di DANILO TOSARELLI – RSU POLIZIA LOCALE MILANO
Qualcuno diceva che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.
Io ci credo fermamente, ma quanto può costare dover raccontare di una realtà che non ti piace…
Ho scelto di affidare questa mia riflessione a voi tutti, perchè desidero condividere il mio stato d’animo.
Mi è costata fatica la scrittura, perchè fotografa bene la mia delusione ed anche la mia rabbia.
Non ho la pretesa di riuscire a coinvolgere ognuno di voi, ma so per certo che tanti altri ci mediteranno.
Abbiamo molte storie comuni che ci consentono di comprenderci al volo.
Non desidero diffondere RASSEGNAZIONE, perchè lo considererei sbagliato.
Ma mi piacerebbe confrontarmi con voi, sull’importanza della CONSAPEVOLEZZA.
Che può essere il primo passo per NON ARRENDERSI.
Basta chiacchiere.
Vi chiedo di leggermi fino in fondo se ne avrete voglia.
A voi, lavoratori e delegati sindacali della Polizia Locale, ma non solo, la scelta.
Io il sasso lo lancio.
Non ho mai condiviso il proverbio che dice ” BEATA E’ L’IGNORANZA”.
Ho sempre pensato invece che l’ informazione e la conoscenza fossero presupposti indispensabili ai fini di un possibile cambiamento.
Da sempre CHI PIU’ SA, COMANDA.
Oggi paradossalmente mi trovo costretto a ripensare a quel proverbio.
Lo faccio con grande amarezza, ma forse con il nobile intento di volermi preservare.
Oggi la consapevolezza di ciò che mi sta intorno, potrebbe nuocere gravemente alla mia salute.
Ma potrebbe nuocere a tutti quelli che come me, sono cresciuti con un forte senso della giustizia.
La mia è una generazione che ha vissuto e creduto fermamente che la giustizia delle cose potesse trionfare.
Oggi purtroppo e lo dico leccandomi le ferite accumulate in tutti questi anni, prevalgono le prevaricazioni.
Prevale l’interesse individuale e tutti i doveri che richiederebbe un ragionevole spirito di solidarietà, vengono demandati ad altri.
A te non tocca mai preoccuparti di chi ne ha bisogno, che ci pensi qualcun altro…
Prevale l’egoismo e l’altruismo è un valore da demandare ad altri.
Il furbo è più considerato dell’onesto.
Non importa quanto si sia calpestato dei diritti e della libertà dell’altro, conta se tu sia riuscito ad affermarti.
Conta l’immagine che sai vendere di te stesso, non certo quanto tu vali veramente.
L’effimero sopravanza di gran lunga la concretezza dei problemi quotidiani.
Quale il risultato?
Che benchè si viva in grandi agglomerati urbani, ad elevata densità abitativa, ognuno di noi si sente solo.
Uno dei grandi drammi dell’attuale nostra società, rimane la solitudine.
E stenta a riaffermarsi la consapevolezza che ciò che accade al tuo vicino, domani potrebbe accadere a te.
La solidarietà rimane l’arma vincente per contrastare questa deriva culturale che sta creando danni a tutti noi.
Forse può salvarsi il benestante, che ha i mezzi per comprarsi l’aiuto degli altri, ma i più non hanno scelta.
Ecco perchè questo valore andrebbe diffuso, insegnato e praticato insieme ai nostri giovani.
Purtroppo la fotografia dell’oggi non induce grande ottimismo.
L’esempio dovrebbe arrivare da quelle istituzioni che dovrebbero rappresentarci.
Non è così e la politica è oggi il peggiore degli esempi.
Chi fa politica lo fa per potersi arricchire in tempi brevi, accumulando una serie di privilegi che solo l’essere eletto può garantirti.
Alla faccia di chi ti ha eletto ed i cui interessi dovresti rappresentare.
Pessimo esempio per le nuove generazioni e grande delusione per quelle generazioni che hanno sperato fortemente nella politica.
La mia generazione ha sempre creduto nella politica svolta con passione e finalizzata al miglioramento delle condizioni di chi stava peggio.
Non è utopia, perchè quegli anni hanno rappresentato una speranza vera di cambiamento ed i risultati mi danno ragione.
Abbiamo portato a casa lo statuto dei lavoratori, la legge sull’aborto, una scuola pubblica ed una sanità che funzionavano e molto altro ancora.
Insomma più semplicemente, condizioni di vita più umane che cercavano di accompagnarti dalla culla alla tomba.
Tutto ciò è stato possibile, perchè i comunisti avevano allora un forte radicamento sociale.
Tali condizioni non consentivano ai vari governi che si sono succeduti, di poter fare scelte impopolari senza incontrare una forte opposizione di massa.
La difesa dello stato sociale e del lavoro sono sempre stati alla base di qualsiasi rivendicazione.
La gente scendeva in piazza e protestava sapendo di avere una sponda politica su cui contare.
Oggi non è più così.
Oggi tutte queste conquiste sono state messe in discussione, come se i nostri bisogni essenziali si fossero modificati.
Oggi come ieri si nasce, si studia, si lavora, si invecchia, ci si ammala e si muore.
Eppure tutto ciò conta sempre meno e guai chi rivendica simili diritti.
E’ il segno dei tempi, dove ti fanno lavorare sino allo sfinimento sperando che tu possa morire prima di godere della tua pensione.
E’ il tempo dove tuo figlio stenta a trovare lavoro perchè i vecchi non vanno mai in pensione.
Quella ruota che girava, garantendo un naturale ricambio, oggi è rallentata da chi pensa solo a sfruttarti sino all’osso.
Ma evidentemente va bene così, se è vero che all’orizzonte non vedo molta luce.
Prevale poca voglia di impegnarsi per migliorare le cose.
Anche chi idealmente condivide le mie stesse preoccupazioni ed occupa ruoli importanti, non vuole spendersi.
Prevale la domanda “MA CHI ME LO FA FARE?”
E visto l’individualismo imperante e la mancanza di quei valori forti che prima citavo, la risposta è quasi sempre negativa.
Scontrarsi con chi sta sopra di te, in assenza di un supporto esterno, significa pagarne un prezzo in prima persona.
E visto che le conseguenze possono essere pesanti, è meglio stare al proprio posto ed evitare qualunque conflitto.
Tutto ciò è fortemente presente nel settore privato dove la paura di perdere il posto di lavoro è realtà.
Ma non è forse così anche nel pubblico, settore di cui faccio parte?
Un settore meno esposto dal punto di vista del ricatto occupazionale, ma che presenta le stesse criticità.
Chi ha il coraggio di scontrarsi con l’Amministrazione di turno, nonostante scelte spesso non condivisibili?
Questo compito non lo si può affidare di volta in volta ai lavoratori più coraggiosi e più consapevoli.
Come è già successo, diventerebbero eroi senza speranza.
In realtà, quando vengono messe in discussione le condizioni di lavoro, è il sindacato che dovrebbe intervenire.
Chi altri?
Ma di quale sindacato stiamo parlando?
Stiamo parlando di un sindacato che scelga di voler essere slegato dagli schieramenti politici che governano.
Stiamo parlando di un sindacato che non voglia rinunciare alla propria autonomia di giudizio.
Un sindacato, convinto che nessun governo si può considerare amico, perchè le scelte spesso confliggono.
Ed un sindacato che per tali motivi rinuncia alla lotta, non può tutelare gli interessi dei lavoratori.
Da quanto tempo assistiamo a simili parodie?
Oggi siamo in presenza di organizzazioni sindacali che preferiscono fornire servizi ai lavoratori, piuttosto che sensibilizzarli.
Oggi si fa la tessera sindacale per ottenere raccomandazioni e posti al caldo, come si suol dire.
In Polizia Locale, dove io lavoro, queste cose emergono in modo molto netto.
Posso dire che tutto ciò mi crea disgusto?
E chi non accetta tale logica, avrà sempre meno iscritti e quindi minor peso contrattuale di fronte all’Amministrazione di turno.
Quale la inevitabile conseguenza?
Per poter contare ed autoconservare le proprie prerogative, ci si adegua ed il risultato drammatico è sotto gli occhi di tutti.
Non si sono mai viste organizzazioni sindacali così clientelari come adesso.
Dopo 25 anni di onorato servizio, credo di avere il diritto di esprimere tutta la mia amarezza.
Aumentano sì le tessere, ma il sindacato risulta sempre meno credibile e autorevole, con gran vantaggio per la controparte.
Organizzazioni sindacali che si fanno ricattare da lavoratori pronti a cambiare tessera se non verranno accontentati nelle loro richieste.
Organizzazioni sindacali che scelgono di giustificare i capricci e le pretese del furbetto di turno, pur di non perdere il suo consenso.
Organizzazioni sindacali che con il passare del tempo stanno perdendo il consenso dei lavoratori onesti, quelli che fanno il loro e basta.
Ormai la guerra è tra gli opportunisti, spesso tra i più giovani e il lavoratore più anziano che vede ridursi sempre più le possibilità di avere un lavoro più protetto.
I giovani che si fanno paraculare ottengono lavori privilegiati o servizi di riguardo, i cosiddetti condizionati.
Il lavoratore con più anni di servizio e che non accetta di farsi calpestare la propria dignità, si deve accontentare di ciò che rimane.
Mi fa rabbia dover riconoscere che spesso il sindacato si rende complice di tutto ciò.
Perchè è troppo assente di fronte a tali ingiustizie.
Lo so, gli opportunismi e gli egoismi dei lavoratori sono il vero cancro, ma non vedo un sindacato impegnato eticamente nel contrastarli.
Questo è ciò che avviene in Polizia locale, dove molti si lamentano, ma alla fine tutto va avanti così.
Sono consapevole che queste dinamiche sono comuni a molte realtà lavorative.
Sono anche conscio che queste dinamiche sono espressione dei tristi valori che ci stanno propinando.
Dopodichè, non posso far finta che tutto vada bene ed io sia contento di ciò che mi circonda.
Ecco perchè, dopo tanti anni di militanza sindacale, spesso a spron battuto, sento il bisogno di rallentare il mio impegno.
Certo, non accetterò mai di essere un semplice spettatore della realtà che mi circonda, perchè non ne sarei capace.
Ma è necessario ritrovare un nuovo impulso. Remare all’aria non ha alcun senso.
Dopodichè, ESSERE CONSAPEVOLI non significa ARRENDERSI.
Io ci sono.