DANILO TOSARELLI MILANO
Sono tanti i cittadini francesi che non si arrendono.
Da oltre 2 mesi, milioni di francesi scendono in piazza e protestano.
Non accettano la scelta del governo di modificare le pensioni
Portare il limite di età pensionabile, da 62 a 64 anni.
Il governo, presieduto da Elisabeth Borne, ha tirato dritto.
Si è avvalso dell’articolo 49.3 della Costituzione per evitare problemi.
Scelta del tutto eccezionale nella storia politica francese.
Senza il voto del Parlamento, ha fatto passare la riforma delle pensioni. La mozione di sfiducia al governo, non è passata per soli 9 voti.
È un fatto gravissimo che grida vendetta. Le lotte proseguiranno.
Questo governo è composto da ministri con redditi elevatissimi.
Tutti rientrano in quel 10% di persone più ricche di Francia.
Certamente non hanno le stesse preoccupazioni di chi sta lottando.
Milioni di cittadini, la cui pensione ha il valore della sopravvivenza.
Sono sempre di più i francesi incazzati e rivendicativi.
Il diritto ad essere ricchi non esclude il dovere di essere rispettosi.
E la voce di milioni di francesi non rassegnati, deve essere ascoltata.
I francesi stanno difendendo un principio, che è fortemente in controtendenza.
Nella quasi totalità dei paesi europei, si va in pensione molto più tardi.
In Italia, Grecia e Danimarca, la pensione di anzianità è a 67 anni.
Ma molti altri Paesi raggiungeranno questo numero entro il 2031.
Va da sé, che siano in pochi a giustificare tali proteste in Francia.
Ma i francesi guardano lontano, perché non ci si fermerà qui.
L’aspettativa di vita sta aumentando e quindi va da sé…
In Italia e non solo, già si ipotizzano future uscite a 71 anni.
Melenchon e non solo lui, lo sta spiegando in tutte le piazze.
LAVORARE PER VIVERE E NON VIVERE PER LAVORARE.
Questo è il pensiero forte che andrebbe diffuso ovunque.
Ma sono pochi coloro disposti a farsene carico, perché è faticoso.
Scarso è l’eco sui nostri mezzi di informazione, ma è una scelta.
I poteri forti non ammettono altre narrazioni. Troppo pericolose.
Ci raccontano che non tornano i conti.
Lo sostiene Macron e lo sostengono quasi tutti i governi europei.
Poverini, a loro non fa piacere, ma sono costretti…
Il problema è il rapporto tra chi lavora e chi è in pensione.
In Francia, nel 2000 i lavoratori erano più del doppio dei pensionati.
Nel 2070, il numero dei lavoratori sarà pari a quello dei pensionati.
La previdenza nazionale non sarà in grado di far fronte ai costi.
Un ragionamento apparentemente incontestabile. Non è così.
Anche se I poteri forti, usano ogni strumento per convincerci.
Se i conti non tornano, la colpa è ancora loro. È facile comprendere.
Sono loro a decidere le priorità e le logiche di spesa.
Le spese militari ne sono un esempio eclatante. Sono tanti soldi.
Aumentano sempre, alimentano le guerre, ma i soldi si trovano.
Quando si parla invece di pensioni, il loro costo diventa insostenibile.
Nessuno ammette che dovrebbero essere un premio dovuto.
Dopo tanti anni di lavoro, che hanno contribuito alla ricchezza del Paese.
Le condizioni di lavoro sono spesso precarie e insoddisfacenti.
Le loro scelte, continuano a privilegiare il profitto a go’ go’.
A discapito di nuova occupazione con salari e stipendi adeguati.
Ti sfrutto a lungo, ti pago poco e finito ciò, mi auguro la tua morte.
Nella logica del capitale conta solo il profitto. La pensione è un peso.
Non importa quanto tu abbia dato. La pensione è adesso un costo.
Ecco perché, più tardi andrai in pensione e meno mi costerai.
La tua morte, statisticamente più vicina, mi consentirà un risparmio.
Posso dire, che anche questa è una faccia della lotta di classe?
I padroni e chi li rappresenta continuano a non avere scrupoli.
Loro non hanno mai smesso di condurre la lotta di classe.
Qualcuno penserà che sono i soliti pregiudizi da comunista.
Se voi ritenete che vadano difesi i tempi di vita.
Che vada sempre più migliorata la qualità della vita.
Che va rivendicato il rispetto dei bisogni primari dell’essere umano.
Che al centro di ogni scelta ci deve essere l’uomo e non il profitto.
Ebbene si. Io certamente sono un comunista.
Ma lo è anche Papa Francesco, che si sta battendo come un leone.
Per sconfiggere ogni forma di questa oppressione capitalista.
Ascoltate con attenzione alcune sue omelie e ve ne renderete conto.
Considero i francesi che stanno lottando, molto lungimiranti.
Hanno innescato elementi di una nuova grande battaglia culturale.
Ci sono in campo le pensioni, ma queste lotte ci dicono molto altro.
Le considero battaglie di civiltà ed io le condivido pienamente.
Foto di Adrien