foto: Ucraina manifestazioni con bandiera imperialista Usa e massonica con stretta di mano a triangolo
Gli ultimi anni dell’incolore politica nostrana sono stati caratterizzati dal refrain martellante: «Ce lo chiede L’Europa!» Visto che il termine europeismo è molto abusato, ripetuto e ripetuto tanto da aver perso di significato (che forse non ha mai avuto), cerchiamo di capire, in forma di domanda, allora quale sia la sua accezione recondita, quale sia l’intendimento “ancestrale” che vi si cela dietro. Essere europeisti significa essere a favore di un’Europa allargata quantitativamente ma non qualitativamente, con gli Stati più poveri (Est Europa) ridotti a bacino di forza lavoro malpagata, l’esercito di riserva di marxiana memoria?
Mettere nelle mani della BCE e FMI il controllo di sempre più paesi e banche? Favorire la de-industrializzazione (com’è avvenuto in Italia) e deprimere l’economia dei paesi politicamente ed economicamente più deboli del vecchio continente per favorire l’imperialismo franco-tedesco? Favorire governi nazionali fantoccio eterodiretti dalla Troika (Italia, Grecia)? Mettere più Stati sotto il grimaldello dell’Euro per favorire l’export tedesco in particolare?
Liberalizzare le economie, riducendo all’osso il controllo pubblico per favorire i grandi gruppi di speculazione. Riformare le pensioni, i diritti sul lavoro, la scuola, la sanità al ribasso? Imporre l’utilizzo di prodotti industriali e ogm a discapito dei prodotti “genuini” della terra (i prodotti italiani sono stati molto penalizzati)? Appoggiare guerre in giro per il mondo in un ottica neo-coloniale?
Questo è quello che ha chiesto e che chiede l’Europa Unita agli Stati aderenti (Sud Europa in particolare, Italia compresa) ai vari trattati capestro (da Maastricht a Schengen passando per Lisbona).
Quindi uno Stato che in qualche modo abbia a cuore le sorti, l’indipendenza politica e l’autonomia economica del proprio popolo per quale motivo vi dovrebbe aderire? Per abbracciare la folle e reazionaria idea di instaurare un nuovo ordine mondiale dove i popoli vengono ridotti in schiavitù dai grandi gruppi finanziario-speculativi e dalle multinazionali occidentali?
L’Ucraina cosa dovrebbe fare allora perdere sovranità nazionale per cederla alla Troika o ai grandi gruppi di Soros (mano invisibile che finanzia le cosiddette rivolte arancioni in giro per l’Europa)? Le proteste – ingigantite strumentalmente dai media occidentali – in atto in Ucraina non sono di popolo ma pilotate e destrorse, come si è visto per l’abbattimento della statua di Lenin a Kiev, portate avanti da un coacervo litigioso battente l’insignificante bandiera arancione di partiti, gruppi, movimenti di vario tipo e di varia tendenza ideologica. Dai fascisti di Svoboda ai nazionalisti più o meno liberali (e liberisti) di Patria e Alleanza Democratica ad altri ancora. La Timoshenko, novello cavallo di Troia della UE, è pericolosa per la sua Nazione ed il popolo Ucraino lo sa bene. I popoli quando protestano per i loro diritti basilari non lo fanno girando per le vie con le tette gnude o la fava al sole, utilizzano ben altri mezzi, meno “situazionisti” ma più efficaci e perentori. Essere europeisti significa essere indiscutibilmente per questo scempio. NO all’europeismo imperialista, SI’ all’internazionalismo proletario!
Domenico Marino
Segretario Circolo comunista “Enrico Berlinguer”
Csp-Partito Comunista di Pisa