Il figlio dell’ex ‘primula nera’ racconta a Sky Tg24 l’incubo di “una vita fatta di difficoltà, pericoli, insidie e paure”
“Mio padre è stato un criminale a tutto tondo. Mio padre è l’essenza del male”. A dirlo è Guido Bonini, il figlio dell’ex estremista di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, che ai microfoni di Sky Tg24 ha raccontato il dramma di dover essere il figlio di un ex terrorista. Il curriculum criminale di Bellini non lascia spazio a dubbi. Non solo un truffatore, ma anche un killer al soldo della ‘Ndrangheta, coinvolto nelle vicende legate alle bombe del ’93, a quelle della trattativa Stato-Mafia, e alla strage di Bologna, per la quale l’ex ‘primula nera’ di Avanguardia Nazionale è stato condannato all’ergastolo in primo grado. “Per me essere il figlio del male ha significato una vita di difficoltà, piena di pericoli, insidie e di paure”, ha raccontato il figlio dell’ex estremista nero, che per prendere le distanze da suo padre ha deciso di utilizzare il cognome della madre, Bonini appunto. “Strada facendo, fin da bambino – ha ricordato Guido Bonini– la sua non presenza ai miei occhi era un po’ difficile da comprendere. Poi, ascoltando i familiari che parlavano, ho capito che inizialmente mio padre era un ladro di mobili. Poi, con il tempo, ho capito che era molto più di un semplice ladro. E’ stato un criminale a tutto tondo, un assassino e, purtroppo, con i miei occhi ho vissuto delle situazioni per cui ho capito che era una persona molto pericolosa”.
Il video girato alla stazione di Bologna
L’ordigno esploso alle 10.25 del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna ha causato ben 85 vittime e oltre 200 feriti. Una strage che ha segnato per sempre le vite dei familiari delle vittime, oltre che di Guido Bonini e di sua madre Maurizia, che per anni ha coperto l’ex marito per scagionarlo dalle accuse che gli sono state rivolte. Questo, fino al 21 luglio del 2021, quando durante l’udienza per la strage di Bologna, Maurizia Bonini riconosce l’ex marito in un video girato alla stazione pochi minuti dopo l’esplosione della bomba. Il figlio Guido ha raccontato durante la sua intervista a Sky Tg24 il momento in cui sua madre ha deciso di superare ogni paura e ritrattare le sue dichiarazioni 41 anni dopo. “Sapevo che era un killer, un assassino spietato, una persona senza scrupoli ma non fino a quel punto. Bologna era una cosa troppo grande da gestire. Mia madre, guardando il video, disse: ‘Questo è tuo padre, proprio tuo padre’, e in quel momento mi cadde il mondo addosso. Non potevo accettare che mio padre fosse l’autore di quella strage. Non potevo accettare che avesse ucciso tutte quelle persone innocenti. Oggi – ha sottolineato il figlio di Bellini – giustifico in parte mia madre per aver mentito. Fu raggirata da mio nonno Aldo che le disse che i comunisti volevano incastrare mio padre e che, se fosse finito in galera, lei sarebbe stata costretta a crescere me e mia sorella tutta da sola”.
I collegamenti con Nino Gioè
Un’altra vicenda che potrebbe fare chiarezza sulla vita criminale Bellini, è legata alla notizia della morte del boss Nino Gioè, deceduto nel carcere di Rebibbia la notte tra il 28 e il 29 luglio del 1993 in circostanze non del tutto chiare. Gioè diventa un collaboratore di giustizia e poco prima di morire decide di scrivere una lettera in cui si parla anche di Paolo Bellini. “Eravamo in casa – ha ricordato Bonini -. Quando mio padre sentì la notizia della lettera di Gioè in cui si parlava di lui, impazzì. Mise le mani tra i capelli e cominciò a urlare: ‘Cosa hai fatto, cosa hai fatto. Mi hai condannato a morte’. Subito dopo mi disse che sarebbe dovuto scappare da Reggio e mi istruì: ‘Se verrà qualcuno dalla Sicilia a cercarmi, tu devi dire che non ci sono. Digli che sono andato via, all’estero’. Qualche giorno dopo due siciliani vennero veramente a cercarlo. Solo dopo venni a sapere che uno di loro era il fratello di Nino Gioè”.
Il patto di sangue
Oggi, Bellini si trova nel carcere di massima sicurezza di Spoleto, dove è detenuto per aver minacciato di morte sia l’ex moglie che il giudice che lo ha condannato, Francesco Maria Caruso. Durante l’ultima udienza del processo d’appello sulla strage di Bologna, Bellini ha chiesto di rendere delle dichiarazioni spontanee. Durante il collegamento in videoconferenza, Bellini ha negato ogni suo coinvolgimento nella strage di Bologna, ma ha menzionato un viaggio in Sicilia avvenuto nel 1992. Un viaggio che Bellini avrebbe intrapreso, come lui stesso ha riferito, per “salvare i giudici”. Per Bonini, suo padre sta lanciando dei messaggi: “Lui mi ha parlato di un giuramento di sangue. Io credo che questo giuramento di cui parla sia il modo di far arrivare ad alcune persone che necessita di un aiuto per il discorso di Bologna, perché lui ne deve uscire fuori pulito. Dice di parlare di questo giuramento che lo vincola a un segreto da 30 anni, ma è evidente che senza aiuto lui minaccia di rivelarlo. Io non ho idea delle persone a cui era legato, oppure è ancora legato, ma sicuramente qualcuno ancora in vita c’è, altrimenti non avrebbe fatto questa richiesta. Non ho idea di chi ci sia dietro a lui. Di sicuro so che era amico di Cossiga. Mio padre scriveva al Presidente della Repubblica e mi diceva che erano amici e che entrambi facevano parte di Gladio”.
24 febbraio 2024
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