di Angelo Ruggeri *
Fischer, sulla FdS e l’arcobalenismo federalista di una Fds e “sinistra” anodina (che dice: “peggio Togliatti di Stalin”) che ignora o dimentica l’ammonimento di Togliatti: “se noi un giorno torneremo nei nostri Paesi, bisognerà fin dall’inizio avere la consapevolezza di una cosa: lotta per il socialismo significa lotta per una maggiore democrazia. Se noi comunisti non saremo i democratici più conseguenti, saremo superati dalla storia“. In tutti gli scritti e nella azione di Togliatti ai ritrova l’anelito e la strategia per realizzare questo principio (già in Spagna denunciò la mancanza di democrazia del Fronte e della Repubblica e che che questo l’avrebbe portata alla sconfitta) cui ha tenuto fede Lui ma non i successori di Enrico Berlinguer che a Gramsci e Togliatti faceva riferimento nella attività di elaborazione e di direzione del PCI.
La crisi della politica è la traduzione del mutamento ideologico di una “sinistra” arcobaleno che ha rinunciato alla rivoluzione democratica antifascista
Lo stadio cui è giunta la crisi del sistema democratico italiano è tanto grave che fosche prospettive sono destinate a stagliarsi, se non si denuncia l’insostenibilità, sul terreno sia culturale che politico, della raffigurazione della lotta politica nei termini del tradizionale “parlamentarismo” con cui, nel ruolo di “destra” e di “sinistra”, le forze politiche si contendono il “governo” come nel XIX secolo. Quando il “parlamentarismo” cominciò a identificarsi col “burocratismo” (primato del governo e di un capo, assemblee non elettive di notabili – come sarebbe il senato federale, ecc.), e finì in corruzione e trasformismo.
Donde che Giavazzi e Alesina affermano che “il liberismo è di sinistra”, come nell’800, quando, vigendo il maggioritario “uninominale a doppio turno”, “la Sinistra parlamentare… di cui faceva parte l’Estrema sinistra radicale… era per accrescere la libertà economica, anziché limitarla, e che si dovessero anzi combattere gli aspetti non liberali della politica economica dei governi della Destra, ad es. nel campo bancario e ferroviario” (Giorgio Candeloro, Storia d’Italia, Feltrinelli), campi “distintivi” delle “liberalizzazione” dell’odierna “sinistra”.
Con forme nuove di “camarille” e “cosorterie”, le fazioni politiche succedutesi ai partiti di massa fondatori della Repubblica democratica, ripresentano aspetti di quella contrapposizione destra-sinistra che non oltrepassa ma “dimentica” quella tra le classi (a danno dei lavoratori) e tra “governanti e governati” (a danno dei cittadini). Per cui a nome dei “danneggiati”:
la Fiom ha respinto il patto “corporativo” tra governo e parti sociali, pur se il suo segretario, Rinaldini, invece della lotta propone di affidarsi al referendum tra i lavoratori costruito per fini solo confermativi.
Beppe Grillo, abbandonando i contenuti di analisi economica che faceva, è passato ai “vaffa”, con punte di “mussolinismo” antipartitico.
La politica, “se intesa come conoscenza scientifica della società”, per modificarne la struttura e i rapporti tra gli uomini, “è la più alta forma di attività umana” e “non separabile dai vasti campi della scienza, della cultura e del costume”: da cui si separa l’odierna “politica” (Togliatti). Donde che il qualunquismo di cui sopra (il qualunquismo di Giannini si squagliò dopo il suo congresso di Napoli in cui Togliatti ebbe la forza e la capacità di andare e mettere a nudo contraddizioni e limiti, intervenendo e confrontandosi con esso) attesta che è figlio di un “vuoto teorico” e culturale da cui origina quello demagogicamente viene denunciato solo come “vuoto politico”.
In tale deriva, non si esita ad evocare il fascismo, che “altrimenti viene” – ha fatto intendere l’Amato “ministro col fez”, già braccio e mente di Craxi – se non si inizia ad inocularlo. Implicita ammissione di dove porta la linea delle privatizzazioni e del federalismo delle “forze d’ordine” (chiesto anni fa dalla Lega) in capo ai podestà-elettivi: diventati manager e sindaci-sceriffo (incostituzionali) cancellando i consigli comunali “scuola di democrazia” (una volta). “La sinistra segue la lega. Come fa sempre!”, ha detto il “diessino” Maroni (amico del “leghista” Marantelli). Infatti! “E’ una fortuna che la sinistra abbia scelto la cultura di destra del federalismo”, scrisse il colto Baget Bozzo.
Ciò che si denuncia come “crisi della politica” è la traduzione del mutamento ideologico di forze di una “sinistra” anodina, che hanno rinunciato e denunciato il principio che era alla base della “rivoluzione democratica e antifascista”: secondo cui i partiti di massa, per Costituzione, erano tenuti a superare il “distacco” tradizionale – proprio del “costituzionalismo liberale”, così autoritario che la sua crisi sfociò nel totalitarismo – tra “governanti e governati”, tanto che la lotta politica e sociale ha sempre avuto come sfondo lo scontro tra le “due culture” cattolica e comunista; e tra democrazia e liberalismo.
* Centro culturale e politico Il Lavoratore (anno 2007)