L’organizzazione è simile all’italiana CasaPound, la magistratura lo scorso gennaio ha aperto un’indagine per incitamento all’odio razziale. Parigi preoccupata per il proselitismo tra i giovani
Le procedure sono state già avviate dal governo Macron. Generation Identitaire, attraverso il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, ha ricevuto la notifica del procedimento l’11 febbraio scorso. Da quella data ha dieci giorni di tempo per rispondere, altrimenti dopo altri 5 sarà dissolta per decreto. Secondo le accuse, il gruppo avrebbe violato la legge francese sul divieto di incitare la discriminazione di una persona o una comunità a causa della sua origine.
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Il movimento è molto simile a CasaPound, il suo logo non è la tartaruga, che rappresenta la casa, ma la lambda che ornava gli abiti degli abitanti di Sparta, simboleggiando il baluardo contro le ambizioni persiane di conquistare la Grecia. Richiama molti ragazzi francesi attirandoli nelle palestre dove si praticano pugilato e arti marziali per permettere ai “patrioti” di imparare a difendersi dai “crimini dei migranti”.
Generation Identitaire nasce come costola giovanile di Bloc Identitaire, sorto a sua volta dalle ceneri di Unità radicale, organizzazione di estrema destra sciolta nel 2002 dopo il tentato omicidio da parte di uno dei suoi membri dell’allora presidente della Repubblica francese Jacques Chirac, ma a poco a poco ha acquisito sempre più autonomia. Connotandosi per la politica anti immigrazione oltre che contro “l’islamizzazione” della Francia e dell’intera Europa, e divenendo noto con azioni eclatanti.
Tra le ultime, quella compiuta a fine gennaio sui Pirenei lungo il confine spagnolo. Una trentina di attivisti con auto e droni per sorvegliare la frontiera avevano diffuso il messaggio “Difendi l’Europa”.
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Ma l’elenco è lungo. Abilissimi nel catturare l’attenzione, i militanti di estrema destra conquistarono per la prima volta i titoli dei giornali francesi nel settembre 2012 con un video online intitolato “Una dichiarazione di guerra”. Una trentina di giovani militanti si ripresero a volto scoperto dichiarando: “Siamo la generazione del divario etnico, del fallimento totale della convivenza, del meticciato imposto, che ha smesso di credere che Kader potesse essere nostro fratello, il pianeta è il nostro villaggio e l’umanità la nostra famiglia”.
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Un mese dopo, occuparono il tetto di una moschea in costruzione nella città di Poitiers, coprendolo con striscioni anti-migranti. Le azioni sono continuate prendendo di mira anche le ong impegnate nel salvataggio in mare dei barconi: nel 2018 uno dei suoi membri riuscì addirittura a infiltrarsi nella Sos Méditerranée.
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A giugno 2020 durante una manifestazione di Black Lives Matter srotolarono un enorme striscione che chiedeva “giustizia per le vittime del razzismo contro i bianchi”.
Il più clamoroso dei blitz ebbe però come teatro le Alpi del confine italo francese nell’agosto 2019.
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Un momento del blitz di GI sulle Alpi lungo il confine italofrancese
In circa un centinaio sul fianco di una montagna vicino al Colle della Scala, tra la Val di Susa in Piemonte e la Val della Clarée, tirarono su barriere di plastica, stesero uno striscione gigante con scritto “Frontiera chiusa. Non farete dell’Europa la vostra casa. Fuori questione. Tornate a casa”, pattugliarono con due elicotteri il confine, in una vera e propria caccia all’uomo, indossando una giacca blu che li faceva sembrare agenti di polizia, alimentando l’impressione che si sostituissero allo Stato francese (per quell’incursione ricevettero l’omaggio” della presidente di Rassemblement national, Marine Le Pen).
Vennero indagati e processati in tre, tuttavia dopo una condanna in primo grado vennero assolti in appello perché i giudici valutarono il raid “puramente di propaganda politica”, “con finalità mediatica” e “annunciata come tale”. Ora dopo l’ultima azione è intervenuto il governo.
19 Febbraio 2021