Fingono di essere umani, quelli dello staff dell’apparato statunitense, ma sono aridi, acidi e privi di scrupoli.
Fingono di essere umani ma aggirano le leggi degli Stati che proibiscono le sofferenze sui propri simili e, poi, come struzzi, trasferiscono in altre località le torture.
Fingono di essere umani quando ti tendendono la mano per avere il tuo sostegno elettorale ma, appena girato l’angolo, si scordano delle promesse fatte. Anzi, per confonderti le idee si alternano su più schieramenti politici… ma sono figli dello stesso padre: il potere di tutto e tutti.
Fingono di essere umani mandandoti a combattere i tuoi simili, non con trattori o aratri per sconfiggere la fame o la povertà, ma con fucili e cannoni per farli diventare più ricchi e potenti.
Quante vite umane saranno morte per procurare quel costoso capo griffato che indossano quelli dell’establishment USA?
Quanti fanciulli avranno trovato la morte nelle guerre che hanno provocato quelli dell’establishment USA per dargli quelle lussuose limousine in cui si pavoneggiano?
Ma non potranno vincere sempre quelli dell’establishment USA. Non potranno farla franca in eterno. Arriverà il giorno in cui pagheranno la loro ipocrisia… e sarà un gran giorno. E’ solo questione di tempo.
MOWA
Guantanamo prigione per terroristi mai pentiti ?
Obama annuncia il piano per la chiusura di Guantanamo. E poco dopo gli spioni Usa tirano fuori dal cilindro i numeri di “sospetti” nuovi terroristi, ex detenuti del super carcere della vergogna. Ma è davvero così? Conti alla mano sono i numeri forniti a generare un curioso sospetto. Quale?
Di Massimo Lauria
A nemmeno due settimane dall’annuncio del piano di chiusura del super carcere della vergogna, spunta uno strano report sulla recidiva degli ex prigionieri di Guantanamo Bay a Cuba. Secondo l’Ufficio del Direttore della National Intelligence (ODNI), negli ultimi sei mesi sarebbero raddoppiati i casi di ex detenuti “sospettati” di essere tornati a combattere tra le fila del terrorismo islamico anti occidentale.
Ma è davvero così? Conti alla mano sono i numeri forniti a generare il sospetto di una lettura strumentale di quel report. In sostegno evidentemente di chi vuole tenere in vita la prigione statunitense off-shore, in cui sono rinchiusi illegalmente ancora 91 presunti terroristi.
L’uscita del rapporto ha infatti scatenato una ridda di polemiche in casa repubblicana. I conservatori si oppongono da sempre alla chiusura del carcere americano a Cuba. Sul quale pesa la certezza della sistematica violazione dei diritti dei detenuti, tra torture e negazione di un regolare processo.
Motivazioni che invece avevano spinto nel 2009 il democratico Obama a firmare il decreto di chiusura e il trasferimento dei prigionieri. Oggi il numero dei detenuti è tale (91 appunto) e le condizioni giuridiche create da Obama anche, da permettere più agevolmente di rispedire alcuni nelle galere dei loro paesi d’origine, trasferendo gli altri in un centro di detenzione sul suolo americano, gestito direttamente dal Dipartimento della Difesa americano. Magari celebrando finalmente un processo di fronte ad una corte civile e non militare.
(Qui l’articolo di Remocontro sulla battaglia politica della Casa Bianca a favore della chiusura definitiva della prigione off-shore: http://goo.gl/3UNoME)
A rompere ora le uova nel paniere del presidente potrebbe però essere proprio quel nuovo report dell’ufficio di coordinamento dei servizi segreti americani (l’ODNI).
Ma vediamo i numeri. Secondo l’ODNI dal 2009 ad oggi sono 7 su 144 gli ex prigionieri recidivi tornati a combattere. Poca cosa rispetto al 21% registrato sotto il mandato presidenziale di George W. Bush (di cui i repubblicani sembrano essersi dimenticati). Sotto la cui ala è iniziata la vergognosa avventura del super carcere di Guantanamo Bay.
C’è di più. I dati si fanno interessanti quando si affronta la questione del presunto coinvolgimento degli ex detenuti a fianco dei nuovi terroristi. Secondo il rapporto i “sospettati” nuovi combattenti negli ultimi sei mesi sarebbero 5 (che si aggiungono ai 7 degli ultimi 7 anni).
Numero curioso, che secondo l’intelligence giustificherebbe l’improvviso raddoppio del numero dei recidivi in sei mesi. Un sospetto che però fa a botte coi dati degli ultimi sette anni. La domanda è dunque d’obbligo: perché quei numeri arrivano proprio ora, ovvero sulle battute finali della lunga battaglia per l’attesa chiusura di Guantanamo?
09 marzo 2016