da Angelo Ruggeri
Sul “lavoro collaborativo” quale d’Albergo voleva diventasse quello del Centro “Il lavoratore” e per una critica del chi dice “volevamo la Luna”
NON È REVISIONE MA SOVVERSISMO DALL’ALTO DA “ALLARME… SONO (CRIPTO?) FASCISTI” ALLE ARMI DELL’ANTIFASCISMO, DI RESISTENZA, DI LOTTA E RIVOLTA POPOLARE
Dal “partito nazionale” delle “tre fasi del fascismo” al “partito nazionale” delle “tre fasi del Pds-Ds-PD”
Per la “CONTROBOLOGNINA”del 25 aprile, Bologna 2015
per un Fronte antifascista di lotta e di rivolta popolare contro l’intero PD e il governo extraparlamentare di non eletti.
Repetita:
Per un Fronte antifascista di lotta e di rivolta popolare contro l’intero PD e il governo extraparlamentare di non eletti.
Lavoro intellettuale ed elaborazione culturale” non sono più “fatto nè proprietà individuale” ma fatto e proprietà sociale .
Da Benjamin a Gramsci, da Bordieu ad Althusser, contro vecchie élite intellettuali e di professori universitari, per le nuove élite operaie, plebee, contadine e popolari.
Sul “lavoro collaborativo” quale d’Albergo voleva diventasse quello del Centro “Il lavoratore” e per una critica del chi dice “volevamo la Luna” con alcune parti quelle ad es. più marcate in caratteri grossi e-o maiuscoli in rosso e-in nero già in forma di volantino (se si vuole e si ritiene), a discrezione di ciascuno: secondo quel lavoro collaborativo che era quel che Salvatore d’Albergo immaginava e voleva che diventasse la forma di lavoro del Centro Lavoratore; ovvero allargando e permettendo e tutti i soci, fondatori o meno, ma anche ad “esterni”,di realizzare quel tipo di lavoro collaborativo che ormai da circa 4 lustri svolgevamo insieme (e che forse, saltuariamente, mi pare svolgeva anche con uno o due altri, non di più, credo) e che dalla nascita del Centro è stato solo poche volte e da pochi “praticato”.
Da parte mia ho aggiunto diverse volte, da tempo, che la proprietà del lavoro intellettuale e di elaborazione culturale non può essere soggetta alla proprietà privata-individuale e tanto meno a un qualsiasi copyright.
Tralascio di ricordare quel che da Benjamin aGramsci, da Bordieu ad Althusser hanno ben definito come l’individualismo- intellettuale porta ad essere come i padroni dei mezzi di produzione, considerandosi padroni del mezzo di produzione culturale e quindi a presentarsi ed essere di fatto “parte integrante” della classe dominante (che da tempo non è più “classe dirigente” ma solo dominante costretta ricorrere a forma di potere repressivo e autoritario come quello a cui si è mirato in questo secondo ventennio del ‘900 e ancor più oggi col sovversivismo dall’alto della Costituzione, di ogni conquista storica e democratica come lo Statuto di lavoratori e, con legge elettorale , di ogni forma di rappresentanza democratico-sociale-pluralistica – contro cui nulla hanno detto e dicono i Landini e i Rodotà, con alle spalle quel Cofferati che già ne 2002 iniziò la svendita dello Statuto dei lavoratori).
Ma le vicende in corso testimoniano, come fondata, la concezione che da Gramsci agli altri sopra nominati hanno individuato l’abitudine del potere borghese ad usare, contemporaneamente agli apparati repressivi, anche gli apparati intellettuali, ideologici culturali particolarmente di quelli ideologici di stato di scuola-università gestita da professori che in nome del loro “prestigio”, della loro superiorità (sic!) e fama, puntano a riprodurre continuamente i rapporti sociali dominanti – di cui usufruiscono e in cui si accomodano – si che anche chi vorrebbe opporsi o dice di volersi opporre in realtà continua a legittimare – e alcuni pesino a rivendicare – la legittimazione del potere esistente ancor di più e tanto più quando questo tende a perdere il consenso popolare come in questo secondo ventennio e come si dimostra persino col dimezzamento della partecipazione al voto (proprio come le altre c.d. democrazie mature” che, in realtà, sono marce). Donde l’importanze del punto di vista plebeo, il solo che permette, marxisticamente di osservare la realtà dal basso, opposto a quello di intellettuali ed élite chi di destra o di sinistra chi siano osservano la realtà dall’alto, stando gli uni e gli altri e fianco a fianco sugli spalti, da dove non possono distinguere le formiche dagli uomini e tanto meno la realtà in cui questi vivono. Ma noi “plebei”che siamo cresciuti a pane e piccolo teatro di Strehler e di Brecht sappiamo che quanto più sono “famosi” e appaiono brillanti e come la dialettica in scena di Brecht li rappresenta, tanto più questi nuovi “Dei” brillano tanto più sono marci.
Tanto vale sottolineare qui, in questo punto, che i termini che abbiamo usato in questi lavori, quale quello di élitee quello di plebeo, non essendoci termini sostitutivi, hanno un significato ben diverso ed opposto a seconda se si è borghesi o li si prende e se gli si dà il significato borghese,oppure quello marxista, per cui le élite non sono solo e non sono più quelle vecchie e tradizionali ma sono le nuove élite operaie, contadine e popolari, nate con la Resistenza e che hanno fondato la democrazia, la Repubblica, la Costituzione; e plebeo non è come per la borghesia, sinonimo di rozzo e incolto, ma marxisticamente è un titolo d’onore, è una medaglia sul petto che non tutti e spesso solo in pochi possono vantare, significando punto di vista anti ideologico, sempre che anche tra i marxisti e tra i comunisti e tra di noi, ci sia chi ricorda quale è, nel marxismo, il significato di “ideologia”.
Tornando al “lavoro collaborativo”, dalla fondazione del Lavoratore e che recentemente ho alcune volte riproposto, cui hanno corrisposto pochissimi (ricordo, la collaborazione datami nel sistemare dei testi da parte di Montella e Baiocchi; più recentemente da Chirico e Bucci alla mia relazione su d’Albergo e, viceversa, io a loro, rispettivamente sulla scuola e Pubblica Amministrazione a Chirico e sulle autonomie locali a Bucci) salvo che recentemente ed ora anche in questi giorni da Ari-Petra e Angelo-Ciampi, si dovrebbe specificare che la ricerca e l’elaborazione culturale nelle due culture e due scienze sono ormai parte di forme organizzate collettive e di massa persino, sono parte integrante di una forma che organizzata che porta il nome storico di capitalismo rispetto alla quale si richiedono altre forme altrettanto organizzate e affatto individualistiche e di soggettivismo proprietario, anch’esse parte di forme diverse ma altrettanto organizzate come quelle capitalistiche ed anche se di minori dimensioni siano parimenti di massa anche fosse solo in una forma potenziale come quella di un Centro come il nostro. Ben sapendo che si è grandi non è perché si è grossi ma se e perché si pensa in grande , sicché, poi, si può anche diventare “grossi”.
Questa è stata anche l’esperienza del PCI, di quei pochi 25 mila che, grazie al pensare in grande e alla Federazione giovanile e comunista, sono stati una potente matrice di centinaia di migliaia e poi di milioni di comunisti italiani di quel PCI paragonato ad una Giraffa perché diverso sia dai partiti del socialismo reale che da quelli del capitalismo socialdemocratico.
Sì che fa “ridere” o sorridere chi pensa di essere come ai tempi di Galileo, in cui il singolo ricercatore o scienziato di una delle due culture, per settimane o per mesi si mette da solo, nella sua torre o dietro la sua scrivania, ad elaborare, scrivere testi, a scoprire da solo la “Luna” ( sì che in tarda età e dopo essersi dato all’evasione poetica, arriva a pensare che volevamo la Luna, cosi di fatto giustificando gli ex PCI , gli “asinistra” e tutti quelli che sono passati dall’utopia al nulla, come diceva anche d’Albergo il quale come non ha mai considerato essere una Luna irraggiungibile quello che viceversa non ci siamo limitati a volere e desiderare ma che abbiamo concretizzato nel fuoco della lotta nella fase del più alto tornante della lotta di classe della storia d’Italia, negli anni ’60-’75, cosi tanto e particolarmente significativo in Italia.
Eppure ancora di recente, persino Le MONDE diplomatique titolava in prima pagina e ancor più in grande in due pagine interne il grido di Aden Arabia rivolto ai giovani: “siate realisti, chiedete la Luna”.
Se si pensa che democratizzare e socializzare il potere sia come volere la Luna, allora si deve dire che noi, la generazione precedente e quella nostra – prima di diventare un generazione di traditori, di venduti, di voltagabbana, di carrieristi, e tutti presi dalle insane ambizioni di un professionismo che per passare da una vocazione anti-sistema ed entrare a far parte del sistema ha, persino, annullato la distinzione tra pre-modernità modernità e post-modernità assimilando l’una alle altre –, la Luna non l’abbiamo solo “desiderata” ma l’abbiamo, praticamente, ottenuta; di più: abbiamo visto che quel che abbiamo fatto, non solo era adatto allo scopo di conquistare la Luna ma funzionava e ha funzionato perfettamente, al punto che per la prima volta nella storia, la borghesiaha davvero “tremato”e temuto di essere sopraffatta da una movimento operaio democratico e di massa che avanzava e vinceva con la democraziae la lotta di classe : grazie anzitutto all’unità teorica delle classi lavoratrici e delle sue forme sociali e politiche che nonostante fossero organizzate in forme varie e diverse, tuttavia erano unite teoricamente dalla filosofia della prassi comunista.
Per parte nostra abbia detto e ripetiamo che così come le due culture e le due scienzesono una forma di arricchimento sociale della società di tutti, cosi la produzione intellettuale non deve considerarsi una proprietà individuale ma una proprietà sociale a cui tutti ed ognuno possono attingere ed “usare” liberamente.
Non per “annullare” (del tutto) la proprietà cognitiva, elaborativa ed analitica di ciascuno di noi, ma quanto meno introdurre un primo correttivo agli individualismi e al individualismo accademico, ben definito da Gramsci come individualismo animalesco, dei professori universitari cattedratici (non esiste niente né nessuno che sia più autoritario di un professore universitario, meritevole di ricevere la cattedra in testa come di fatto capitò ad Asor Rosa negli anni ’70 ed oggi meriterebbero i vari Rodotà, i vari Revelli, e tutto ‘insieme del mediatico “circo Barnum” dei tellettual-In), per quanto meno introdurre per cosi dire, una “partecipazione” almeno alla “definizione” e alla “organizzazione” finale dei contenuti del lavoro. Così come le due culture e le due scienze sono una forma di arricchimento sociale della società di tutti, cosi è la produzione intellettuale .
Dalle “tre fasi del fascismo” alle “tre fasi del Pds-Ds-PD”
Non è una “revisione” ma sovversivismo dall’alto che colpisce ben 49 articoli della Costituzione e sradica dalle fondamenta non solo le basi della democrazia e della Repubblica fondata sul lavoro ma la radice stessa della nascita dell’Italia come nazione e come popolo, che prima della Resistenza antifascista non esisteva.
Se si rompe e sovverte la Costituzione, su cui si fonda il Patto di civile convivenza tra gli italiani e il diritto “di pace sancito dopo la guerra e la sconfitta del nazi-fascismo, non possono aspettarsi e non può esserci pace: “non c’è pace senza uguaglianza e giustizia sociale”.
Rompere la Costituzione delle Repubblica antifascista e di democrazia-sociale “fondata sul lavoro” e sul diritto “di” pace, è come una dichiarazione di guerra contro la nuova élite, cioè operai, contadini, “plebei” e ceti popolari che hanno fatto la Resistenza antifascista e sui suoi valori hanno fondato la nostra democrazia e la Costituzione sul diritto “di” pace ovvero di uguaglianza e giustizia sociale, non solo politica e non solo formale ma sostanziale.
Da”ALLARME… SONO (cripto?) FASCISTI” alle ARMI
DELL’ANTIFASCISMO DI LOTTA E RIVOLTA POPOLARE
Contro gli eletti con legge anti costituzionale e i non eletti ed extraparlamentari renzusconiani di governo: cioè tutta la banda di fuorilegge della Costituzione che scardinano il governo parlamentare e basi e radici stesse della fondazione della democrazia e della nascita della nazione, con la complice politica dell’Alta Corte.
“Produrre cultura non significa solo fare scoperte originali, significa specialmente diffondere delle verità già scoperte, “socializzare” per così dire, conoscenze ed esperienze di lotta teorica e pratica già fatte e pertanto farle diventare basi di azioni vitali, elementi di coordinamento (tra l’ieri e l’oggi, n.d.r.) di organizzazione, di ordine e direttiva intellettuale e morale” (GRAMSCI): indispensabile “per fare un partito tutto da rifare con uomini nuovi e comunisti ideologicamente contrari al cretinismo parlamentare, a favore e pro-nesso-SOVRANITA’ POPOLARE-PARLAMENTO, come e per il lavoro politico quotidiano”. (d’ALBERGO)
RIBADIAMOLO CONTINUAMENTE E OVUNQUE, scrivendo di già in forma di volantini e manifesti: con tale legge non stanno semplicemente facendo delle “modifiche” costituzionali (già di per sé gravi), stanno sovvertendo le radici stesse della nascita dell’Italia come nazione e come popolo, che non era mai esistita prima della Resistenza, della Repubblica e della Costituzione tutte fatte dalla nuova élite, che sono gli operai, i contadini, ceti popolari e “plebei” contro cui si scagliano e creano una rivincita le vecchie e tradizionali élite politiche-sociali-intellettuali della diade della borghesia di sinistra-destra.
Ed anche ripetendo continuamente le stesse cose – esercizio politico-letterario valorizzato anche dai Balzac e dai massimi autori della storia dell’arte e della letteratura (come del resto fanno i facinorosi del governo, dei mezzi di comunicazione, del giornalismo, specie del Corsera tornato quello del tempo di Albertini e del fascismo), perché “Mancando un soggetto collettivo di LOTTA TEORICA E POLITICA è peggio che nel 1925″. (S. d’Albergo)
Per un Fronte di Resistenza antifascista, di lotta e di rivolta popolare
Contro la Legge “Bersani-Renzusconi”, di c.d. “revisione della Costituzione”, che sovverte e scardina 49 articoli e le radici stesse della nascita dell’Italia come nazione e popolo;
CONTRO LE RESTAURATE FORME POLITICHE DI UNA RAPPRESENTANZA SOLO DI “CETO POLITICO” E NON PIU’ ANCHE SOCIALE E DI CLASSE CHE MANCA DAI PRIMI ANNI ’90, DALL’INTRODUZIONE DEL MAGGIORITARIO E DEGLI SBARRAMENTI, DAL 1993 , di cui, oggi, si accorgono i vari Landini.
Contro l’intero “governo del capo” (il secondo dopo quello nato nel 1925) interamente composto da ministri mai eletti in Parlamento (in primis Renzusconi) cioè tutti extraparlamentari-antiparlamentari affossatori del governo parlamentare.
Contro l’intero Pd che – da Renzusconi a Bersani-Civati-Cuperlo-D’Attorre-Fassina, Speranza (sic), ecc. – E’ UNITO (come da DS lo furono nel 2001, “revisionando” –sic- e scardinando il Titolo V, che oggi conclamano essere una “porcata”) nell’opera di sradicamento di radici e fondamenti della democrazia e della nascita della Nazione italiana: nata solo con la Resistenza contro cui impongono valori opposti quelli dell’antifascismo con la c.d. “revisione” della Legge “Renzusconi-Bersani”.
Vale a dire: la sovversiva “revisione anticostituzionale” è opera dell’intero PD: compresa la sua c.d. minoranza, composta, similmente ai renzusconiani , da “capi bastone” solo di “ceto politico” omologo – avendo tutti preventivamente optato per i valori del mercato bastone” solo di “ceto politico” omologo – avendo tutti preventivamente optato per i valori del mercato.
Tutti appartenenti alla banda di fuorilegge della Costituzione impegnata nell’assalto alla diligenza; ad una “minoranza” o “riformisti” o “turchi” che siano, tutti vili, bugiardi imbroglioni e cialtroni in-sediati e rigidamente istituzionalizzati.
Ripetiamo e segniamoci i loro nomi da appendere in ogni dove e nelle strade della Nazione che vogliono evirare: Bersani-Civati-Cuperlo-D’Attorre-Fassina, l’antisudafricano Capo di Cattiva Speranza – che già al tempo di Letta affermava di voler fare quel che ora realizza Renzusconi – e via via i Boccia, i lettiani, ecc., gli ex CGIL, con i peggiori di tutti: Epifani e Damiano […]
Domanda agli ipocriti: se l’opposto dell’antimafia si chiama mafia, cosa è e come si deve chiamare l’opposto dell’antifascismo, contro il quale antifascismo, il PD e il suo governo di non eletti e tutti extraparlamentari, introducono in Costituzione valori opposti a quella della Resistenza antifascista?
Per un Fronte di Resistenza antifascista, di lotta e di rivolta popolare contro l’attuale “regime di governo del capo”dei non eletti (il secondo regime del capo dopo quello nato e imposto nel 1925 dal fascismo) e contro la Legge “Bersani-Renzusconi” (cioè tutto il PD così come nel ’91 tutti i Pds-DS con soli 4 voti di maggioranza affossarono il Titolo V della Costituzione) che lo istituisce evocando e imitando le leggi del 1925, che sovverte ben 49 articoli della Costituzione.
Dalle “tre fasi del fascismo” alle “tre fasi del Pds-Ds-PD”
Poco dopo la nascita del Pds, scrivendo e descrivendo “Le tre fasi del fascismo”, volevamo indicare e cogliere nella nascita, nelle affermazioni e nei programmi degli ex-PCI una sintomatologia che faceva presagire possibile che, mutatis mutandis, si ripercorressero le tre fasi del fascismo, di “movimento” prima, poi di “partito” e infine di “regime”, anche dal parte dei Pds.
Poi ancora mentre si dipanava in Italia e in Europa la congiuntura politica segnata dalla “defaillance” della forse thatcheriana-blairiana di c.d. “terza via” (di “terza via” era e si proclamava anche il fascismo) protese ad una strategia anticomunista, di “anticomunismo democratico (sic), avvertimmo che era in corso un grave e rischioso capovolgimento che ben più di Berlusconi e dell’avvento al governo di stati e istituzioni sovranazionali di formazioni conservatrici e cripto-reazionarie, riguardava il riaffermarsi in modo non ancora organico ma preoccupante di principi e valori opposti a quelli della lotta antifascista di Resistenza e nascita della democrazia del post nazi-fascimo.
Così ancora quando ci parve che in uno stato confusionale di massa e di progressivo avvelenamento dei cervelli dei lavoratori, provocato e consolidato dalle forze della ex-sinistra storica, si stava consumando un mutamento di regime socio-politico-istituzionale non già a causa dell’avvento di Berlusconi ma ben più significativamente e drammaticamente e a causa dell’egemonia della destra sociale-politica e di governo pattuito dalla diade destra/sinistra, nel rilancio di un tipo di classismo già ideato nel 1927, senza contrasti reali da parte di chi all’interno della coalizione di centrosinistra si é da tempo inserito nella normalità del maggioritario e del capitalismo internazionale e nazionale, compreso il sindacato di Cofferati al quale non per caso hanno fatto riferimento la Fiom ed RC, Carlo Rinaldini e Bertinotti e fa riferimento Landini che scopre, oggi, che manca una rappresentanza sociale che manca dal 1993, a causa del maggioritario contro il quale non ha avuto nulla da dire il Landini e nonostante le nostre sollecitazioni, nemmeno contro gli sbarramenti che tagliano i voti alla base popolare escludendo le forze che collidono col capitalismo, così che è dal 1993 che si taglia fuori la rappresentanza socialee la classe operaia col ritorno a forme politiche di una rappresentanza non più anche sociale e di classe ma solo di “CETO POLITICO” di destra-sinistra che alternandosi si dividono solo per gestire le spoglie del potere saldamente ed esclusivamente nelle mani del capitalismo finanziario, di imprese e istituti di credito, tramite i loro tecnici e manager, cioè gli intellettuali organici del capitale e della borghesia che sono indispensabili per affermare l’egemonia della cultura d’impresa (cosi come gli intellettuali organici alla classe operaia lo sono (lo sarebbero) per affermare l’egemonia culturale delle classi lavoratrici e popolari .
Tanto che in quella fasein cui tutti battevano le mani al Cofferati,noi affermavamo che dopo quella del 1927, si stava andando “Verso la seconda Carta del Lavoro”, quindi, verso l’abrogazione dello Statuto dei lavoratori”, proprio a causa degli stessi Cofferati e dei suo epigoni di ieri e di oggi. Senza capire la trappola, si entusiasmavano per Cofferati che ha avviato la svendita dello Statuto dei lavoratori, sia: a) “isolando” la difesa dell’Art.18 dallo Statuto dei lavoratori e dal suo vero significato; sia b) difendendolo come mero “diritto della persona umana” (cosi proclamato anche dalla FIOM di Rinaldini Carlo, e di Landini da Pomigliano in poi): “persona umana” quale è anche il padrone d’impresa – dalla prassi collaborazionista della codeterminazione-codecisione (sic) e concertazione, e l’ideologia del corporativismo assunta in toto da Renzusconi, che assimila il lavoratore ad un semplice cittadino della società civile, invece che un soggetto che subisce le forme repressive e del potere di classe dell’organizzazione capitalistica del lavoro; sia imputando solo alla “modifica” dell’Art.18 l’effetto dirompente che era ed è invece da ricollegare alle “riforme istituzionali” e al “Libro Bianco sul lavoro” che è “la seconda Carta del Lavoro” confezionata e pronta per l’uso da parte del governo e del PD di Bersani e Renzusconi e dal loro “partito della nazione” destinata a sostituire lo Statuto concretando il rilancio del tipo di classismo ideato nel 1927 dal “partito della nazione”di allora, il tutto, allora come oggi, nel segno deldiritto privato e del “corporativismo”.
Anche perché sovvertendo i 49 articoli della Costituzione si cancella il diritto “di” pace (per capirci: l’opposto del diritto che vige in guerra) che riguarda l’uguaglianza e la giustizia sociale, perché senza giustizia ed uguaglianza non c’è “pace” nè in ambito nazionale nè in quello internazionale.
Progresso e sviluppo sono due cose diverse, credere nel progresso non significa credere nello sviluppo e nella fattispecie in questo tipo di sviluppo, e nel caso di specie quello che con tale “revisione costituzionale” prospettano non progresso ma uno sviluppo modernista antiprogressista per escludere le forze sociali o politiche che collidono col sistema capitalistico, così che è dal 1993 che si taglia fuori la rappresentanza sociale e la classe operaia col ritorno a forme politiche di una rappresentanza non più anche sociale e di classe ma solo di “casta” o di “ceto politico” al servizio dei valori del mercato – per i quali tutti hanno preventivamente optato come quotidianamente tutti ribadiscono – in sintonia con i potentati economico-finanziari.
CORRELA a “Ecco cosa e’ il diritto di Pace