso, nessun idrante sarà aperto e nessun camion di carburante entrerà finché gli ostaggi israeliani non saranno tornati a casa. Umanitarismo per umanitarismo. E nessuno ci predicherà la morale”19.
Il Ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, l’8 ottobre 2023, ha dichiarato in una riunione del Gabinetto israeliano che “dobbiamo sferrare un colpo che non si è mai visto in 50 anni e distruggere Gaza”20.
Il Ministro del Patrimonio, Amichai Eliyahu il 5 novembre 2023, ha perfino invocato l’uso di un’arma nucleare sulla striscia di Gaza21. Proposta ribadita il 24 gennaio 202422. Il 1° novembre 2023, Amichai Eliyahu ha pubblicato su Facebook: “Il nord della Striscia di Gaza, più bello che mai. Tutto è stato fatto saltare in aria e raso al suolo, semplicemente un piacere per gli occhi… Dobbiamo parlare del giorno dopo. Nella mia mente, consegneremo dei lotti a tutti coloro che
15 Statement by Yoav Gallant, 9 October 2023, 9 October 2023, https://www.youtube.com/watch?v=1nxvS9VY-t0 ; The Times
of Israel (9 October 2023), https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/defense-minister-announces-complete-siege-of-gaza-no- power-food-or-fuel/
16 Ariel Harmoni, Ministry of Defense, Kipa News, 10 October 2023, https://www.youtube.com/watch?v=l9wx7e4u-xM ; The Times of Israel (10 October 2023), https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/gallant-israel-moving-to-full-offense-gaza-will-never- return-to-what-it-was/
17 Ministry of Defense, Kipa News, 10 October 2023, https://www.youtube.com/watch?v=l9wx7e4u-xM; The Times of Israel (10 October 2023), https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/gallant-israel-moving-to-full-offense-gaza-will-never-return-to-what- it-was/
18 Israel Katz, Minister of Energy and Infrastructure, Member of the Political-Security Cabinet, Member of Knesset, @Israel_katz, Tweet (6:01 pm, October 13, 2023) https://twitter.com/Israel_katz/status/1712876230762967222.
19 Israel Katz, Minister of Energy and Infrastructure, Member of the Political-Security Cabinet, Member of Knesset, @Israel_katz, Tweet (7:34 am, October 12, 2023) https://twitter.com/Israel_katz/status/1712356130377113904. ; The Guardian (12 October 2023), https://www.theguardian.com/us-news/2023/oct/12/first-thing-no-power-water-fuel-gaza-until-hostages-freed-israel-says
20 The Times of Israel (8 October 2023), https://www.timesofisrael.com/by-abducting-over-100-people-into-gaza-hamas-has-put- netanyahu-in-a-politicalbind/.
21 Haaretz, https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-05/ty-article/netanyahu-criticizes-minister-who-suggested-option-of- dropping-nuclear-bomb-on-gaza/0000018b-9e7b-db71-a7df-ffffe4510000
22 Il Fatto Quotidiano, https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/24/bomba-atomica-su-gaza-il-ministro-israeliano-eliyahu-evoca-di- nuovo-un-attacco-nucleare-sulla-striscia/7421297/
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hanno combattuto per Gaza nel corso degli anni e a coloro che sono stati sfrattati da Gush Katif”
[un ex insediamento israeliano a Gaza]23.
Il Ministro dell’Agricoltura israeliano, l’11 novembre 2023, Avi Dichter, in un’intervista televisiva, ha ricordato la Nakba del 1948, in cui oltre l’80 per cento della popolazione palestinese del nuovo Stato israeliano fu costretta ad abbandonare o a fuggire dalle proprie case, affermando che “[stiamo] in pratica realizzando la Nakba di Gaza”.
Dichiarazioni simili sono state fatte da ufficiali, consiglieri e portavoce dell’esercito israeliano e da altri che si sono impegnati con le truppe israeliane dispiegate a Gaza.
Tra i molti, Giora Eiland, Maggiore Generale dell’Esercito israeliano, ex Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano e consulente del Ministro della Difesa, il 7 ottobre, dichiarava: “per rendere efficace l’assedio, dobbiamo impedire ad altri di dare assistenza a Gaza . . . Si deve dire alla popolazione che ha due scelte: rimanere e morire di fame, oppure andarsene.”24 Lo stesso giorno, Eiland dichiarava a un giornale nazionale che In una guerra con un altro Paese, non si dà loro da mangiare, non si fornisce loro elettricità o gas o acqua o qualsiasi altra cosa… Un Paese può essere attaccato in modo molto più ampio, per portare il Paese sull’orlo della disfunzione. Questo sarà il risultato necessario degli eventi” a Gaza25. Eiland ha ripetutamente affermato i vantaggi per Israele della creazione di una crisi umanitaria a Gaza, che l’esercito, visto che i pozzi a Gaza non forniscono acqua potabile perché troppo salina, dovrà colpire gli impianti di desalinizzazione26. In un’intervista radio del 12 ottobre 2023, ribadiva che era necessario creare una crisi umanitaria tale da rendere la vita impossibile a Gaza27. Giora Eiland ha ripetutamente ricevuto copertura mediatica per chiedere di rendere Gaza inabitabile, dichiarando: “Lo Stato di Israele non ha altra scelta che rendere Gaza un luogo temporaneamente o permanentemente impossibile da abitare”28; “Israele ha bisogno di creare una crisi umanitaria a Gaza, costringendo decine di migliaia o addirittura centinaia di migliaia di persone a cercare rifugio in Egitto o nel Golfo… Gaza diventerà un luogo in cui nessun essere umano potrà esistere”29. Facendo eco alle parole del Presidente Herzog, Eiland ha ripetutamente sottolineato che non ci dovrebbe essere alcuna distinzione tra combattenti di Hamas e civili palestinesi, dicendo “Chi sono le ‘povere’ donne di Gaza? Sono tutte madri, sorelle o mogli di
23 Amichai Eliyahu, Facebook Post (1 November 2023), https://www.facebook.com/eliyau.a/videos/148918588283326/
24 Giora Eiland, Fathom (7 October 2023), https://fathomjournal.org/opinion-a-new-turning-point-in-the-history-of-the-state-of- israel-most-people-dontunderstand-that/
25 Mako (7 October 2023), https://www.mako.co.il/news-columns/2023_q4/Article-fcf787ad0ba0b81027.htm
26 Globes (8 October 2023), https://en.globes.co.il/en/article-giora-eiland-outlines-plan-to-get-hostages-back-alive-1001459631 ; Yedioth Ahronoth (print) (9 October 2023), https://drive.google.com/file/d/1l5Ow2T0Na20BcoL2yautiobij8ldNsVK/view
27 Times radio, https://www.youtube.com/watch?v=CRHz0dZwF2A
28 Yedioth Ahronoth (10 October 2023), https://www.ynet.co.il/yedioth/article/yokra13625377
29 Yedioth Ahronoth (12 October 2023), https://www.ynetnews.com/article/sju3uabba
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assassini di Hamas. Da un lato, fanno parte dell’infrastruttura che sostiene l’organizzazione, e dall’altro, se sperimentano un disastro umanitario, si può presumere che alcuni combattenti di Hamas e i comandanti più giovani cominceranno a capire che la guerra è inutile…” La comunità internazionale ci avverte di un disastro umanitario a Gaza e di gravi epidemie. Non dobbiamo sottrarci a questo, per quanto difficile possa essere. Dopo tutto, gravi epidemie nel sud della Striscia di Gaza renderanno la vittoria più vicina… . . È proprio il suo collasso civile che avvicinerà la fine della guerra. Quando gli alti esponenti del governo isrealiano dicono nei media ‘O noi o loro’, dovremmo chiarire la questione di chi sono ‘loro’. ‘Loro’ non sono solo i combattenti di Hamas con le armi, ma anche tutti i funzionari ‘civili’, compresi gli amministratori degli ospedali e delle scuole, e anche l’intera popolazione di Gaza che ha sostenuto con entusiasmo Hamas e ha applaudito le sue atrocità il 7 ottobre”.30
L’11 ottobre 2023, nel “discorso motivazionale” del riservista dell’esercito israeliano Ezra Yachin, 95 anni, veterano del massacro di Deir Yassin durante la Nakba del 1948, per ” sollevare il morale” delle truppe israeliane in vista dell’invasione di terra, così incitava i militari: “Siate trionfanti, finiteli e non lasciate nessuno. Cancellate il loro ricordo. Cancellate loro, le loro famiglie, le loro madri e i loro figli. Questi animali non possono più vivere… Ogni ebreo con un’arma dovrebbe uscire e ucciderli. Se avete un vicino arabo, non aspettate, andate a casa sua e sparategli . … Vogliamo invadere, non come prima, vogliamo entrare e distruggere ciò che è davanti a noi, e distruggere le case, poi distruggere quella dopo. Con tutte le nostre forze, distruzione completa, entrare e distruggere. Vedrete, saremo testimoni di cose che non abbiamo mai sognato. Lasciamo che sgancino le bombe su di loro e li cancellino”.31
30 Yedioth Ahronoth (print) (19 November 2023), in Bezalel Smotrich, Minister of Finance, Chairman of the Religious Zionist Party, @bezalelsm, Tweet (11:20 am, November 19, 2023), https://twitter.com/bezalelsm/status/1726198721946480911 . Translation by
Talula Sha, Tweet (19 November 2023), https://twitter.com/TalulaSha/status/1726267178201362438
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Tra I moltissimi: Bazz News, @1717Bazz, Tweet (7:39 pm, October 11, 2023), https://twitter.com/1717Bazz/status/1712176168823107986 . Translation by Middle East Eye, @MiddleEastEye, Tweet (8:48 pm, October 13, 2023) ; Shitrit-Peretz on Now 14, 1 November 2023: Now 14, @Now14Israel, Tweet (9:50 pm, November 1, 2023), https://twitter.com/Now14Israel/status/1719834297832526215; Revital Gottlieb, @TallyGotliv, Tweet (10:41 am, October 10, 2023), https://twitter.com/TallyGotliv/status/1711678420235534705; Galit Atbaryan, @GalitDistel, Tweet (12:13 pm, November 1, 2023), https://twitter.com/galitdistel/status/1719689095230730656 ; Eliyahu Revivo, @revivoeliyahu, Tweet (2:46 pm, November 1, 2023), https://twitter.com/revivoeliyahu/status/1719727722459508915 ; Revital Gottlieb, @TallyGotliv, Tweet (3:46 pm, December 7, 2023), https://twitter.com/TallyGotliv/status/1732788632430186872 ; Avigdor Lieberman, @AvigdorLiberman, Tweet (6:45 pm, November
30, 2023), https://twitter.com/avigdorliberman/status/1730297081959530685 ; Int rvi w with Katrin “K
14, 1 November 2023: Now 14, @Now14Israel, Tweet (9:50 pm, November 1, 2023), https://twitter.com/Now14Israel/status/1719834297832526215 ; Meirav Ben-Ari, Knesset Session, 16 October 2023, https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=3497251110531404 ; Statement by Revital Gottlieb in the Knesset, 23 October 2023: Knesset Channel, @KnessetT, Tweet (6:10 pm, October 23, 2023), https://twitter.com/KnessetT/status/1716502486331113922. ; Interview with Eyal Golan on Now 14, 15 October 2023: Now 14, @Now14Israel, Tweet (1:24 pm, October 15, 2023), https://twitter.com/Now14Israel/status/1713531211300167928
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La retorica genocida è anche frequente nella Knesset e quotidiana nei media israeliani senza subire alcuna limitazione. Personalità di rilievo invitano apertamente alla cancellazione di Gaza, a considerare tutti i Palestinesi responsabili ed eliminare i Palestinesi tutti32.
L’assassinio massiccio di civili a Gaza, che non risparmia nemmeno i bambini appena nati 33, non è altro che la messa in pratica della volontà israeliana di annientare il popolo palestinese e non può quindi trovare alcuna giustificazione legale.
Ciò è conseguenza non solo delle condotte più eclatanti, come i bombardamenti provenienti da aria, terra e mare34, ma – come verrà meglio specificato in seguito – anche per l’elevato rischio di morte per fame, disidratazione e malattie del popolo palestinese, effetto della distruzione delle città e degli aiuti insufficienti, oltre che impossibili da distribuire in ragione degli implacabili bombardamenti israeliani.
Israele sta invero infliggendo gravi danni fisici o mentali ai palestinesi di Gaza (articolo II, lettera b), della Convenzione): gli attacchi di Israele hanno lasciato oltre 70.000 palestinesi feriti e mutilati35, la maggior parte dei quali sono donne e bambini36, in un contesto in cui il sistema sanitario è collassato.
Non solo, ha deliberatamente sottoposto i palestinesi a Gaza “a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale” (articolo II, lettera c), della Convezione). Questo non avviene dal 7 ottobre, ma accade da decenni sotto gli occhi di tutte le Parti firmatarie della Convenzione, le quali – pur impegnandosi a prevenire e punire il genocidio, quale crimine internazionale, sia se commesso in tempo di pace che in tempo di guerra (art. I della Convezione) – non hanno fatto nulla e continuano a non fare nulla per evitare le atrocità a cui stiamo assistendo.
Dal 7 ottobre 2023, Israele ha costretto 1,7 milioni dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza37 a sfollare (in alcuni casi ripetutamente, in una costante ricerca di sicurezza38); mentre, coloro che non possono andarsene o rifiutano di essere sfollati vengono uccisi o vivono nel rischio e nel terrore che questo accada nelle loro case.39
32 Revital Gottlieb, @TallyGotliv, Tweet (5:10 pm, October 29, 2023), https://twitter.com/TallyGotliv/status/1718676748542296207 33 ICTR, Trial Chamber I, Prosecutor v. Akayesu, Case No. ICTR-96-4-T, Sentenza (2 settembre 1998), paragrafo 121.
34 UN OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #84 (4 gennaio 2024), https://reliefweb.int/report/occupied- palestinian-territory/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-84-enarhe.
35 OCHA delle Nazioni Unite Le ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele, https://www.ochaopt.org/
36 https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-78.
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UN OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #78 (27 dicembre 2023),
Hostilities in the Gaza Strip and Israel, Flash Update 116, OCHA, 12 February 2023 available at https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-116 (last accessed 20 February 2024).
38 UN OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #88 (9 gennaio 2023), https://www.ochaopt.org/content/hostilities- gaza-strip-and-israel-flash-update-88.
39 Si veda, ad esempio, Attacchi israeliani su Deir Al Balah il 4 dicembre, prima che ai civili venisse detto di fuggire in queste aree, UN OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #60 (5 dicembre 2023), https://www.ochaopt.org/content/hostilities-
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Il primo ordine di evacuazione è stato impartito da Israele è avvenuto il 13 ottobre 2023: oltre 1 milione di persone (tra cui bambini, anziani, feriti e infermi; interi ospedali e persino neonati in terapia intensiva) dovevano lasciare il Nord della striscia di Gaza per spostarsi verso Sud. L’ordine prevedeva solo 24 ore di tempo, uno spostamento immediato che non permetteva alcuna assistenza umanitaria, potendo la popolazione prendere rapidamente solo quel poco che poteva essere trasportato. L’ordine era di per sé genocida.
Inoltre, non si può non considerare che l’evacuazione forzata è per la maggior parte dei palestinesi inevitabilmente permanente: Israele ha danneggiato e distrutto circa l’85% delle abitazioni palestinesi (oltre 360.000 immobili) per cui la quasi totalità degli sfollati non ha una prospettiva realistica di tornare alle proprie abitazioni dopo lo sfollamento40.
Alla privazione del popolo palestinese di qualsiasi riparo adeguato, si aggiunge quella di adeguati servizi igienici, di acqua pulita (che è quasi del tutto assente41) e del cibo necessario al minimo sostentamento della popolazione. L’IDF sta distruggendo metodicamente l’intera infrastruttura civile della striscia: ad oggi, sono state distrutte 392 scuole, 267 luoghi di preghiera, 23 ospedali, 132 pozzi e 11 panifici42.
Le azioni militari di Israele sono dirette a causare un disastro umanitario e stanno spingendo il popolo palestinese verso la carestia43: di tutta la popolazione mondiale che attualmente soffre la fame, più dell’80% si trova a Gaza.44 La situazione è tale da far ritenere agli esperti che a Gaza possano morire più palestinesi per fame e malattie che per attacchi aerei45. L’OMS ha dichiarato che Gaza “sta vivendo un’impennata di epidemie di malattie infettive”46. All’11.3.2024 si registrano 25 morti per malnutrizione o disidratazione, di cui 21 sono bambini 47.
gaza-strip-and-israel-flash-update-60; il 12 dicembre 2023 la città di Rafah, dopo l’ordine di evacuazione di Rafah e a seguito dell’ordine ai civili di fuggire in queste aree, UN OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #67 (12 dicembre 2023), https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-67; Ben van der Merwe, Michelle Inez Simon Olive Enokido-Lineham, and Data & Forensics Unit, “Israel said Gazans could flee to this neighbourhood – then it was hit”, Sky News (22 dicembre 2023), https://news.sky.com/story/israel-said-gazans-could-flee-to-this-neighbourhood-then-it-was-hit-13034936.
40 https://www.aljazeera.com/news/longform/2023/10/9/israel-hamas-war-in-maps-and-charts-live-tracker
41 PAM, Gaza Food Security Assessment (6 dicembre 2023), https://docs.wfp.org/api/documents/WFP-0000154766/download/.
42 https://www.aljazeera.com/news/longform/2023/10/9/israel-hamas-war-in-maps-and-charts-live-tracker
43 WFP Media, @WFP_Media, Tweet (10:35 pm, 9 dicembre 2023), https://twitter.com/WFP_Media/status/1733616413636530607;
Integrated Food Security Phase Classification, Gaza Strip: Situazione di insicurezza alimentare acuta per il 24 novembre – 7 dicembre
2023 e proiezione per l’8 dicembre 2023 – 7 febbraio 2024 (21 dicembre 2023), https://www.ipcinfo.org/ipc-country-analysis/details-
map/en/c/1156749/?iso3=PSE.
44 Islamic Relief Worldwide, Gaza è ora la peggiore crisi di fame al mondo e sull’orlo della carestia (9 gennaio 2024), https://islamic-
relief.org/news/gaza-now-the-worlds-worst-hunger-crisis-and-on-the-verge-of-famine/ (21 dicembre 2023).
45 Save the Children, Comunicato stampa: I decessi per fame e malattie potrebbero superare quelli causati dalle bombe, mentre le
famiglie vengono schiacciate in “zone sicure” mortali, a due mesi dalla crisi di Gaza (9 dicembre 2023),
https://www.savethechildren.net/news/deaths-starvation-and-disease-may-top-deaths-bombs-families-squeezed-deadly-safe-zones-
two. 46
Tedros Adhanom Ghebreyesus, @DrTedros, Tweet (7:05 pm, 20 https://twitter.com/DrTedros/status/1737549701728092481 .
47 https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-flash-update-136
dicembre
2023),
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Secondo HRW48, Israele ha privato la popolazione di Gaza di cibo e acqua potabile con l’intenzione di affamare i civili come metodo di guerra, il che è un crimine di guerra. Le forze israeliane hanno intenzionalmente distrutto terreni agricoli e bombardato strutture idriche e sanitarie per rendere Gaza letteralmente invivibile.
Il dilemma centrale per i palestinesi di Gaza, anche prima del 7 ottobre, era l’accesso all’acqua potabile e il problema è stato terribilmente aggravato dal conflitto in corso: tramite stazioni di pompaggio mobili, Israele ha convogliato l’acqua dal Mar Mediterraneo nei tunnel sotterranei che Hamas avrebbe costruito e utilizzato per condurre le sue operazioni.
La contaminazione delle falde acquifere è inoltre aumentata dall’intermittenza dell’elettricità, dovuta dal blocco imposto da Israele, che ha danneggiato le strutture igienico-sanitarie di Gaza, provocando varie infezioni e a massicce epidemie di malattie di origine idrica.
Non è poi la prima volta che l’acqua marina viene utilizzata per inondare il sistema di tunnel, cosicché le falde acquifere vengono rapidamente inquinate dalla salamoia salina, i campi agricoli si trasformano in pozze di fango salato e la quantità di acqua potabile, che già scarseggia, viene ulteriormente ridotta. L’acqua marina è infatti anche inquinata da acque reflue non trattate, scaricate nel Mediterraneo a causa del malfunzionante sistema fognario di Gaza oggetto di ripetuti bombardamenti anche nel corso dei precedenti eccidi del 2008/9, 2012, 2014,2021.
Il dato empirico insegna quindi che anche l’attuale strategia di Israele per inondare i tunnel di Hamas causerà danni simili e irreparabili. A dimostrazione del più ampio obiettivo israeliano: non tanto sconfiggere le forze militari di Hamas, quanto degradare e distruggere il territorio palestinese affinché diventi un luogo invivibile una volta terminata la loro asimmetrica campagna militare.
Un tale epilogo non è difficile da immaginare se si pensa che già l’85% delle case di Gaza sono state rase al suolo e l’inondazione di acqua contaminata renderà il terreno malfermo, con conseguente difficoltà a ricostruire.
Gli intenti di Israele sono evidenti e non lasciano dubbi le parole dei Ministri sopra riportate “Stiamo combattendo contro animali umani e stiamo agendo di conseguenza”.
Israele sta infatti avvelenando Gaza anche dall’alto: numerosi video analizzati da Amnesty International e confermati dal Washington Post mostrano razzi e scie di fosforo bianco che piovono su aree urbane densamente popolate. Il fosforo bianco è sostanza notoriamente tossica e pericolosa per la salute umana, tanto che il suo lancio su zone urbane è oggi
48 https://www.hrw.org/news/2023/12/18/israel-starvation-used-weapon-war-gaza 9
considerato illegale dal diritto internazionale, comportando un rischio elevato di ustioni e sofferenze atroci.
Bisogna inoltre sottolineare che l’assalto militare di Israele ha completamente cancellato l’infrastruttura sanitaria palestinese: già paralizzata da anni di blocco e da precedenti attacchi da parte di Israele, non è in grado di far fronte alle necessità49 e i feriti vengono privati di cure mediche salvavita50. Ciò nonostante, lo Stato israeliano continua a impedire la fornitura di assistenza umanitaria ai palestinesi51, rifiutando di far entrare aiuti sufficienti: a tiolo esemplificativo, l’8 gennaio, è stata bloccata dalle autorità israeliane una missione programmata dalle agenzie delle Nazioni Unite per consegnare forniture mediche urgenti e carburante vitale a un ospedale e a un centro di approvvigionamento medico.52 Nel momento in cui si scrive, il 12 marzo 2024, gli attacchi dell’IDF hanno praticamente reso inutilizzabili la maggior parte degli ospedali all’interno della Striscia: restano parzialmente operativi 12 ospedali di 35. Il blocco degli aiuti comprende i kit medici essenziali per il parto53 (articolo II, lettera d), della Convenzione), in circostanze in cui si stima che 180 donne partoriscano a Gaza ogni giorno54, delle quali – secondo l’OMS – il 15% rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e necessita di ulteriori cure mediche,55 che semplicemente non sono disponibili.
A chiudere il drammatico elenco di afflizioni che Israele perpetra nei confronti del popolo palestinese, è necessario evidenziare come un gran numero di civili, compresi i bambini (articolo II, lettera e), della Convenzione), vengono arrestati, bendati, costretti a spogliarsi e caricati su camion, deportati in luoghi sconosciuti.56 I prigionieri Palestinesi liberati, la maggior parte dei quali è detenuta senza alcuna forma di tutela giurisdizionale, raccontano di aver subito maltrattamenti e torture continui57.
49 UN OCHA, Hostilities in Gaza Strip and Israel – reported impact | Day #82 (27 dicembre 2023), https://www.ochaopt.org/content/hostilities-gaza-strip-and-israel-reported-impact-day-82.
50 Notizie ONU, AGGIORNATO: Pazienti feriti “in attesa di morire” nel nord di Gaza mentre l’ultimo ospedale chiude, in mezzo a livelli di fame “catastrofici” in aumento (21 dicembre 2023), https://news.un.org/en/story/2023/12/1145017.
51 Human Rights Watch (“HRW”), Israele: La fame usata come arma di Wat a Gaza (18 dicembre 2023), https://www.hrw.org/news/2023/12/18/israel-starvation-used-weapon-war-gaza.
52 OCHA, Hostilities in the Gaza Strip and Israel | Flash Update #88 (9 gennaio 2023), https://www.ochaopt.org/content/hostilities- gaza-strip-and-israel-flash-update-88.
53 AP News, Un processo macchinoso e ispezioni israeliane “arbitrarie” rallentano la consegna degli aiuti a Gaza, dicono i senatori statunitensi (6 gennaio 2024) https://apnews.com/article/israel-gaza-rafah-aid-us-senators-2bc2a3c5e5f8af8e2d3f0b7242c1a885.
54 UN PFA Crisi nei territori palestinesi occupati (5 gennaio 2024) https://www.unfpa.org/crisis-occupied-palestinian-territory.
55 OMS, Women and newborns bearing the brunt of the conflict in Gaza, UN agencies warn (3 novembre 2023) https://www.who.int/news/item/03-11-2023-women-and-newborns-bearing-the-brunt-of-the-conflict-in-gaza-un-agencies- warn#:~:text=Women%2C%20children%20and%20newborns%20in,and%20Works%20Agency%20for%20Palestine.
56 Dichiarazione dell’OCHA delle Nazioni Unite del coordinatore residente e umanitario delle Nazioni Unite nei Territori palestinesi occupati, Lynn Hastings, sulla Giornata internazionale dei diritti umani (10 dicembre 2023), https://reliefweb.int/report/occupied- palestinian-territory/statement-united-nations-resident-and-humanitarian-coordinator-occupied-palestinian-territory-lynn-hastings- international-human-rights-day-enarhe.
57 https://www.aljazeera.com/news/2024/2/18/systematic-torture-to-be-palestinian-in-an-israeli-prison 10
La sofferenza fisica e mentale dei palestinesi è quindi innegabile, così come palese è la possibilità di qualificare come genocidio gli atti posti in essere da Israele. Tuttavia, lo Stato israeliano appare sostenuto in modo più o meno evidente da quasi tutte le potenze occidentali e, per quanto di interesse del presente esposto, dall’Italia.
La Corte internazionale di giustizia, su richiesta del Sudafrica, cui si stanno unendo altri Paesi, è stata chiamata ad accertare se nella fattispecie ricorrano gli estremi del crimine di genocidio previsto dalla Convenzione in materia, adottata il 9 dicembre 1948 con Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite 260A (III).
Il 26 gennaio la Corte internazionale di giustizia, affermando la propria giurisdizione prima facie nel corso della decisione sulle misure cautelari, ha ritenuto plausibile l’accusa di genocidio contro lo Stato di Israele e ha quindi emesso un’ordinanza che impone a Israele di adottare tutte le misure che rientrino nella sua potestà per prevenire la commissione degli atti di cui all’art. II della Convenzione sul genocidio sopracitata e in particolare l’uccisione di membri del gruppo, l’inflizione di seri danni fisici e mentali ai suoi membri, la deliberata inflizione al gruppo di condizioni di vita tali da determinarne la distruzione totale o parziale, e l’imposizione di misure volte a prevenire le nascite. A tale fine Israele dovrà assicurare, con effetto immediato, che le sue Forze armate non commettano atti del genere. Israele dovrà inoltre adottare tutte le misure nella sua potestà per prevenire e punire l’istigazione diretta e pubblica al genocidio, allestire i servizi essenziali d’urgenza e l’assistenza umanitaria per affrontare le condizioni di vita improbe in cui si trovano i Palestinesi nella Striscia di Gaza, nonché adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e assicurare la conservazione delle prove relative agli atti previsti dagli artt. II e III della Convenzione sul genocidio. La Corte ha anche assegnato a Israele un termine di un mese per depositare alla Corte una relazione sulle misure intraprese in adempimento dell’ordinanza. Il 16 febbraio 2024, su richiesta del Sud Africa, la Corte ha riaffermato che la situazione pericolosa esistente nella Striscia alla luce degli sviluppi più recenti, richiede l’attuazione immediata ed effettiva delle misure indicate nell’Ordinanza del 26 gennaio58.
Come ricorda la Corte in tale Ordinanza del 26 gennaio, citando testualmente la Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 96/1 dell’11 dicembre 1946, “Il genocidio è la negazione del diritto all’esistenza di interi gruppi umani, come l’omicidio è la negazione del diritto alla vita dei singoli esseri umani; tale negazione del diritto all’esistenza scuote la coscienza dell’umanità, si traduce in grandi perdite per l’umanità sotto forma di contributi
58 https://www.icj-cij.org/case/192
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culturali e di altro tipo rappresentati da questi gruppi umani, ed è contraria alla legge morale e allo spirito e agli scopi delle Nazioni Unite”.
Bisogna ricordare anzitutto, al riguardo, come su tutte le Parti contraenti, tra le quali l’Italia, gravi, ai sensi dell’art. I, l’obbligo di prevenire e punire il crimine di genocidio.
Dato il carattere fondamentale della norma relativa al divieto di genocidio, che riveste indubbiamente la natura di norma di jus cogens, diritto imperativo da cui non è possibile alcuna deroga e che si impone in quanto tale in modo generale e incondizionato, senza se e senza ma, a tutti gli Stati, i soggetti internazionali diversi dagli Stati e qualsiasi altra entità giuridica, il citato art. III della Convenzione in materia ha previsto in modo puntuale e articolato una serie di divieti collegati a quello principale. Sì tratta come affermato del divieto della cospirazione per commettere genocidio, dell’istigazione diretta e pubblica a commettere genocidio, del tentativo di commettere genocidio, della complicità nel genocidio.
E’ il caso ora di soffermarsi su quest’ultimo, previsto dalla lettera e) dell’art. III della Convenzione sul genocidio. Dato il carattere fondamentale e imperativo, di jus cogens, rivestito dal divieto di genocidio, occorre darne l’interpretazione più ampia possibile, in modo tale da punire, penalizzare e prevenire ogni comportamento volto ad agevolare la commissione di atti di genocidio.
Rientrano in tale ampia nozione tutti gli atti volti ad agevolare la condotta genocida, e quindi ogni appoggio di tipo politico ed economico e segnatamente l’invio di armamenti, munizioni ed altri strumenti atti a causare gli atti genocidi così come caratterizzati dall’art. II della Convenzione in materia.
Occorre quindi soffermarsi in modo particolare sull’invio di tali strumenti dall’Italia ad Israele che sarebbe ancora in corso, concretando quindi una prima evidente fattispecie di complicità italiana ad Israele nella commissione di atti di genocidio.
Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervistato da Il Giorno, ha dichiarato che “L’Italia ha
interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. È tutto bloccato”. Occorre anzitutto osservare che, sebbene Tajani abbia dichiarato che è stato sospeso il rilascio di nuove licenze di esportazione di armi e sistemi militari a Israele, nulla è stato detto
in merito alle licenze già in essere per le quali a tutt’oggi non risulta sia stato emesso il necessario decreto del Ministero degli Affari Esteri.
Lo stesso Ministro degli Esteri ha dichiarato che nel 2023 sono state approvate 21 licenze (di esportazioni di materiali militari a Israele) per 9,9 milioni di euro nel 2022, per 9 milioni di euro nel 2021, per 12 milioni nel 2020, per 21 milioni nel 2020 e per 28 milioni nel 2019.
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Dai dati pubblici accessibili nel database del commercio estero dell’Istat tra il 2019 e il 2022 le esportazioni di «armi e munizioni», sia di tipo militare che di tipo comune, cioè dirette all’utilizzo da parte dei civili, verso Israele superano i 52 milioni di euro: tra queste esportazioni sono comprese quelle per «bombe, granate, siluri, missili, cartucce e altre munizioni» di tipo militare. Tra gennaio e giugno 2023 sono stati esportati a Israele più di 11 milioni di armi e munizioni soprattutto di tipo militare. Un’indicazione ulteriore che si tratti di armi e munizioni di tipo militare – e non di tipo «comune» – viene dalle province di esportazione tra cui primeggia con oltre 8,5 milioni di euro la provincia di Roma, sede di storiche aziende a produzione militare.
I dati ISTAT relativi ai mesi di ottobre e novembre 2023, rivelano un fatto gravissimo: contrariamente a quanto afferma il Ministro le esportazioni di armamenti e munizioni dall’Italia
ad Israele sono continuate, smentendo platealmente il ministro degli Esteri. Infatti secondo le statistiche ISTAT sul commercio estero a ottobre e novembre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore di 817.536 euro: in particolare 233.025 euro a ottobre e 584.511 a novembre. Da tali statistiche emerge inoppugnabilmente che materiale corrispondente alla categoria merceologica “Armi e munizioni” -ai sensi della classificazione Ateco 2007- è stato esportato anche dopo il 7 ottobre. Venendo alla più particolareggiata classificazione di tali materiali, l’Istat informa che circa 7mila euro sono riferibili a “Fucili, carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente ed altre armi simili” mentre 430mila per “Parti e accessori” di oggetti che vanno da “Armi da guerra, incluse pistole mitragliatrici” a “Rivoltelle e pistole”, da “Armi da fuoco e congegni simili che utilizzano la deflagrazione della polvere” a “carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente”. Restano invece “oscurati” e perciò senza descrizione specifica 147.126 euro, che però, per il fatto stesso di essere privi di descrizione specifica, sembrerebbero ascrivibili alla categoria delle “armi ad uso militare”, in genere oscurata in quanto tale dall’Istat. E ciò senza considerare altri materiali e strumenti per uso militare tra cui componenti per velivoli e mezzi terrestri, sistemi elettronici, laminati e miscelatori per prodotti chimici, etc. che è impossibile rintracciare nel database dell’Istat59.
La sezione della Relazione del 2023 sulle esportazioni di materiali militari curata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (dipartimento del Tesoro) segnala inoltre un pagamento ricevuto
dall’azienda Rwm Italia nel 2022 da parte di Israele del valore di 899.225 euro: come noto, la Rwm Italia produce principalmente bombe.
59 Per l’analisi dei dati Istat cfr. https://altreconomia.it/litalia-ha-esportato-armi-e-munizioni-verso-israele-dopo-il-7-ottobre-i-dati- dellistat/
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Vale la pena ricordare che se dal 7 ottobre 2023 l’intenzione genocida e violativa di ogni norma del diritto internazionale umanitario e ad bellum da parte di Israele è indiscutibile, l’evidenza di ciò era già stata rilevata da anni dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite le cui risoluzioni sono totalmente ignorate dallo Stato di Israele da oltre 70 anni. Se ne riportano alcune delle più importanti:
RISOLUZIONE N. 93 (18 MAGGIO 1951) – Il Consiglio di Sicurezza decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalita’ decise dalla Commissione stessa.
RISOLUZIONE N. 101 (24 NOVEMBRE 1953) – Il Consiglio di Sicurezza ritiene che l’azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14 – 15ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate il fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU); esprime la più forte censura per questa azione, che può pregiudicare le possibilità di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.
RISOLUZIONE N. 106 (29 MARZO 1955) – Il Consiglio di Sicurezza osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane è stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate il fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
RISOLUZIONE N. 111 (19 GENNAIO 1956) – l Consiglio di Sicurezza ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell’Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l’attacco dell’11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate il fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.
RISOLUZIONE N. 127 (22 GENNAIO 1958) – Il Consiglio di Sicurezza raccomanda ad
Israele di sospendere la “zona di nessuno” a Gerusalemme.
RISOLUZIONE N. 162 (11 APRILE 1961) – Il Consiglio di Sicurezza chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.
RISOLUZIONE N. 171 (9 APRILE 1962) – Il Consiglio di Sicurezza riscontra le flagranti violazioni operate da Israele nel suo attacco alla Siria.
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RISOLUZIONE N. 228 (25 NOVEMBRE 1966) – Il Consiglio di Sicurezza censura Israele per il suo attacco a Samu, in Cisgiordania, sotto il controllo giordano.
RISOLUZIONE N. 237 (14 GIUGNO 1967)- Il Consiglio di Sicurezza chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi del 1967.
RISOLUZIONE N. 248 (24 MARZO 1968) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per il suo attacco massiccio contro Karameh, in Giordania.
RISOLUZIONE N. 256 (16 AGOSTO 1968) – Il Consiglio di Sicurezza condanna gli attacchi israeliani contro la Giordania come flagranti violazioni.
RISOLUZIONE N. 259 (27 SETTEMBRE 1968) – Il Consiglio di Sicurezza deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell’ONU che verifichi lo stato di occupazione.
RISOLUZIONE N. 262 (31 DICEMBRE 1968) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per l’attacco all’aeroporto di Beirut.
RISOLUZIONE N. 265 (1 APRILE 1969) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per gli attacchi aerei su Salt in Giordania.
RISOLUZIONE N. 270 (26 AGOSTO 1969) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.
RISOLUZIONE N. 279 (12 MAGGIO 1969) – Il Consiglio di Sicurezza chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.
RISOLUZIONE N. 280 (19 MAGGIO 1969) – Il Consiglio di Sicurezza condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.
RISOLUZIONE N. 285 (5 SETTEMBRE 1970) – Il Consiglio di Sicurezza chiede l’immediato ritiro israeliano dal Libano.
RISOLUZIONE N. 313 (28 FEBBRAIO 1972) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.
RISOLUZIONE N. 316 (26 GIUGNO 1972) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.
RISOLUZIONE N. 317 (21 LUGLIO 1972) – Il Consiglio di Sicurezza deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano.
RISOLUZIONE N. 332 (21 APRILE 1973) – Il Consiglio di Sicurezza condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.
RISOLUZIONE N. 337 (15 AGOSTO 1973) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.
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RISOLUZIONE N. 347 (24 APRILE 1974) – Il Consiglio di Sicurezza condanna gli attacchi israeliani sul Libano.
RISOLUZIONE N. 425 (19 MARZO 1978) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di ritirare le sue forze dal Libano.
RISOLUZIONE N. 427 (3 MAGGIO 1978) – Il Consiglio di Sicurezza chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.
RISOLUZIONE N. 444 (19 GENNAIO 1979) – Il Consiglio di Sicurezza deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell’ONU.
RISOLUZIONE N. 446 (22 MARZO 1979) – Il Consiglio di Sicurezza determina che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace e chiama Israele al rispetto della Quarta
Convenzione di Ginevra.
RISOLUZIONE N. 450 (14 GIUGNO 1979) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.
RISOLUZIONE N. 452 (20 LUGLIO 1979) – Il CS ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati.
RISOLUZIONE N. 465 (1 MARZO 1980)- Il Consiglio di Sicurezza deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.
RISOLUZIONE N. 467 (24 APRILE 1980) – Il Consiglio di Sicurezza deplora con forza l’intervento militare israeliano in Libano.
RISOLUZIONE N. 468 (8 MAGGIO 1980) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci e un giudice palestinesi, e di facilitare il loro ritorno.
RISOLUZIONE N. 469 (20 MAGGIO 1980) – Il Consiglio di Sicurezza deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell’ordine di non deportare Palestinesi.
RISOLUZIONE N. 471 (5 GIUGNO 1980) – Il Consiglio di Sicurezza esprime grave preoccupazione per il non rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra.
RISOLUZIONE N. 478 (20 AGOSTO 1980) – Il Consiglio di Sicurezza censura con la
massima forza Israele per le rivendicazioni su Gerusalemme contenute nella sua “Legge Fondamentale”.
RISOLUZIONE N. 484 (19 DICEMBRE 1980) – Il Consiglio di Sicurezza formula l’imperativo che Israele riammetta i due sindaci palestinesi deportati.
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RISOLUZIONE N. 487 (19 GIUGNO 1981) – Il Consiglio di Sicurezza condanna con forza Israele per l’attacco alle strutture nucleari dell’Iraq.
RISOLUZIONE N. 497 (17 DICEMBRE 1981) – Il Consiglio di Sicurezza dichiara nulla l’annessione israeliana delle Alture del Golan e chiede ad Israele di annullare immediatamente la propria decisione.
RISOLUZIONE N. 498 (18 DICEMBRE 1981) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.
RISOLUZIONE N. 501 (25 FEBBRAIO 1982) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.
RISOLUZIONE N. 509 (6 GIUGNO 1982) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che Israele
ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano.
RISOLUZIONE N. 515 (19 GIUGNO 1982) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che Israele tolga l’assedio a Beirut e consenta l’entrata di rifornimenti alimentari.
RISOLUZIONE N. 517 (4 AGOSTO 1982) – Il Consiglio di Sicurezza censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell’ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano. RISOLUZIONE N. 518 (12 AGOSTO 1982) – Il Consiglio di Sicurezza chiede ad Israele piena cooperazione con le forze dell’ONU in Libano.
RISOLUZIONE N. 520 (17 SETTEMBRE 1982) – Il Consiglio di Sicurezza condanna l’attacco israeliano a Beirut Ovest.
RISOLUZIONE N. 573 (4 OTTOBRE 1985) – Il Consiglio di Sicurezza condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l’attacco al quartier generale dell’OLP.
RISOLUZIONE N. 587 (23 SETTEMBRE 1986) – Il Consiglio di Sicurezza ricorda le precedenti richieste affinché Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.
RISOLUZIONE N. 592 (8 DICEMBRE 1986) – Il Consiglio di Sicurezza deplora con forza l’uccisione di studenti palestinesi dell’Università’ di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.
RISOLUZIONE N. 605 (22 DICEMBRE 1987) – Il Consiglio di Sicurezza deplora con
forza le politiche e le pratiche israeliane che negano il diritti umani dei Palestinesi.
RISOLUZIONE N. 607 (5 GENNAIO 1988) – Il Consiglio di Sicurezza ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.
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RISOLUZIONE N. 608 (14 GENNAIO 1988) – Il Consiglio di Sicurezza si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l’ONU e deportato civili palestinesi.
RISOLUZIONE N. 636 (14 GIUGNO 1989) – Il Consiglio di Sicurezza si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.
RISOLUZIONE N. 641 (30 AGOSTO 1989) – Il Consiglio di Sicurezza deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.
RISOLUZIONE N. 672 (12 OTTOBRE 1990) – Il Consiglio di Sicurezza condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.
RISOLUZIONE N. 673 (24 OTTOBRE 1990) – Il Consiglio di Sicurezza deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l’ONU.
RISOLUZIONE N. 681 (20 DICEMBRE 1990) – Il Consiglio di Sicurezza deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.
RISOLUZIONE N. 694 (24 MAGGIO 1991) – Il Consiglio di Sicurezza deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.
RISOLUZIONE N. 726 (6 GENNAIO 1992) – Il Consiglio di Sicurezza condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.
RISOLUZIONE N. 799 (18 DICEMBRE 1992) – Il Consiglio di Sicurezza condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.
RISOLUZIONE N. 904 (18 MARZO 1994)
Il CS: sconcertato dallo spaventoso massacro commesso contro fedeli palestinesi nella Moschea Ibrahim di Hebron il 25 febbraio 1994, durante il Ramadan; gravemente preoccupato dai conseguenti incidenti nei territori palestinesi occupati come risultato del massacro, che evidenzia la necessità di assicurare protezione e sicurezza al popolo palestinese; prendendo atto della condanna di questo massacro da parte della comunità internazionale; riaffermando le importanti risoluzioni sulla applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori occupati da Israele nel giugno 1967, compresa Gerusalemme, e le conseguenti responsabilità israeliane condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che
hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad
Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.
RISOLUZIONE N. 1402 (30 MARZO 2002) – Il Consiglio di Sicurezza alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.
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RISOLUZIONE N. 1403 (4 APRILE 2002) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che la risoluzione 1402 (2002) sia applicata senza ulteriori ritardi.
RISOLUZIONE N. 1405 (19 APRILE 2002) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l’Agenzia dell’ONU per l’Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unrwa).
RISOLUZIONE N. 1435 (24 SETTEMBRE 2002) – Il Consiglio di Sicurezza chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle
posizioni tenute prima di settembre 2000.
RISOLUZIONE N. 1544 (19 MAGGIO 2007) – Il Consiglio di Sicurezza condanna la distruzione da parte di: Israele di abitazioni civili nel campo di rifugiati nella zona di Rafah.
RISOLUZIONE N. 2334 ( 23 DICEMBRE 2016) – Il Consiglio di Sicurezza chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti.
Oltre a quanto contenuto nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, spesso purtroppo bloccate dal veto degli U.S.A, e di cui abbiamo riportato solo le più significative, la sistematica violazione del diritto internazionale è stata rilevata dalle varie agenzie delle Nazioni Unite oltre che da ONG indipendenti.
In particolare il 15 settembre 2009 la Missione di fact-finding sul conflitto a Gaza guidata da Richard Goldstone e composta da quattro membri (Goldstone, Chinkin, Jilani, Travers) designati dal Presidente del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite (ai sensi della Risoluzione S-9/1 del 12 gennaio 2009) con il mandato di “investigare tutte le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che potrebbero essere state commesse in qualsiasi momento nel contesto delle operazioni che sono state condotte a Gaza durante il periodo compreso tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009, prima, durante e dopo” nel suo rapporto riferiva dell’esistenza di prove che Israele abbia commesso gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario durante il conflitto a Gaza
commettendo azioni equivalenti a crimini di guerra e a crimini contro l’umanità.
Il rapporto (di 574 pagine) includeva l’analisi dettagliata di 36 incidenti specifici ed era basato su un’enorme mole di informazioni derivate da 188 interviste individuali, 10.000 pagine di documentazione, 1200 fotografie, circa 30 video e ulteriori testimonianze.
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In particolare, veniva rilevato che, nel periodo che ha portato all’assalto militare Israeliano a Gaza, Israele aveva imposto un blocco equivalente ad una punizione collettiva ed aveva portato avanti una politica sistematica di progressivo isolamento e privazione della Striscia di Gaza. Durante l’operazione, denominata “Piombo Fuso”, case, fabbriche, pozzi, scuole, ospedali, stazioni della polizia e altri edifici pubblici erano stati distrutti costringendo le famiglie a vivere in mezzo alle macerie delle loro case per molto tempo dopo la fine dell’attacco dal momento che la ricostruzione era diventata impossibile per via del blocco continuo. Più di 1400 persone sono state uccise durante l’operazione militare.
L’operazione militare israeliana, rilevava sempre il rapporto, era stata diretta nei confronti della popolazione di Gaza nella sua totalità, promuovendo una politica continua e complessiva
finalizzata a punire la popolazione in quanto tale e in una deliberata politica di forza sproporzionata nei confronti della stessa popolazione civile: la distruzione di installazioni per la fornitura del cibo, sistemi per la pulizia dell’acqua, fabbriche di cemento ed edifici residenziali sono stati il risultato di una politica deliberata e sistematica che ha reso più complesso, per la popolazione della Striscia di Gaza, condurre una vita quotidiana dignitosa.
Il rapporto affermava inoltre che la popolazione di Gaza aveva sofferto e continuava a soffrire traumi significativi, sia nell’immediato che a lungo termine, specialmente tra i bambini: la Missione ha infatti notato tra la popolazione minorile della Striscia di Gaza segnali di profonda depressione, insonnia e altri effetti, quali l’enuresi.
Altri rapporti negli anni si sono occupati dei crimini di guerra o contro l’umanità commessi da Israele. Solo per citare i più noti ricordiamo il rapporto di Richard Falk e Virginia Tilley del 2017, quelli di Human Rights Watch, di Amnesty International, di B’Tselem sino si più recenti della relatrice speciale per l’ONU Francesca Albanese.
L’11 luglio 2022 il segretario generale Antonio Guterres ha presentato il rapporto annuale su Bambini e conflitti armati nel mondo che annovera proprio Israele tra i paesi responsabili dei “maggiori livelli di gravi violazioni” nel corso del 2021, accanto ad Afghanistan, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Yemen.
In particolare il rapporto ha accertato, nel solo 2021, la detenzione di 637 minori palestinesi per “presunti delitti contro la sicurezza” da parte delle forze israeliane. Ottantacinque di questi minori hanno denunciato maltrattamenti e violazioni delle dovute garanzie processuali da parte delle autorità israeliane mentre erano detenuti e il 75 per cento di essi ha dichiarato di essere stato sottoposto a violenze fisiche. Solo a Gaza veniva rilevata la morte di 60 bambini e bambine a seguito di attacchi aerei e durante una manifestazione di fronte il muro perimetrale tra Israele e
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Gaza. A Gaza ben 1.121 bambini subivano mutilazioni e ferimenti gravi di cui 1010 a causa delle forze armate e dei coloni israeliani mentre in West Bank e a Gerusalemme est 196 bambini erano stati feriti gravemente dalle forze israeliane durante manifestazioni contro gli insediamenti dei coloni.
Nello stesso anno, l’ONU ha verificato inoltre 246 attacchi armati contro scuole e ospedali, più della metà da parte delle forze armate israeliane. “Gli incidenti sono stati causati nel corso di attacchi aerei (67), a seguito di aggressioni contro il personale medico (59), per l’esplosione di munizioni immagazzinate in prossimità di scuole e ospedali (5), per l’attacco con razzi (1) – aggiunge il rapporto -. Inoltre si sono verificate 156 ingerenze di altro tipo nella sanità (54) e nell’istruzione (102) da parte delle forze armate e dei coloni israeliani”. Nella maggior parte dei casi, queste ingerenze sono consistite in colpi da sparo contro presidi sanitari, ambulanze e personale paramedico e nella chiusura illegale delle scuole o nel divieto di accesso a docenti e alunni. L’ONU ha anche accertato che le autorità israeliane hanno rifiutato o ritardato la concessione dei permessi al 38 per cento dei bambini che hanno richiesto di poter uscire dal passaggio di Erez per accedere a trattamento medico specializzato fuori da Gaza (in tutto 933 bambini e 648 bambine).
La palese inottemperanza da parte di Israele di ogni genere di Risoluzione delle Nazioni Unite, dell’Assemblea generale, del Consiglio di Sicurezza o di altri organismi parte del sistema delle Nazioni Unite da oltre settantacinque anni costituisce a ben vedere l’humus su cui è cresciuta la malapianta del genocidio che occorre oggi sradicare punendo ogni complicità esistente al riguardo.
La condotta dell’Italia appare, specie in tempi recenti, del tutto inadeguata e integra anzi in modo palese gli estremi della complicità nei confronti delle rilevate condotte genocide, implicando la responsabilità dei governi, sia dal punto di vista internazionale che da quello nazionale. In riferimento a quest’ultimo, infatti, occorre prendere in considerazione l’art. 10 della Costituzione, secondo il quale l’Italia si conforma alle norme internazionali generalmente riconosciute, tra le quali per i motivi detti quella relativa alla proibizione del genocidio assume un rango assolutamente fondamentale, come pure la legge 11 marzo 1952, n. 53, promulgata in Italia per dare esecuzione alla Convenzione più volte richiamata. Occorre espressamente ricordare, a tale proposito, come l’art. V di tale Convenzione prevede che “le Parti contraenti si impegnano ad adottare, in conformità alle rispettive Costituzioni, la legislazione necessaria a dare effetto alla disposizioni della presente Convenzione e, in particolare di prevedere pene effettive per le
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persone colpevoli di genocidio e di ogni altro atto elencato all’art. III”, tra i quali come detto la complicità nella commissione del crimine di genocidio.
Fin dalle prime dichiarazioni degli esponenti politici dello Stato israeliano a ottobre 2023 l’intento genocida di Israele è divenuto manifesto oltre ogni ragionevole dubbio e la conseguente azione militare dell’esercito israeliano, tutt’ora in corso, tende evidentemente all’eliminazione della popolazione palestinese di Gaza. Si precisa che la Corte dell’Aja ha già stabilito che gli oltre 2 milioni di palestinesi residenti a Gaza rappresentano una parte sostanziale del popolo palestinese ai sensi della Convenzione sulla repressione del genocidio60 e quindi anche ai sensi dell’art. 1 della Legge 9 ottobre 1967, n. 962.
Sono pertanto da sottoporre al rigore della legge penale italiana tutti gli atti che costituiscano violazione del divieto di genocidio e di concorso o complicità nel genocidio, reato previsto e punito dall’art. 1 della legge 9 ottobre 1967 n. 962 – aggravato nel caso di specie ai sensi dell’art. 3 della medesima legge (l’art.1 recita: “Chiunque, al fine di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso come tale, commette atti diretti a cagionare lesioni personali gravi a persone appartenenti al gruppo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni.
Chiunque, al fine di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso come tale, commette atti diretti a cagionare la morte o lesioni personali gravissime a persone appartenenti al gruppo, è punito con la reclusione da ventiquattro a trenta anni. La stessa pena si applica a chi, allo stesso fine, sottopone persone appartenenti al gruppo a condizioni di vita tali da determinare la distruzione fisica, totale o parziale del gruppo stesso.” E l’art. 3 prevede: “Se da alcuno dei fatti preveduti negli articoli precedenti, deriva la morte di una o più persone, si applica la pena dell’ergastolo.”).
Al riguardo va considerato quanto segue.
Malgrado le reiterate violazioni degli obblighi internazionali da parte di Israele, l’Italia nel 2005 ratificava il memorandum d’intesa sottoscritto a Parigi con Israele in materia di cooperazione nel settore militare e nella difesa che tra le proprie finalità ha il potenziamento degli apparati militari e l’importazione, esportazione e transito di materiali militari oltre che lo scambio di dati tecnici, informazioni ed hardware sempre in materia di armamenti. Il memorandum dal 2005 si è rinnovato di cinque anni in cinque anni e pur essendo prevista la possibilità di essere denunciato mediante notifica all’altra parte, il Governo Italiano non ha mai provveduto a denunciarlo
60 Vedasi, Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel), Ordinanza del 26.1.2024, §§ 44 e 45
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nemmeno dopo che la Corte Internazionale dell’AIA ha rilevato l’esistenza di gravi indizi sulla perpetuazione del crimine internazionale di genocidio.
Oltre a questo, come abbiamo già detto, il Governo italiano pur avendo dichiarato che dal 7 ottobre 2023 non sono state rilasciate ulteriori licenze di esportazioni di armi nulla ha detto circa la revoca delle licenze in corso che a tutt’oggi non risultano revocate. L’art. 14 della legge 185/90 prevede che il MAECI possa rilasciare licenze globali che hanno valenza tre anni rinnovabili e che comunque le licenza “non può essere rilasciata per un periodo di validità inferiore a quello previsto per l’esecuzione del contratto, eventualmente prorogabile in relazione all’effettivo andamento delle consegne e delle restanti operazioni contrattuali. Nel caso in cui non siano previsti termini di esecuzione del contratto, l’autorizzazione dovrà avere una validità di almeno 18 mesi eventualmente prorogabile” . Tale previsione rende del tutto priva di significato l’eventuale mancanza di concessioni di nuove licenze essendo, sicuramente, quelle rilasciate nel 2023 ancora attive. Le statistiche dell’ISTAT citate evidenziano peraltro in modo netto l’esistenza di trasferimenti di armamenti ed altri materiali militari dall’Italia a Israele nei mesi di ottobre e novembre del 2023, e cioè ben dopo l’inizio delle operazioni militari israeliane a Gaza che hanno provocato la morte di oltre trentamila Palestinesi, in buona parte bambini.
Va detto inoltre che il Governo Italiano ha impedito l’accesso agli atti del Ministero degli Esteri in materia di cessione e transito di armamenti e quindi anche l’asserita mancata concessione di ulteriori licenze appare al momento sfornita di ogni valida prova.
Si aggiunga a ciò che dalla base militare di Sigonella è stato più volte segnalato il decollo di aerei militari statunitensi alla volta di Israele e gli Stati Uniti sono i principali fornitori di armi di Israele.
L’articolo 6 comma 3 del trattato delle Nazioni Unite sul commercio delle armi, a cui l’Italia aderisce, proibisce espressamente “il trasferimento di armi convenzionali di cui all’art. 2 né gli oggetti previsti dagli artt. 3 e 4 (munizioni e componenti) qualora sia a conoscenza al momento dell’autorizzazione, che le armi o gli oggetti possano essere utilizzati per la commissione di atti di genocidio, crimini contro l’umanità, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1949, attacchi diretti a obiettivi o a soggetti civili protetti in quanto tali, o altri crimini di guerra definiti dagli accordi internazionali di cui lo Stato è parte”.
L’art. 1 della legge 185 del 1990 prevede espressamente che: 6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati:
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“a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione;
c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione europea (UE) o da parte dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE);
d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;
e) verso i Paesi che, ricevendo dall’Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, ad eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali.”
Oltre al fatto che l’Italia da anni autorizza l’esportazione ed il transito di armi verso un Paese nei confronti del quale le Nazioni Unite hanno accertato l’esistenza di gravi violazioni dei diritti umani e che con tale Paese si sia persino stretto uno specifico accordo, ad oggi la mancata revoca delle licenze per l’esportazione di armi e la concessione del transito di armamenti diretti in un Paese nei confronti del quale la Corte Internazionale dell’AIA ha rilevato l’esistenza di gravi indizi del crimine di genocidio, costituisce una violazione della Convenzione del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio che obbliga tutti gli Stati firmatari a prevenirlo ed a punirlo ed a punire ogni forma di complicità e in particolare dell’art. III, lett. e) di tale Convenzione, ed in ogni caso si risolve di per sé in un fatto omissivo penalmente rilevante o comunque tale condotta procura intenzionalmente in violazione di legge un rilevantissimo danno ingiusto nei confronti della popolazione palestinese.
Bisogna inoltre considerare come l’esportazione di armamenti, strumenti concretamente destinati all’esecuzione del genocidio, costituisca solo l’aspetto più evidente e plateale della complicità del Governo italiano con il Governo israeliano nella commissione del crimine in questione. Occorre tener conto altresì di una serie di rapporti politici, economici o di altro genere in atto tra i due governi, come ad esempio la cooperazione in ambito scientifico e accademico che non esclude progetti di ricerca aventi rilievo militare, come denunciato dalla lettera aperta firmata da una serie di scienziati e ricercatori italiani in relazione alle tecnologie dual-use in settori come l’ottica di precisione, l’elettronica e le tecnologie quantistiche, ed altri ancora, rispetto ai quali
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Israele si pone all’avanguardia anche per l’opportunità di cui usufruisce di sperimentare tecnologie belliche sui Palestinesi, come emerge dalla dicitura ground-tested o combat-roven che appone con malriposto orgoglio ai propri “prodotti”.- Va rilevato al riguardo come il Bando relativo sia stato pubblicato il 21 febbraio 2024 (La Farnesina finanzia progetti di ricerca Italia-Israele, ma non esclude quelli anche a scopo militare. Accademici inviano lettera di protesta – Il Fatto Quotidiano. Italia-Israele, bando scientifico 2024 – Innovitalia – esteri.it).
Altri aspetti ancora della politica estera italiana vanno interpretati come un chiaro concorso con lo stato israeliano in chiave genocida. Occorre prendere in considerazione al riguardo le votazioni contro il cessate il fuoco che si sono avute in sede ONU. Rilievo di particolare gravità assume poi la decisione del governo italiano di interrompere, su invito di quello israeliano, i finanziamenti all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite incaricata da tempo di provvedere ai bisogni dei Palestinesi. L’interruzione delle relative attività sta infatti determinando la morte per inedia di migliaia di persone, specie bambini e appartenenti ad altri settori deboli, a Gaza, contravvenendo fra l’altro in modo evidente a una delle richieste contenute nella citata ordinanza del 26 gennaio 2024 della Corte internazionale di giustizia in particolare rispetto al divieto della “la deliberata inflizione al gruppo di condizioni di vita tali da determinarne la distruzione totale o parziale” ovvero “da impedire le nascite al suo interno”.
Si segnala che il 1° marzo 2024, la Repubblica Federale Tedesca che, come l’Italia sostiene militarmente ed economicamente Israele e che ha interrotto, come l’Italia, i finanziamenti all’UNRWA, è stata citata davanti alla Corte Internazionale dell’Aja per rispondere di concorso nel genocidio che sta commettendo Israele 61.
Dati gli elementi segnalati pare configurabile, in linea di massima, una responsabilità giuridica precisa, gravante sul governo israeliano ma anche su quello italiano, in quanto detentori del potere decisionale in ordine alle scelte accennate, che si pongono in flagrante contrasto cogli obblighi derivanti dalla Convenzione sul genocidio, sia sub specie di prevenzione e repressione del relativo crimine (art. I), che di complicità nella sua commissione (art. III, lett. e).
Gli atti diretti a concorrere nel genocidio e a facilitarne l’esecuzione, sono previsti e punibili ai sensi della Legge 9 ottobre 1967, n. 962., col combinato disposto dell’art. 110 c.p., e ciò radica – ai sensi dell’art. 6 del codice penale – la giurisdizione italiana con riguardo alle condotte concorsuali sopra indicate. Perché sia applicabile la legge italiana, è sufficiente che sia stata posta in essere una qualsiasi attività di partecipazione, quale l’agevolazione, l’istigazione o l’accordo, di un qualsiasi concorrente alla commissione del reato. Ed in tal caso anche qualora il reato venga
61 Proceedings instituted by the Republic of Nicaragua against the Federal Republic of Germany https://www.icj-cij.org/case/193 25
eseguito in un altro Stato, esso è reputato commesso nel territorio italiano, il che determina la punibilità di tutti i concorrenti in Italia. La nozione di reato commesso in Italia ricomprende anche un qualsiasi atto partecipativo commesso in Italia, pur nelle ipotesi in cui il reato si sia interamente consumato in un altro Stato.
Il transito e l’esportazione di armi verso uno Stato in guerra che sta commettendo un genocidio e/o commettendo crimini di guerra secondo le convenzioni e il diritto consuetudinario rilevante sono previste e punibili ai sensi della legge 185/1990. Né vale evidentemente invocare, al riguardo, una presunta discrezionalità politica destinata ineluttabilmente a cedere di fronte al crimen juris gentium commesso.
E’ necessario, in merito, prendere in esame le autorizzazioni rilasciate in favore di società di produzione e vendita di armamenti che commerciano con lo Stato di Israele e con enti di quello Stato, in quanto sono da ritenere illegittime perché contrarie alle norme del diritto interno ed internazionale in particolare alla legge n. 185/90, alla Posizione Comune n. 2008/944 PESC del Consiglio della UE – che esclude il rilascio di licenze in materia di armi laddove vi sia il rischio evidente che possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale -, e al Trattato internazionale sul commercio delle armi.
La legge n. 185/1990 prevede che l’autorizzazione all’esportazione di armamenti sia rilasciata dalla UAMA e comunque vieta le esportazioni verso i paesi in stato di conflitto armato, verso i paesi la cui politica contrasti con l’art. 11 della Costituzione e verso i paesi i cui governo si sono resi responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, della UE e del Consiglio d’Europa. Anche a seguito delle modifiche introdotte con la L. n. 120/2020, il divieto di esportazione costituisce regola di condotta.
La Posizione Comune del Consiglio dell’UE 944 del 2008 obbliga ad un’attenta attività di controllo e vigilanza in materia di esportazioni verso i Paesi nei quali i competenti organi della Nazioni Unite, dell’UE e del Consiglio di Europa abbiano registrato violazione dei diritti umani, prevedendo in capo agli Stati Membri il rifiuto licenze di esportazione qualora esista un rischio evidente che le armi siano utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale. Il Trattato sul commercio delle armi, ratificato dall’Italia il 2 giugno 2014, in linea con quanto previsto dalla Posizione Comune del Consiglio dell’UE, pone il divieto di trasferimento di armi se si ha conoscenza al momento dell’autorizzazione che tali armi possano essere utilizzate per la commissione di atti di genocidio, crimini contro l’umanità, gravi violazioni delle convenzioni di Ginevra o attacchi diretti contro obiettivi civili. In parallelo a tale ratifica, il Consiglio dei Diritti
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Umani nella 21 sessione speciale con Risoluzione del 24 luglio 2014, come ben noto, aveva espresso ferma condanna per i crimini contro la popolazione civile commessi dall’IDF su ordine del Governo Israeliano nei territori occupati, striscia di Gaza inclusa62, il che depone per la sussistenza di consapevolezza da parte dei soggetti coinvolti in trasferimenti di armamenti circa un potenziale rischio di utilizzo degli armamenti contro obiettivi civili, con palese violazione del diritto internazionale umanitario.
A fronte di tali note condanne per la violazione del diritto umanitario, qualora le doverose attività di indagine da condurre anche al fine di accertare quante e quali autorizzazioni ha rilasciato l’UAMA a società che hanno fornito armi e tecnologia funzionale ad uso di armi a favore dello Stato di Israele nonché circa i certificati richiesti a quest’ultimo quale all’utilizzatore finale di armi e tecnologia, evidenzino violazioni nelle procedure relative al rilascio di autorizzazioni, così come un mancato controllo sui trasferimenti, i funzionari dell’UAMA e gli amministratori della società di produzione e vendita di armi fornitori dello Stato di Israele, potrebbero essersi resi responsabili, oltre che dei reati previsti dagli articoli 23 e seguenti della L.185/90, almeno a titolo di dolo eventuale o di colpa cosciente anche di concorso nei gravi delitti perpetrati con quelle armi contro la popolazione civile.
Ciò vale anche nel caso di mancato intervento in termini di omessa attività di vigilanza nell’esecuzione delle transazioni, al fine di far cessare il trasferimento di armamenti a favore dello Stato di Israele.
Oltre, quindi, alle eventuali complicità da accertare quanto meno dei vertici dell’Esercito Italiano, del Ministero degli Esteri e del Ministero della Difesa, in persona dei ministri p.t., nei gravissimi delitti sopra descritti per condotte integranti concorso in quanto agevolatrici e rafforzative dei propositi criminosi del Governo israeliano e del suo esercito attraverso il rifornimento di armamenti e l’appoggio logistico e tecnologico che vanno innanzitutto attribuite alle posizioni apicali della catena di comando militare e civile -, da valutare anche sotto i sintomatici profili di omissione di atti di ufficio e di falso documentale, ulteriore elemento da segnalare è costituito dalla partecipazione alle operazioni militari in corso a Gaza di un notevole numero di cittadini italiani con cittadinanza anche israeliana, su cui il governo italiano ha giurisdizione ed è tenuto ad esercitare la propria sorveglianza al fine di verificare se, come del tutto plausibile, tale
62 A/HRC/RES/S-21/1 “… 2. Condemns in the strongest terms the widespread, systematic and gross violations of international human rights and fundamental freedoms arising from the Israeli military operations carried out in the Occupied Palestinian Territory since 13 June 2014, particularly the latest Israeli military assault on the occupied Gaza Strip, by air, land and sea, which has involved disproportionate and indiscriminate attacks, including aerial bombardment of civilian areas, the targeting of civilians and civilian properties in collective punishment contrary to international law, and other actions, including the targeting of medical and humanitarian personnel, that may amount to international crimes, directly resulting in the killing of more than 650 Palestinians, most of them civilians and more than 170 of whom are children, the injury of more than 4,000 people and the wanton destruction of homes, vital infrastructure and public properties;…”.
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partecipazione costituisca a sua volta concorso in attività volte al genocidio del popolo palestinese o se comunque costoro si siano resi responsabili di fatti costituenti crimini di guerra, crimini contro l’umanità o qualsiasi altro reato punibile secondo la legge italiana.
Le condotte descritte nel presente atto vanno tutte altresì valutate alla luce di quanto previsto dall’art. 40 capoverso del codice penale, per cui “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
Le autorità italiane perfettamente a conoscenza delle richiamate e numerosissime risoluzioni delle Nazioni Unite e delle documentate violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità israeliane, a cospetto della normativa vigente, avevano il dovere (mai esercitato) di interrompere la descritta catena delittuosa, quantomeno al fine di attenuare le conseguenze dei reati.
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Tutto ciò premesso, i sottoscritti
CHIEDONO
che la Procura della Repubblica adita voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti così come esposti dettagliatamente in narrativa, valutando gli eventuali profili d’illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuarne i soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti.
CHIEDONO ALTRESÌ
di essere informati, ai sensi dell’art. 408 c.p.p., nel caso venga formulata richiesta di archiviazione e altresì, ai sensi dell’art. 406 c.p.p., in caso di richiesta di proroga delle indagini
preliminari, e di ricevere le informazioni dui cui all’art. 335 c.p.p.