Lavoro? Poveri in aumento? Tasse alle stelle? Aziende in crisi? Diseguaglianze sempre più forti? Stato sociale a pezzi? Chissenefrega, perchè oggi il vero, unico allarme è quello delle fake news. Matteo Renzi ne fa una ragione di vita, per il Pd è il grande problema che attanaglia le masse, è la bomba in mano a 5 Stelle e Lega per far saltare il sistema. A suonare la grancassa i grossi media tradizionali, Rai, Repubblica e Corsera in prima linea.
Ma non è forse vero esattamente il contrario? Che cioè oggi manca del tutto l’informazione, quella vera è negata, la poca rimasta sul campo umiliata e massacrata, non solo dalle mafie ma per via giudiziaria, mediante le azioni civili di risarcimento danni? Che oggi viene regolarmente calpestato il giornalismo d’inchiesta, è calata la saracinesca sui misteri di stato, i vergognosi buchi neri del Belpaese?
Ai cittadini è ormai precluso l’accesso ad un diritto fondamentale: quello di essere informati. E poi osiamo chiamarci una “democrazia”! Ma il vero problema sono le Fake news…
I DIAMANTI DI REPUBBLICA
Partiamo proprio dalle news. E scorriamo la Repubblica di lunedì 18 dicembre. Titolo di apertura in prima: “Fake news sul web – Metà degli italiani è stata ingannata”. Viene annunciato per le intere due pagine seguenti (la 2 e la 3, non uno spazietto) sotto un altro titolo “Fake news, cresce l’allarme – Beffato un italiano su due”, un sondaggio di Demos-Coop e l’editoriale di Ilvo Diamanti “Fra buone, cattive e false notizie”. Leggiamo qualche passaggio da quest’ultimo.
“Per informarsi, dieci anni fa, il 30 per cento degli italiani (intervistati) utilizzava i quotidiani cartacei, il 25 per cento consultava internet. (…) Oggi, nel 2017, c’è un abisso: 63 per cento su internet, 17 per cento su carta. (…) Le informazioni tendono a venire diffuse in modo rapido. Anzi, immediato. E tutti al tempo stesso possono entrare nella rete, introducendo e diffondendo informazioni. Immediate. Difficili da controllare”.
Ancora: “Così, oggi, metà degli italiani ammette di aver creduto ‘vera’ una notizia letta su internet, che poi si è rivelata ‘falsa’”.
E poi. “Il rischio maggiore è che le voci infondate si riproducano con ‘altri media’. In particolare la tivvù e i media tradizionali. I quali, tradizionalmente, rilanciano – e amplificano – i messaggi che promettono più audience. Falsi o veri, si vedrà. Più avanti”.
Ed ecco la proposta choc firmata Diamanti. “Al tempo stesso, a maggior ragione, c’è bisogno di Osservatori che vigilino non solo sulla ‘Par condicio’, ma sulla verità delle news. Per evitare, oggi più che mai, di entrare in un clima d’opinione e, dunque, in un clima elettorale, inquinato. Da false notizie, da falsi sondaggi, false rappresentazioni. Fino a produrre una fake campaign…”.
Non si capisce se l’autore si riferisca a persone fisiche, come gli Osservatori dell’Onu, oppure ad entità, sigle, società incaricate di scoprire dove si trova la Verità. Quel che angoscia è il concetto, tipico da Minculpop: perchè a questo punto non istituire un bel Servizio, più o meno segreto poco importa, in grado di indagare, spiare, dossierare giornalisti e blogger, come ad esempio hanno fatto i Servizi ai tempi di Nicolò Pollari?
Abbiamo più volte ricordato quella vicenda ai confini della realtà, quando ad inizio anni 2000 i Servizi targati Pollari (coadiuvato dal fido Pio Pompa) dossierarono magistrati, giornalisti, opinionisti considerati anti Belusconi: e, già allora, il concetto base era che quei soggetti mettevano in campo una vera disinformazione anti governo e anti (allora) Cavaliere, quelle che oggi si chiamano, appunto, fake news. Tornano quei tempi? Renzi si sente accerchiato come allora Berlusconi? Il Pd come Forza Italia?
QUELL’ULTRA BENEMERITO SERVIZIO PUBBLICO
Fatto sta che quella delle fake news è diventata la prima arma politica della campagna elettorale del Pd anti 5 Stelle e anti Lega, accusati nientemeno che di essere al soldo di Putin & C. Ma non è proprio questa la regina delle Fake news? Non è proprio questa visione complottarda inventata di sana pianta la neo strategia targata Pd?
Sulle ceneri dell’Unità di Gramsci da alcuni mesi è in vita un giornale on line – Democratica, diretta dell’ex montiano di ferro Andrea Romano – che ha fatto delle fake news la sua prima battaglia campale. Buttandosi anima e corpo nella singolar tenzone, per sano spirito di servizio reso alla esanime collettività. Ecco le parole, da incorniciare: “Non lo facciamo per la campagna elettorale o per vincere un collegio in più. Lo facciamo per i nostri figli. Con questi report (realizzati dai cervelli di Democratica, ndr) il Pd svolge un servizio pubblico”. Ma perchè non far pagare un adeguato canone agli italiani che godono di tale preziosissimo lavoro, senza il quale la nostra già agonizzante Democrazia sarebbe morta da un pezzo? Boh.
Commentano ancora i prodi estensori dell’ultimo report: “La rappresentazione della rete emersa da questa prima ricognizione risulta quanto mai opaca e intricata”. Ma non era, fino a qualche tempo fa, un sale della democrazia, secondo i maitre (e centimaitre) a penser della sinistra (sic!), la Rete, la partecipazione dei cittadini, il contatto diretto e l’interazione via social? Tutto ora da buttare nella monnezza, come un rifiuto tossico e criminale?
Commenta Elio Lannutti, storico fondatore dell’Adusbef, l’associazione a tutela dei risparmiatori e autore, con Franco Fracassi, di un best seller della controinformazione, uscito qualche settimana fa e già arrivato a quota 20 mila copie vendute, ‘Morte dei Paschi’.
“Altro che opacità della rete – punta l’indice Lannutti – la vera opacità è quella dell’attuale informazione dei grossi media, del tutto assente sui temi fondamentali, del tutto omologata, irregimentata, conformata con i criteri della più totale omertà verso il Potere. Prendiamo proprio il caso delle banche. Come mai i media tradizionali si svegliano solo adesso? Cosa hanno fatto fino ad oggi? Non si erano accorti della malagestione di tanti istituti e dei controlli del tutto assenti di Bankitalia e Consob? C’era bisogno dei crac e soprattutto della disperazione di tanti cittadini e risparmiatori gettati sul lastrico? E per fare un solo esempio, come mai le tante sparate, le tante fake news del ministro Gian Carlo Padoan sulla ‘solidità’ del nostro sistema bancario non sono mai state messe a nudo e denunciate? E ne ha dette così tante da luglio 2014 fino ad oggi!”.
Chiediamo un parere a Roberto Vignoli, collaboratore di Micromega e per molti anni attivo sul fronte della contro informazione: “non sapendo quali strumenti di guerra elettorale utilizzare, il Pd adesso ricorre alle fake news. E questa battaglia viene portata avanti anche dai media tradizionali, che si sentono insidiati dalla rete e tentano la controffensiva, cercando di delegittimare il presunto avversario. E non si rendono conto, o meglio fanno finta di non rendersi conto della trave nei loro occhi: ossia la miseria di quella informazione omologata e cloroformizzata che offrono ogni giorno ai lettori, sempre più stanchi e disgustati di quei minestroni senza più alcun sapore”.
C’ERANO UNA VOLTA LE VERE FAKE NEWS…
Roberto Vignoli è stato tra i fondatori, nel 2003, dalla coraggiosa editrice bolognese ‘Nuovi Mondi Media‘, che a partire da quell’anno ha editato, per l’Italia, un libro cult negli Stati Uniti, “Tutto quello che sai è falso”, vera enciclopedia uscita da allora in poi per tre edizioni sui più clamorosi, ma anche tra i meno conosciuti, falsi nel giornalismo e nell’editoria internazionale (ma soprattutto Usa): quelle che oggi si chiamano, da qualche mese a ritmo sempre più martellante, Fake News.
Il primo volume di “Quello che sai è falso – Manuale dei Segreti e delle Bugie” venne presentato a settembre 2003 alla Festa dell’Unità di Bologna, in un padiglione affollato da almeno mille persone. Una partecipazione che più intensa non si poteva, un dibattito stupendo, moderatore Vignoli, relatori Iacopo Fo, Sandro Provvisionato (il grande giornalista d’inchiesta – anche con il suo “Misteri d’Italia” – scomparso un paio di mesi fa), e Andrea Cinquegrani.
Un volume mitico, come del resto anche i due che hanno fatto seguito. Il sottotitolo era una vera ghiottoneria, perchè sintetizzava i temi caldi affrontati: Aids – Banca Vaticana – CIA – Crimini di guerra – Droga – Globalizzazione – Multinazionali – Mucca pazza – Nucleare – Pornografia – Psichiatria – Sars – Schiavitù – Segreto bancario – Uranio impoverito”.
In uno speciale di quattro pagine della Voce titolato “Questo mondo menzognero” ecco come descrivevamo, a settembre 2003, quella iniziativa editoriale. “Leggi un giornale, sfogli un rotocalco, accendi la tivvù, senti le dichiarazioni del primo ministro oppure del suo portaborse, cerchi di afferrare l’andamento del mercato azionario, osservi le immagini da un’altra parabola, cambi e ricambi canale. Una ricerca continua, ossessiva per raccogliere ogni minuto, ogni ora, ogni giorno per 360 giorni l’anno niente altro che bugie. Frottole, fandonie, un vero e proprio museo del falso costruito pezzo su pezzo per rincoglionire i cittadini, indicare piste fasulle, creare simulacri virtuali, costruire miti inesistenti. Insomma, una scientifica opera di riduzione in pezzi & bocconi di quel che resta dei cervelli di utenti-votanti sempre più omologati a livello di gigantesca mandria che il Bush, il Blair o il Berlusconi di turno può agevolmente condurre ai bordi del più sconfinato precipizio”.
Proseguiva l’articolo della Voce: “E’ questo lo stato dell’informazione oggi, così come emerge nell’incredibile spaccato messo su, tassello dopo tassello, in un volume curato da Russ Kick, uscito alcuni mesi fa negli Usa e ora fresco di stampa in Italia, pubblicato da Nuovi Mondi Media, l’agguerrita casa editrice collegata al portale antagonista ‘Information Guerrilla‘”.
Oggi – è sicuro – quel portale verrebbe accusato di collusioni con Putin e quel libro una enciclopedia di fake sulle fake!
Piatti forti di quel primo volume, contenente ampie inchieste di prestigiose firme del giornalismo Usa, erano le bugie a stelle e strisce, a partire dalle Torri Gemelle e dall’11 settembre, passando per i misteri – e le annesse fandonie – sul versante della CIA e nel regno Bush, quindi gli affari vaticani e quelli messi in piedi dal sistema bancario, fino alle menzogne costruite a raffica da Big Pharma, con i casi eccellenti – e stradocumentati – a proposito di Aids, Sars e Mucca Pazza, solo per fare qualche esempio.
Proprio come oggi, con le banche sempre al centro dell’attenzione e Big Pharma a dettare le sue regole a botte di miliardi e maxi corruzioni.
Sul versante ‘salute’ di casa nostra, il gran cacciatore di fake news è il Mago dei Vaccini, Roberto Burioni, autore di un libro proprio sul tema, “La congiura dei somari”, dedicato a tutti quegli italiani imbecilli, che purtroppo per lui sono tanti, i quali non bevono le sue teorie sui vaccini, ma – secondo il Vate – non hanno diritto di parola. Zitti, muti e sanzionati.
La Voce ha documentato la sua iscrizione al Grande Oriente d’Italia, la prima obbedienza massonica per numero di iscritti (circa 17 mila). Nell’elenco degli affiliati compare il cognome Burioni, accompagnato dal nome Stefano, da una data e un luogo di nascita, nonchè una professione. Sono gli stessi, identici dati del Burioni che chiunque può trovare sul profilo di Wikipedia.
Mente Wikipedia o mente lui, il Vate, quando dice di non essere mai stato iscritto alla massoneria? Quale è la Fake news? Il Mago dei Vaccini, gran cacciatore di fake, dovrebbe prima di ogni cosa catturare se stesso.
E chiedere scusa ai suoi tanti, affezionati lettori, per la bugia. Grande come una casa.
19 dicembre 2017
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L’ARTICOLO DELLA VOCE DI SETTEMBRE 2003