La pezza è peggiore del buco. Il ministro Costa aveva promesso di sanare l’articolo 41 del decreto Genova, approvato nel settembre 2018 e convertito in legge nel novembre succesivo, con il quale si autorizza l’uso dei fanghi di depurazione come fertilizzanti e innalza il livello di alcuni contaminanti, ad esempio di 20 volte per gli idrocarburi pesanti C10 a C40, che possono essere contenuti fanghi.
La promessa di migliorare il provvedimento si è infranta una prima volta con la conversione in legge del decreto quando un emendamento dell’allora maggioranza giallo-verde peggiorò il testo dando il via libera nei fanghi di depurazione alla presena di Pcdd e Pcdf (diossine) Pcb (policlorobifenili), Toluene, Selenio ed Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) in quantità elevatissime rispetto a quanto previsto dal Testo unico ambientale.
Anche in quel caso la promessa fu: interverremo con una riforma complessiva. Ma la bozza di decreto legislativo del ministero dell’Ambiente, fermo ancora alla firma del ministro che in queste ore vuole vederci più chiaro su quello che sembra essere stato partorito dalle stanze del ministero di via Cristoforo Colombo, che il Salvagente ha potuto consultare, invece di sanare la situazione peggiora le cose e minaccia la sicurezza alimentare del made in Italy. E allora come abbiamo fatto un anno fa quando lanciammo su change.org una petizione per chiedere al presidente Conte e al ministro Costa di fermare “i fanghi tossici che ci avvelenano e danneggiano il made in Italy” rilanciamo il nostro appello per evitare che nei campi del made in Italy vengano sversati veleni vietati dalla normativa europea.
Per la Ue sono rifiuti eppure noi li autorizziamo come fertilizzanti
La bozza del decreto nelle premesse lo esplicita candidamente che si autorizza l’uso dei fanghi nei fertilizzanti anche se “il regolamento europeo sui fertilizzanti non prevede l’utilizzo dei fanghi di depurazione delle acque reflue”. Come è possibile derogare una norma comunitaria? Attraverso la “cessazione della qualifica di rifiuti dei fertilizzanti che impiegano fanghi di depurazione” in base alla normativa nazionale. Di fatto i fanghi usati come ammendanti e correttivi (fertilizzanti) vengono promossi dal decreto da “rifiuti” a fertilizzanti. Espliciti in questo caso i titoli agli articoli 13 e 14, rispettivamente “Cessazione della qualifica di rifiuto degli ammendanti ottenuti dai fanghi” e “Cessazione della qualifica di rifiuto degli correttivi ottenuti dai fanghi”.
I controlli? Li fanno le Province…
Il decreto poi, all’articolo 7, affida alle Province il controllo “sulle attività di raccolta, trasporto, stoccaggio, trattamento e utlizzo dei fanghi”. Una decisione incomprensibile per diversi motivi: questi enti non solo non hanno le strutture adeguate e il personale competente, ma non si capisce perché non avvalersi in modo univoco delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione ambientale.
L’impiego di queste sostanze viene in parte mitigato attraverso una serie di “condizioni” poste nella bozza di decreto. Ma anche in questo caso non possiamo non notare come la bozza stabilisca che “i fanghi sono utilizzati non più di una volta nello stesso sito” senza alcun tipo di dose massima stabilita. Anzi, come risulta al Salvagente, in una prima versione del decreto era stata fissata una dose massima di “100 t/ha” che poi è stata cassata.
I limiti? Ancora calcolati sul tal quale e non sulla sostanza secca
Il decreto nato per rimediare al decreto Genova in realtà non fa che confermare l’innalzamento dei limiti di una serie di contaminanti – metalli pesanti, diossine e idrocarburi – nei fanghi autorizzati come fertilizzanti. L’allegato 4 “Caratteristiche dei fanghi” conferma concentrazioni più alte per Cadmio, Cromo Arsenico, Berillio, Piombo ma anche per Ipa, diossine, Pcb, toluene e via elencando. Sugli idrocarburi C10-C40 la soglia viene innalzata a 1.000 mg/kg tal quale, non sulla sostanza secca, autorizzando davvero l’inquinamento di note sostanze cancerogene.
Stessa preoccupante decisione viene presa, Allegato 7, per quanto riguarda le concentrazioni massime sui terreni trattati con i fanghi: dove addirittura sembrerebbero spariti i limiti a Pcb, idrocarburi e la presenza di Ipa e Toluene non verrebbe più normata.
Entrata in vigore? Tra un anno
L’ultima chicca della bozza che abbiamo avuto modo di consultare è l’entrata in vigore del decreto legislativo: se in un primo momento era “immediata” ora la bozza parla di “entro un anno”. Nel frattempo? Viene posticipata esattamente di un anno l’abrogazione del decreto Genova. E i fanghi continueranno ad essere sparsi nei campi del made in Italy. Inaccettabile. Firma qui la petizione contro i fanghi tossici.
28 Febbraio 2020