Macron annuncia l’invio di navi da guerra nel Mediterraneo orientale a sostegno della Grecia. Le tensioni tra Atene e Ankara oltre la Libia, riguardano il mar Egeo e Cipro. Poi la Missione a supporto Usa di navi Francesi nel Golfo persico, stretto di Hormuz
Francia Turchia, navi da guerra
La Francia manderà delle navi da guerra nel Mediterraneo orientale per aiutare la Grecia nella disputa con la Turchia. Lo hanno annunciato il Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis a Parigi mercoledì scorso. Primo avvertimento ad Ankara, mentre la flotta francese scaldava i motori nella base di Tolone. La destra di Nuova Democrazia, dallo scorso luglio al potere ad Atene, e la destra islamista di Erdogan ad Ankara e forte rischio di collisione (linguaggio marinaro) sul fronte del petrolio da estratte in mare, con il dramma nigranti usato come arma e/o provocazione. La Francia nel mezzo a fare da ‘superpotenza’ e da arbitro in cerca di prestigio a consensi da incassare, ad esempio, in Libia.
Due altri pezzi Nato ai ferri corti
Atene e Ankara sono entrambi paesi Nato e dunque alleati, almeno in teoria, ma specialmente negli ultimi mesi la tensione storica tra i due Paesi ‘ha raggiunto livelli molto alti’. «Caccia turchi hanno violato più volte lo spazio aereo greco e Ankara ha chiesto ad Atene -che ha respinto la pretesa- di smilitarizzare 16 isole nel mar Egeo», scrive Marco Dell’Aguzzo su EastWest. La disputa è iniziata negli anni Settanta ma può essere addirittura fatta risalire al trattato di Losanna del 1923: confini e zone di influenza marittime ed aeree tra i due Paesi. Si torna alla quasi guerre antiche. L’eterno contenzioso sulla miriade di isole dell’Egeo, spesso poco più di scogli, ma gran parte dello scontro tra Grecia e Turchia ruota in realtà attorno a Cipro.
Cipro, golpisti greci e rabbia turca
L’isola è divisa dal 1974, anno del colpo di Stato dei nazionalisti filo-greci e della successiva invasione turca: la parte nord,abitata dai turchi-ciprioti, è riconosciuta solo dalla Turchia; la parte sud, abitata dai greci-ciprioti, è invece riconosciuta dalla comunità internazionale ed è parte dell’Unione europea grazie ad una plateale forzatura delle norme di ammissione nell’Ue (l’assenza di conflitti armati in corso, ad esempio). Le acque intorno a Cipro ospitano importanti giacimenti di gas naturale e tra le compagnie energetiche coinvolte nelle attività di esplorazione figurano sia l’italiana Eni che la francese Total. «Anche la Turchia vuole partecipare allo sfruttamento delle riserve, e per questo ha inviato delle navi a effettuare perforazioni: le operazioni sono però state condannate dall’Unione europea, che ha accusato Ankara di violare le acque territoriali cipriote».
Legittimità a colpi di ‘dobloni’
«Per legittimare le proprie rivendicazioni sul Mediterraneo orientale, la Turchia ha firmato un accordo con la Libia sui confini marittimi». Dare avere con il turcomanno Al-Saray con cui l’Italia si riteneva ‘fidanzata’ quasi unica. La Grecia ne chiede l’annullamento e anche l’Italia lo considera inaccettabile. Pirateria politica, ‘questo è mio’, ma vale solo se sei il più forte o almeno il più prepotente. E la Turchia di Erdogan è sia l’uno che l’altro.
‘Grandeur’ francese senza confini
La Francia guiderà la missione navale europea (ma non Ue) ad Hormuz: ci sarà anche l’Italia anche se quasi nessuno lo dice. «European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz» (EMASOH) operazione multinazionale lanciata lo scorso 20 gennaio 2020 per pressione americana e in non celata chiave anti iraniana. «La dichiarazione politica è stata firmata da Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda e Portogallo, oltre che dalla Francia. Hanno già annunciato la partecipazione con loro mezzi Danimarca, Francia, Grecia ed Olanda», precisa Fabio Caffio su Analisi Difesa. Navi italiane, non si sa.
Francia ma non Ue
«Dunque la Francia, ma non la UE, come il Paese europeo di riferimento nel mantenimento della sicurezza marittima nell’area del Golfo con un’operazione che si affianca a quella a guida Usa già attiva». Soci rivelatori (compromettenti) dell’Operation Sentinel dedicata al Golfo, ad Hormuz, il Golfo di Oman e lo Stretto di Bab el Mandeb, la Gran Bretagna, Corea del Sud ed Israele (solo per l’intelligence). «Grande assente di entrambe le operazioni è la Germania mentre inedita è la partecipazione della Grecia che cerca alleati nella sua rivalità con la Turchia».
Italia come e con cosa?
In Italia ne deve discutere il Parlamento, rinnovo Decreto Missioni. «Indiscrezioni riferiscono che Roma potrebbe aderire a EMASOH una fregata tipo FREMM con a bordo 2 elicotteri e circa 200 uomini d’equipaggio inclusi piloti, tecnici di volo e reggimento San Marco». Ruolo francese di semplice coordinamento dalla loro base negli Emirati Arabi Uniti, cercando di chetare gli orgogli nazionali. Ogni singolo Stato, Italia inclusa, manterrà il controllo sulle proprie navi che applicheranno regole d’ingaggio nazionali.
Libera navigazione ma l’Iran?
Su Analisi Difesa viene sottolineato come la missione europea (ma non Ue, che è già stranezza) «non è marcatamente diretta a contrastare l’Iran come lo è invece quella a guida statunitense». Vedremo, tra molto margini di dubbi e forti sospetti. I precedenti storici non aiutano. Pericolo di incontri ravvicinati delle unità navali statunitensi con quelle iraniane comprese le imbarcazioni dei Pasdaran, ed esempio. O peggio, provocazioni cercate da una delle due parti. Non esiste infatti con l’Iran alcuna procedura di ‘confidenza reciproca’ (volano droni o missili e non comunicazioni). Missione su cui riflettere ed eventualmente prestare molta molta attenzione.
01 Febbraio 2020