di Raffaele Simonetti
Ad appena una settimana dalla strage presso la redazione di Charlie Hebdo a Parigi, il conflitto a Montrouge e la cattura di ostaggi nel negozio kosher l’attenzione si è spostata sul Belgio dove si è assistito all’operazione antiterrorismo a Vervier, conclusasi con l’uccisione di due “jihadisti”.
Mentre da noi il tema del reclutamento di jihadisti in Italia è abbastanza recente, in Belgio era da tempo sentito: già a fine aprile 2013 l’allora ministro degli Esteri Didier Reynders, ospite di una trasmissione della radio Bel RTL si esprimeva sul problema dei belgi che partivano per la Siria.
Il 26 aprile di quell’anno il sito della RTL riportava una sintesi delle sue dichiarazioni di cui appresso diamo la traduzione.
Dichiarazioni che, se da una parte paventavano quello che sembra stia avverandosi, si concludono con prese di posizione sorprendenti per un ministro degli Esteri.
Reynders infatti afferma che quelli che vanno a combattere per il regime del presidente siriano Bashar al-Assad (tuttora il legittimo presidente della Siria) meritano di «essere mandati davanti la Corte penale internazionale». Mentre riguardo a quelli che vanno a battersi a fianco dell’esercito siriano di liberazione prevede che «forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione».
Dichiarazioni che all’estero non sono passate inosservate da parte di analisti attenti, molto meno in Italia, come si può vedere dalle note in calce.
Didier Reynders, nato il 6 agosto 1958 a Liegi, è un liberale (Partito riformatore liberale). E’ stato presidente del MR (Mouvement réformateur) dal 2004 al 2011, ministro delle Finanze dal 1999 al 2011 in 6 governi differenti. Ministro degli Esteri, del commercio estero e degli affari europei nel governo Di Rupo dal dicembre 2011. E’ stato presidente della società belga dei vagoni letto (SNBC) e della Société nationale des voies aériennes. Vice primo ministro nonché ministro delle Finanze e delle Riforme istituzionali nel governo Guy Verhofstadt. E’ entrato anche nei governi Laterme e Van Rompuy.
Qui sotto è ritratto con al collo l’insegna della Legion d’Onore francese consegnatagli nel marzo 2013 da Nicola Sarkozy.
26 avril 2013 à 09h38
“Sono preoccupato per un certo numero di persone radicalizzate che vogliono addestrarsi all’uso delle armi”
Il ministro degli Esteri Didier Reynders ha deplorato venerdì, poco prima di un comitato ministeriale ristretto che tornerà sulla problematica dei belgi che partono per la Siria, che il ministero della Giustizia e quello dell’Interno non hanno ancora fornito a quello degli Esteri l’identità di queste persone, compromettendo così l’efficacia del loro controllo all’estero.
Didier Reynders, ministro degli Esteri, era l’invitato di Fabrice Grosfilley su Bel RTL. L’occasione per lui di parlare dei giovani belgi partiti per combattere in Siria. Il ministro lamenta che i ministeri della Giustizia e dell’Interno non passano le informazioni al suo ministero. “Da più di un mese, chiedo che il ministero degli Esteri riceva le informazioni della polizia [Sûreté], dei servizi di informazione, sui belgi che sono partiti”, ha affermato il vice primo ministro dell’MR.
“Come intende agire, per esempio in Turchia, se non si hanno informazioni ?”
“Le autorità giudiziarie, il settore dell’Interno, non desiderano comunicare. Bene, è una scelta. Ma se noi vogliamo essere efficaci all’estero, occorre che riceviamo l’informazione di chi è partito. Come intende agire, per esempio in Turchia, se non si hanno informazioni ?” Gli Esteri attualmente lavorano in contatto diretto con le famiglie.
Vero rischio terroristico
Didier Reynders sottolinea il “vero rischio terroristico” di veder tornare in Belgio delle persone radicalizzate, avendo seguito un addestramento o combattuto a fianco dei jihadisti. “Sono ancora più preoccupato per i rischi a cui andiamo incontro se c’è un certo numero di persone radicalizzate, che si accingono ad addestrarsi all’uso delle armi, all’uso di esplosivi, al terrorismo in certi campi e poi vogliono battersi a fianco dei jihadisti, che ritornano”, ha precisato.
“Questi giovani che, può essere per idealismo, vanno a lavorare in campo umanitario”
A livello di Unione Europea e di NATO, degli scambi di informazioni permettono di “seguirne le tracce”, ha affermato. Il ministro fa differenza tra queste persone e quelle che combattono a fianco del regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Questi ultimi devono “essere mandati davanti la Corte penale internazionale”. Fa anche la distinzione con “questi giovani che, può essere per idealismo, vanno a lavorare in campo umanitario o a battersi a fianco dell’esercito siriano di liberazione; forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione”.
Riferimenti:
Jeunes Djihadistes belges en Syrie, héros d’une révolution ?
Patricia Villalon
Comité Surveillance OTAN, 1 luglio 2014
Les djihadistes européens au centre de la polémique
Hassan Bentale
8 maggio 2014
Euro-jihadisti: dei mercenari NATO
Silvia Cattori intervista Bahar Kimyongür
resistenze.org, 27 aprile 2014
Euro-djihadistes : des mercenaires de l’OTAN
Silvia Cattori
26 aprile 2014
Siria, arrivati dall’Europa duemila jihadisti
Anna Maria Merlo
il Manifesto, 23 gennaio 2014.
“Je suis préoccupé par un certain nombre de personnes radicalisées qui vont s’entraîner au maniement des armes”
RTL, 26 aprile 2013
VIDEO. Nicolas Sarkozy décore de la Légion d’honneur un ministre belge
Le Parisien, 27 marzo 2013
Siria: “Il rapporto della commissione d’inchiesta dell’Onu è unilaterale”
Silvia Cattori
resistenze.org, 22 marzo 2013