E’ una Fondazione, una blasonata istituzione della Capitale, quella che potrebbe oggi turbare l’(apparentemente) imperturbabile aplomb di Giuseppe Conte, primo ministro del governo gialloverde.
Era appena passato con la proverbiale disinvoltura, Conte, sullo scandalo che solo pochi giorni fa ha travolto il suocero Cesare Paladino, padre della sua compagna Olivia, che ha chiesto di patteggiare la condanna a un anno e due mesi di reclusione per avere omesso di versare circa 2 milioni nelle casse del Campidoglio a titolo di tassa di soggiorno pagata dai clienti dell’Hotel Plaza, il suo gioiello nel cuore di via Del Corso.
Ed ecco che oggi viene a galla la stabile presenza dell’imprenditore Paladino (sempre lui, il suocero di Conte) nella Fondazione Roma Europea, elitario circolo politico-culturale presieduto da Cesare San Mauro, avvocato, docente universitario nonché candidato del Partito Democratico alle Politiche 2018 nel collegio Collatino di Roma.
Già, perché nella stessa Fondazione presieduta da San Mauro siede da sempre anche Luca Parnasi, l’imprenditore romano arrestato nell’ambito del ciclone sullo stadio della Roma a Tor di Valle, che per poco non ha sbalzato la sindaca Virginia Raggi dallo scranno più alto del Campidoglio.
E non basta, visto che il nome dell’avvocato San Mauro, non indagato, ricorreva proprio nelle carte dei magistrati che hanno incastrato Parnasi. Una rete, quella del costruttore romano, che comprendeva politici, altri imprenditori, dirigenti pubblici e,
appunto, avvocati. Secondo l’informativa dei carabinieri, un ruolo fondamentale per ottenere il superamento della proposta di vincolo architettonico sull’Ippodromo di Tor di Valle sarebbe stato svolto proprio da alcuni avvocati ben inseriti nei circoli capitolini che contano: su tutti, Cesare San Mauro e Sandro Amorosino, entrambi peraltro collegati, dal punto di vista professionale ed accademico, al professor Guido Alpa. Lui, il “maestro” di Giuseppe Conte.
Strategico sarebbe stato l’intervento, in favore della proposta Parnasi, dei professori San Mauro e Amorosino. Quando arriva l’esposto di Italia Nostra contro il via libera della soprintendenza alla demolizione dell’Ippodromo di Tor di Valle per far posto al nuovo stadio, gli avvocati San Mauro e Amorosino, annotano i carabinieri, «dopo aver ricevuto l’incarico, hanno iniziato a seguire la pratica, avvalendosi delle entrature che gli stessi hanno presso il ministero».
In particolare, «Amorosino si è confrontato sul piano tecnico e giuridico con Carpentieri Paolo», capo Ufficio legislativo del Mibact. «A seguito della mediazione di Amorosino Sandro suffragato da San Mauro Cesare – annotava ancora la Benemerita – il Carpentieri è intervenuto emettendo un parere giuridico favorevole al gruppo Parnasi».
LA SERA ANDAVAMO ALL’ANIENE (CON DE VITO)
Un milieu di fondo, quello delle altolocate entrature di Parnasi, che spiega anche incontri annunciati con la fanfara dalla Fondazione Roma Europea (e rimasti improvvidamente immortalati sul sito), come quello con l’allora numero due del Campidoglio Marcello De Vito. Correva l’anno 2017, Giunta Raggi appena insediata, quando il 12 marzo Marcello, braccio destro della neo sindaca, arringava la crema di Roma dentro i prestigiosi locali del Circolo Aniene, su invito, appunto, della Fondazione presieduta da San Mauro.
In platea – annotavano i cronisti di gossip – la Roma che conta: magistrati, manager pubblici, avvocati, diplomatici. Su tutti lui, il rampante De Vito: «Il modello di sviluppo utilizzato finora non funziona – tuonava – noi non diciamo sempre no e la trattativa sullo stadio di Roma lo dimostra».
Sappiamo come è andata a finire.
Quando tutto sembrava filare per il verso giusto, per Luca Parnasi e cinque suoi collaboratori sono scattate le manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie di reati contro la Pubblica amministrazione. Secondo la Procura della capitale, Parnasi avrebbe in vario modo corrotto politici e funzionari per facilitare l’iter del progetto stadio.
Proprio quando sembrava che la fumata bianca definitiva per lo stadio della Roma fosse vicina, è intervenuta la magistratura che con sei arresti ha in qualche modo stoppato tutto visto che le manette sono scattate per Luca Parnasi e cinque suoi collaboratori.
Quanto a De Vito, a marzo di quest’anno è stato arrestato con l’accusa di aver ricevuto tangenti dal Gruppo Parnasi per la realizzazione del progetto stadio.
Il “sistema Parnasi”, descritto dagli inquirenti, vedeva al suo vertice il costruttore romano, che avrebbe foraggiato il mondo della politica cercando sponde soprattutto tra le fila del Movimento 5 Stelle e della Lega. Vale a dire i due partner del governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte.
Lo stesso premier, benché a più riprese abbia cercato di allontanare da sé la fede pentastellata, deve comunque ammettere di essere stato prescelto da Luigi Di Maio per l’esecutivo a 5 Stelle presentato in campagna elettorale, ben prima di ascendere a Palazzo Chigi dopo il voto dell’8 marzo 2018.
Difficile dunque, per Giuseppe Conte, restare impassibile di fronte a vicende giudiziarie come quelle che hanno travolto il Movimento di Grillo e Casaleggio. E ancor più arduo, oggi, dover ammettere che le trame di Parnasi, qualora dovessero essere confermate in sede giudiziaria, lambivano ambienti dei quali è un habitué il futuro suocero Cesare Paladino. Come quella Fondazione Roma Europea presieduta da Cesare San Mauro, il professore che, secondo gli inquirenti, “sussurrava” a Parnasi, altro componente eccellente della Fondazione.
Sotto, l’organigramma della Fondazione Roma Europea (anno 2015, l’ultimo pubblicato).